EDITORIALE
LA MANOVRA ECONOMICA DI TREMONTI TRA LUCI ED OMBRE… SI IMPEGNA A MANTENERE LA TASSAZIONE AL 42,9%…MA LE IMPOSTE NON DOVEVANO DIMINUIRE?
Che Giulio Tremonti sia il miglior ministro economico che potevamo augurarci in questo momento internazionale delicato, derivante anche dalla crisi petrolifera, è un dato acquisito. Che abbia compiuto qualche scelta coraggiosa, unitamente a qualche navigazione sottocosta spacciata per “traversata oceanica”, è una opinione diffusa. La sua “creatività ” lo ha portato a iniziative positive, come la scelta di anticipare di alcuni mesi la legge finanziaria, per evitare lo squallido mercato prenatalizio, dove ogni parlamentare diventava sostenitore e rappresentante di una lobbie e ne perorava la causa con mille emendamenti di favore. Sicuramente necessarie anche le liberalizzazioni dei servizi locali e la riforma della pubblica amministrazione, anche se soggette a verifiche nel concreto. Il nodo centrale rimane comunque la bassa crescita del nostro Paese, quest’anno prevista intorno allo 0,4-0,5% a fronte di una media europea dell’ 1,5% e non ci sembra che la filosofia della manovra economica abbia obiettivi dichiarati in termini di crescita, pressione fiscale e risanamento della finanza pubblica. Il Governo, nel Dpef, si pone come obiettivo infatti una crescita compresa tra lo 0,9% del 2009 e l’1,5% del 2011, con una media nel triennio dell’ 1,2%, la metà di quella degli altri Paesi dell’Eurozona.
Può darsi che alla base ci sia un eccesso di prudenza, ma indubbiamente con una crescita così minima, è impossibile realizzare gli obiettivi del pareggio di bilancio nel 2011. Tremonti , a queste osservazioni, ribatte con i tagli sugli enti locali, la sanità e la pubblica amministrazione e la promessa di lasciare inalterata la pressione fiscale al 42,9%. Avendo buona memoria, ci ricordiamo che l’imposizione fiscale avrebbe semmai dovuto diminuire con un Governo di Centrodestra, ci sembra un obiettivo minimale e contraddittorio lo sforzo di “mantenerla ferma”. Risparmiare poi 10 miliardi di euro nel triennio nei tre settori vittime dei tagli, ci sembra una “ipotesi di lavoro” tutta da verificare, settori come la sanità e gli enti locali hanno ricadute nella tassazione locale col rischio della “coperta corta”: tiri da una parte e ti scopri dall’altra ( vedi ticket preannunciati per la sanità ).
E’ evidente che se i Comuni hanno meno entrate statali, riversano nei tributi locali le loro esigenze di cassa.
Senza un rilancio globale dell’economia si rischia di fare poca strada e ogni taglio di spesa potrebbe innescare un circuito recessivo e un rallentamento della crescita, con caduta del gettito tributario e grosse difficoltà di risanamento dei conti.
Un paio di osservazioni finali. Se si voleva, con giusto spirito solidale che condividiamo, dare una mano a un milione e duecentomila italiani indigenti con pensione al minimo, gratificandoli di 40 euro al mese ( 400 in un anno), perchè mortificarli con la “carta della povertà “? Non era più semplice dar loro 40 euro in più di pensione, invece che incasinare il tutto con la carta tecnologica per gli sconti?
Ancora: la ministra Gelmini aveva dichiarato che gli insegnanti italiani hanno gli stipendi più bassi di un terzo, rispetto ai colleghi europei e che occorre adeguarli.
Nella finanziaria invece ora si parla di 100mila unità da tagliare tra il personale docente e di contratti con rinnovi non più biennali ma triennali. Già gli aumenti erano risibili e ora si fanno pure ogni 3 anni? C’e’ qualcosa di schizofrenico in certe affermazioni che creano illusioni o no? Non sarebbe meglio tacere in certi casi per non offrire il fianco a critiche della sinistra che parla di ” economia virtuale”?
Non crediamo si possa scaricare ogni colpa sulla inefficienza della pubblica amministrazione e tagliare a casaccio. Un esempio: impiegheremo 3.000 uomini delle forze armate per pattugliare le strade di notte. Ognuno pare avrà 500 euro al mese di indennità , pur sempre un costo supplementare. In Italia abbiamo 25.000 agenti e carabinieri impegnati in scorte ai politici e in pratiche d’ufficio. Bastava riportare il 12% di costoro nelle strade e non ci sarebbe stato bisogno di far sfilare i militari come al circo.
Qualcuno non ha ancora capito che saremo anche nella società della immagine, ma su certi temi il popolo italiano preferisce ancora la sostanza.
Leave a Reply