DOSSIERAGGIO RAGGI-DE VITO, NELLE CHAT I VELENI INTERNI AL M5S
PER LA RAGGI “LA LOMBARDI DEVE FARE PACE CON IL SUO CERVELLO”
E anche questa volta, come nelle conversazioni in mano ai pm di Roma che indagano sulle nomine effettuate in Campidoglio, dalle chat in cui a parlare è Virginia Raggi esce fuori tutto il veleno interno al M5S romano, spaccato in fazioni irriducibili.
A rivelare i nuovi dettagli della guerra dei dossier tra i grillini capitolini è il sito Affariitaliani.it che cita una fonte anonima tra i consiglieri pentastellati.
La chat è della fine del 2015 e racconta della campagna di Raggi, Daniele Frongia ed Enrico Stefà no contro Marcello De Vito, già candidato sindaco del M5S nel 2013 contro Ignazio Marino e uomo vicino a Roberta Lombardi, la 5 Stelle più nota a Roma fino a quel momento.
Raggi, Frongia, Stefà no e De Vito, al tempo, sono i quattro consiglieri di minoranza del Movimento in Campidoglio. Raggi sfiderà De Vito, sostenuta dagli altri due, alle primarie.
Sarà lei a vincere e a diventare sindaco. Frongia sarà nominato vicesindaco (poi declassato ad assessore dopo l’arresto di Raffaele Marra, per volere di Beppe Grillo ) e De Vito presidente dell’assemblea capitolina.
Il giorno dell’insediamento, il 7 luglio 2016, appaiono tutti sorridenti e felici come una famiglia unita. Qualche mese prima, si scopre ora, tra di loro è battaglia aperta, a un passo dalla denuncia in procura.
Tutto viene fermato e taciuto per volontà dai big del Movimento che erano stati chiamati in causa (Alessandro Di Battista, Paola Taverna, Roberta Lombardi e i capi della comunicazione Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi).
De Vito viene accusato di abuso d’ufficio e processato dal gruppo di consiglieri comunali e municipali, persuasi soprattutto da Raggi e da Frongia dei peccati del loro collega. Viene definito «inaffidabile come candidato sindaco», proprio qualche settimana prima della sfida online con Raggi.
Sono frasi dure, che lo condannano, senza che nessuno nutra alcun dubbio sulla sua innocenza.
La colpa? Aver compiuto un accesso agli atti su richiesta di Paolo Morricone, avvocato del M5S in Regione, per verificare se un presunto condono in un seminterrato della zona Aurelia fosse stato autorizzato dietro una mazzetta. «Ragazzi scusate ma per verificare il pagamento di una mazzetta fai un accesso agli atti? E perchè non vai dalla polizia» è il commento sarcastico di Raggi in chat.
Nei mesi successivi De Vito considererà queste manovre una congiura per farlo fuori. A partecipare con veemenza alla fazione accusatrice c’è anche Veronica Mammì, moglie di Stefà no, assessorina al VII Municipio ed ex assistente della deputata Federica Daga: un curriculum che l’ha fatta finire in cima alle cronache sulla parentopoli pentastellata in Parlamento e nella Capitale.
Ovviamente nel j’accuse in chat – in cui però De Vito non può dire la sua perchè non invitato – non manca un pensiero al vetriolo di Raggi per la sua odiatissima compagna di partito, quella Lombardi che per la futura sindaca «deve fare pace con il suo cervello».
(da “La Stampa”)
Leave a Reply