ECCO GLI SCENARI DI OGGI: CONDANNA O RINVIO, LE STRADE DELLA CASSAZIONE
UN EVENTUALE RINVIO A UN NUOVO PROCESSO DI APPELLO FAREBBE ANDARE TUTTO IN PRESCRIZIONE
Quello che la sezione feriale della Corte di Cassazione presieduta da Antonio Esposito deciderà – forse già stasera, al massimo domani – , non sarà condizionato da quanto ha sostenuto ieri la pubblica accusa.
Quattro ore e mezza per ripercorrere il rompicapo del processo Mediaset, che ha portato in due gradi di giudizio a riconoscere Silvio Berlusconi colpevole di una frode fiscale da sette milioni e trecentomila euro.
Quattro anni – tre coperti da indulto – , e soprattutto la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici che bloccherebbe ogni immediata velleità politica del leader del Pdl.
La Corte d’appello milanese, a maggio, aveva confermato cinque anni. Ieri, invece, Mura ha chiestodi riformare questo dato numerico.
Nulla che infici la decisione finale.
Solo un errore commesso dai giudici milanesi, secondo la tesi sostenuta dal procuratore generale, che ne ha calcolati due in meno.
E che ha chiesto ai giudici di stabilirli nella loro sentenza, senza bisogno di un ulteriore rinvio.
Da stamattina tocca alle arringhe, l’anticamera della decisione finale.
I cinque giudici della sezione feriale hanno tre corsie percorribili.
Accogliere le richieste dell’accusa e rigettare i ricorsi, rendendo così definito il «precedente » per il Cavaliere.
Oppure due opzioni, decisamente più favorevoli all’imputato.
La prima porterebbe la Cassazione a inviare nuovamente gli atti a Milano, per un nuovo processo d’appello.
Accogliendo così uno dei 47 «vizi» contenuti nel ricorso firmato dai legali Franco Coppi e Niccolò Ghedini.
Con questa prospettiva, Berlusconi e il Pdl potrebbero tirare un bel sospiro di sollievo. La frode fiscale legata alla fiscalità 2002, sarebbe ufficialmente morta.
Al Tribunale del capoluogo lombardo rimarrebbero altri tredici mesi – pena la prescrizione definitiva – per concludere il processo e sperare in un nuovo verdetto favorevole all’accusa.
Con una pena, doverosamente più bassa, visto che la frode ipotizzata si limiterebbe a un annualità soltanto (il 2003).
Tenuto conto che i fatti sono comunque coperti da un indulto di tre anni, le conseguenze immediate per l’imputato sarebbero praticamente ridotte a zero.
Ancora più trionfale l’ultima ipotesi, quella dell’accoglimento del ricorso delle difese, senza il rinvio.
In questo caso, infatti, il Cavaliere verrebbe assolto nel merito dalle accuse.
Addio condanna, interdizione, possibile affidamento in prova ai servizi sociali o detenzione domiciliare.
Sullo sfondo rimangono due ultime due opzioni.
La prima che venga confermata la condanna e venga inviato a Milano solo il capitolo della misura interdittiva per il ricalcolo.
L’ultima, in realtà piuttosto remota anche se ipoteticamente possibile: la derubricazione del reato, come chiesto in impugnazione dai difensori.
Da frode, la Cassazione potrebbe chiedere il processo per concorso in false fatture. Imputazione meno grave, con la prescrizione che, però, comprometterebbe alla radice un ulteriore processo d’appello.
Emilio Randacio
(da “La Repubblica“)
Leave a Reply