ELLY SCHLEIN: “MELONI STA FACENDO DISASTRI E NON ARRIVA AL 2027. PREPARIAMOCI AL VOTO”
“TUTTA LA SUA PROPAGANDA VIENE SMENTITA DAI FATTI”
«Questo governo non arriva a fine legislatura. L’ho sempre pensato. E ne sono ancora più convinta. Per questo dobbiamo prepararci». La segretaria del Pd, Elly Schlein, esce dal summit del Pse (i Socialisti Europei), che tradizionalmente precede le riunioni del Consiglio europeo. E ripete tutte le critiche già mosse all’esecutivo Meloni. Però, con una prospettiva in più: quella delle elezioni anticipate.
Il dialogo con i “colleghi” del Pse, del resto, non può non tenere conto della situazione italiana e della “squadra” di destra capitanata da Giorgia Meloni. Al tavolo con lei ci sono i primi ministri di Spagna, Pedro Sanchez, e Portogallo, Antonio Costa, l’Alto Rappresentante dell’Ue, lo spagnolo Josep Borrell, il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, e quasi tutti i leader progressisti d’Europa ad eccezione del Cancelliere tedesco Olaf Scholz impegnato nella mediazione con il sovranista ungherese Orbán sul via libera ai negoziati per l’adesione dell’Ucraina nell’Unione.
«Questo governo — è allora la sua premessa — è un disastro. Per questo ho sempre pensato che non arriverà al 2027». Davanti a Palazzo Chigi ci sarebbero ancora altri quattro anni di legislatura. La leader dem, però, sposta di molto le lancette del prossimo voto nazionale. «Le prossime regionali saranno già un test e poi ci saranno le europee — sottolinea fumando una sigaretta elettronica davanti al centro congressi Square — sono due appuntamenti in cui noi dovremo dimostrare che un’alternativa c’è e che questa destra nel complesso sta arretrando».
Si ferma un attimo. La chiamano. Nella sala che ha ospitato l’incontro è rimasto il presidente del Pse, lo svedese Stefan Lofven, e con lui ha in programma un colloquio bilaterale anche per organizzare il congresso del Partito che si terrà proprio in Italia il prossimo marzo. Sarà quella sede e l’occasione per lanciare il cosiddetto “spitzenkandidat”, ossia il candidato alla presidenza della prossima Commissione Ue. Il nome non è stato ancora ufficializzato, ma le attenzioni si stanno concentrando sul lussemburghese Nicolas Schmit, attuale Commissario europeo al lavoro. Fa un passo vero l’ascensore e riprende a ragionare sul calendario elettorale. «Del resto — fa notare — basta vedere i sondaggi e tutta la propaganda di questa destra viene smentita. Sostengono di essere maggioranza nel Paese, ma i numeri dicono esattamente il contrario. Dico anche di più: se prendiamo i dati delle ultime elezioni politiche, si vede chiaramente che loro non hanno allargato il consenso rispetto al precedente voto».
Il problema, però, è che il centrosinistra e l’intera opposizione si è presentata alle urne scomposta in almeno tre fronti. «Certo, noi eravamo senza un’alleanza. Per questo dobbiamo prepararci alle elezioni. Dobbiamo sapere che non possiamo aspettare la fine della legislatura». Il problema, semmai, è come organizzare una coalizione in grado di vincere o almeno di limitare il centrodestra. Elly Schlein non ha dubbi. Il modello di riferimento è l’intesa costruita di recente sul salario minimo. «Quello che abbiamo fatto in quella occasione — spiega — possiamo replicarlo su tanti altri argomenti. Noi, in ogni caso, siamo e dobbiamo essere pronti». Non cita mai la formula “campo largo”, ma quella battaglia condotta in Parlamento la scorsa settimana aveva visto unire il Pd, il Movimento 5Stelle, Azione di Calenda, +Europa e Sinistra Italiana. Tutte le opposizioni ad eccezione di Italia Viva di Matteo Renzi. «Quando abbiamo organizzato la manifestazione a Piazza del Popolo — ricorda la segretaria Dem — lo abbiamo fatto con questa finalità. In quella piazza non c’era un solo argomento o una sola protesta, ma un insieme di questioni aperte e importanti per il Paese».
Il punto di partenza di Schlein, comunque. è sempre lo stesso. «Questo governo — ripete — sta combinando un disastro. La manovra, ad esempio, fa solo tagli. Non offre una prospettiva». E anche sulla trattativa relativa al nuovo patto di Stabilità «il governo italiano ha mostrato la sua totale incapacità e l’assenza di una strategia negoziale. Per le loro antipatie non hanno fatto asse con i Paesi che hanno situazioni più simili alle nostre, e questo rischia di pagarlo il Paese. Non solo ci preoccupa il fatto che il governo rischia di accettare un compromesso al ribasso che ci riporta all’austerità, ma ci preoccupa che si stia già applicando l’austerità in Italia. Perché una manovra che taglia la sanità pubblica, che non mette nulla sulla scuola pubblica e sul diritto allo studio, che taglia le pensioni e gli enti locali, è già una manovra di austerità, che noi contrastiamo duramente in Parlamento in questi giorni». Oppure, insiste, «basta vedere cosa stanno facendo con il Ponte sullo Stretto. Per finanziarlo stanno togliendo oltre un miliardo alla Sicilia e il governo di quella regione, di centrodestra, naturalmente si sta mettendo di traverso».
Ma la leader democratica va anche oltre: «Questa destra è sempre rivolta al passato. Guarda sempre indietro. Per questo si chiamano Conservatori ma forse in questo caso sarebbe meglio chiamarli reazionari». Un giudizio che riguarda anche i partiti europei. «Quando si mettono insieme il Ppe, i conservatori di Ecr e i sovranisti di Identità e Democrazia, non sanno governare. Lo abbiamo visto in tanti Paesi. Sanno solo togliere ai più poveri».
Secondo Schlein, un’altra sconfitta subita dal governo concerne i migranti. Non solo i dati degli sbarchi stanno battendo quest’anno tutti i record e i fondi messi a disposizione dell’Ue sono stati ampiamente ridotti rispetto alla proposta originaria, eppure «siamo stati accusati da Meloni di essere contro l’interesse nazionale: chi ha scelto sempre gli alleati più sbagliati e nemici dell’interesse nazionale italiano, è proprio lei. Qualche mese fa è andata a dire a Varsavia che i governi nazionalisti che costruiscono muri contro la solidarietà all’Italia fanno bene. Avrebbe invece dovuto chiedere ai suoi alleati nazionalisti di fare la loro parte». La lunga campagna elettorale è dunque iniziata. E non è escluso che si chiuda a giugno prossimo con il voto europeo.
(da La Repubblica)
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