DIRITTO DI ASILO: 2 ANNI PER AVERE IL PRIMO APPUNTAMENTO, MINIMO 3 MESI PER AVERE UNA RISPOSTA
E’ QUANTO CI VUOLE IN ITALIA PER COMUNICARE A UN RICHIEDENTE ASILO SE PUO’ O MENO RESTARE IN ITALIA, NEL FRATTEMPO NON PUO’ NEANCHE LAVORARE
Quanto ci mette il nostro Paese a comunicare a un richiedente asilo se può rimanere in Italia o deve tornarsene indietro? Quasi mille giorni.
Due anni se ne vanno per il primo appuntamento. Un minimo di tre mesi per avere la risposta. Diverse settimane per ottenere il permesso di soggiorno elettronico.
La prova? Quanto scrive all’Arci il 9 gennaio scorso la Commissione asilo di Firenze: «Stiamo convocando chi ha fatto domanda di protezione internazionale nel mese di gennaio 2017».
La storia di Abdul.
Abdul (il nome è di fantasia) è un musicista liberiano di ventitrè anni. La sua storia parte da lontano, quando vittima di persecuzioni fugge da casa e cerca di mettersi in salvo. Il suo è un viaggio di sei anni. «Prima di arrivare in Italia — ricorda Abdul — ho attraversato Guinea, Senegal, Mauritania, Mali e Algeria. In Mauritania sono stato arrestato e torturato. Ero accusato di immigrazione illegale. Ho pagato una cauzione e mi hanno liberato. Mi sono rimesso in viaggio e ho raggiunto l’Algeria».
Abdul si mette a lavorare, fa di tutto per racimolare i soldi necessari alla traversata. Quindi il passaggio in Libia e l’appuntamento con il trafficante. «Ho pagato tanti soldi e sono salito a bordo di un barcone sfondato».
Il lungo silenzio dopo la domanda. Abdul arriva in Italia a maggio del 2017 e trova alloggio in un Cas (Centro d’accoglienza straordinaria) in Toscana. A giugno dello stesso anno presenta domanda d’asilo, gli prendono le impronte digitali e la sua pratica viene regolarmente registrata nel sistema Vestanet del Viminale.
Riceve così un numero di codice della banca dati dei richiedenti asilo. Poi più niente. Nessuna chiamata per il colloquio davanti alla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale.
Così, dopo più di un anno, Abdul si rivolge al numero verde dell’Arci. Gli uffici si attivano subito e a fine agosto 2018 scrivono alla Commissione asilo competente.
La risposta arriva a stretto giro. Per Abdul è una doccia fredda: «Buongiorno, in relazione all’oggetto, si informa che l’interessato deve aspettare perchè stiamo convocando il 2016». Firmato: Segreteria Commissione rifugiati asilo Firenze.
Una “macchina” indietro di due anni. Passano i mesi e la situazione non migliora, anzi, i tempi si confermano lunghissimi.
Il 9 gennaio 2019 l’Arci chiede infatti nuovamente via mail ai commissari «se è stata fissata una data di convocazione per l’audizione» di Abdul. La loro risposta arriva lo stesso giorno: «Salve, la Commissione sta convocando chi ha fatto domanda di protezione internazionale nel mese di gennaio 2017. Saluti. Segreteria Commissione territoriale di Firenze».
«La macchina continua a non funzionare — commenta Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci nazionale — stanno ancora indietro di due anni. Non solo. Dopo il colloquio il nostro richiedente asilo dovrà aspettare un minimo di tre mesi per la risposta. Sono i tempi medi. E ancora: in caso di esito positivo, altri mesi passano per ottenere la stampa del permesso di soggiorno elettronico e nel frattempo il rifugiato non può fare nulla».
(da “La Repubblica”)
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