E ORA CHE FINE FA IL REFERENDUM SULL’AUTONOMIA? – SULLA BASE DELLA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE, CHE HA BOCCIATO IN PARTE LA RIFORMA CARA ALLA LEGA, DOVRÀ ESPRIMERSI LA CASSAZIONE
(Le risposte sono state elaborate con l’aiuto di Stefano Ceccanti, professore ordinario di Diritto pubblico alla Sapienza di Roma)
La decisione della Corte costituzionale stabilisce l’incostituzionalità della legge sull’Autonomia differenziata?
No. Tuttavia scardina diverse modalità individuate dalla legge per applicarla. Cioè ci dice autonomia sì, ma decisamente non così
Quali sono gli aspetti principali ritenuti non in linea con la Carta?
La Corte avanza due preoccupazioni principali. La prima è nel rapporto tra Regioni: un’autonomia mal congegnata può aumentare i divari. La seconda è il possibile svuotamento del Parlamento a favore di un negoziato blindato tra esecutivi. Mette in discussione anche che sia impedito al Parlamento di emendare i testi e le modalità di costruzione dei livelli essenziali di prestazione.
A questo punto il referendum popolare promosso da Cgil, diverse associazioni e da tutte le forze politiche di opposizione, è superato?
Sulla base della sentenza della Corte costituzionale, dovrà esprimersi la Cassazione in dialogo con i promotori. I quesiti referendari, però, sembrano superati: i punti maggiormente contestati sono stati direttamente o indirettamente colpiti dalla Consulta. Sono cambiati i principi ispiratori della legge su cui era stato richiesto il referendum. Ma prima del deposito della sentenza definitiva, in particolare delle parti in cui vengono formulate interpretazioni per rendere costituzionale la legge, non si può in astratto escludere del tutto che il referendum possa ancora tenersi.
Il Parlamento dovrà intervenire per colmare i vuoti lasciati dall’incostituzionalità di alcune norme?
Sì, il comunicato della Corte lo dice esplicitamente.
In che tempi?
In teoria rapidi, subito dopo la pubblicazione della sentenza. Tuttavia ci sono diversi precedenti di interventi sollecitati dalla Corte costituzionale rimasti a lungo senza seguito.
Intanto, alla luce di questa decisione della Consulta, si fermerà la trattativa avviata tra Stato e alcune Regioni che avevano già avanzato la richiesta di delegare alcune materie?
Dal solo comunicato non si capisce in modo univoco se la legge sia ancora autoapplicativa oppure paralizzata. Forse il governo opterà per una pausa per capire meglio l’impatto della decisione dei giudici costituzionali sulla normativa.
La Corte costituzionale si esprime riguardo al rischio, paventato dai promotori del referendum popolare, che l’Autonomia differenziata ampli il divario tra l’offerta di servizi pubblici di una Regione rispetto a un’altra?
Considerando che i divari possono anche crescere a prescindere dall’Autonomia differenziata, anche per cattive gestioni centralistiche, la Corte si è posta in effetti il problema: da qui l’attenzione a come si debbono costruire i Lep e a non aggirarli.
La Corte dice che il legislatore può anche ritenere che una certa materia non abbia bisogno dei Lep. Se però decide questo, il modo concreto con cui si trasferisce quella competenza non potrà poi incidere sui diritti. Si tratterà quindi di trasferimenti molto circoscritti dal punto di vista qualitativo e quantitativo.
(da agenzie)
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