EMERGENZA SBARCHI, ALTRO CHE PASSO FORMALE DELL’ITALIA IN UE, BASTANO TRE MOSSE PER SCATENARE L’INFERNO
1) SOSPENDERE I VERSAMENTI DELL’ITALIA ALLA UE FINO A CHE TUTTI GLI STATI NON PRENDANO UNA QUOTA DEI PROFUGHI 2) NON ACCETTARE PIU’ LA “RICONSEGNA” DEI PROFUGHI RESPINTI ALLE FRONTIERE DEI PAESI CONFINANTI 3) CHIEDERE IL BLOCCO DEI FINANZIAMENTI AI PAESI CHE NON ACCETTANO LE QUOTE
Passo formale dell’Italia con la Commissione Europea sul tema dell’immigrazione. A quanto apprende l’Ansa, il governo avrebbe dato mandato al Rappresentante presso la Ue, l’ambasciatore Maurizio Massari di porre formalmente al commissario per le migrazioni Dimitris Avramopoulos il tema degli sbarchi in Italia.
Messaggio consegnato alla Commissione: la situazione che l’Italia sta affrontando è grave, l’Europa non può voltarsi dall’altra parte.
È insostenibile, viene spiegato a motivare il passo italiano, che tutte le navi che fanno operazioni di salvataggio approdino in Italia. Altrimenti – sottolineano fonti diplomatiche del nostro Paese – si potrebbe arrivare a negare l’approdo nei porti per le navi che non battono bandiera italiana e non facciano parte di missioni europee.
Sono 76.873 i migranti sbarcati sulle coste italiane dal inizio 2017 a oggi, il 13,43% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso quando gli arrivi furono 67.773.
Ad aggiornare il dato è il Viminale, secondo cui i porti maggiormente interessati dagli sbarchi sono, nell’ordine, Augusta (13.000 sbarcati), Catania (9.620), Pozzallo (7.161), Palermo (5.799), Reggio Calabria (5.806), Vibo Valentia (5.299), Lampedusa (5.168), Trapani (4.742), Messina (3.902) e Crotone (3.224). Sempre dall’inizio dell’anno, i minori stranieri non accompagnati sbarcati sono 9.761.
Già in occasione dell’ultimo Consiglio europeo la questione dei migranti era stata portata sul tavolo di Bruxelles dall’Italia.
Tuttavia, al di là di impegni formali di aiuti all’Italia, oltre le dichiarazioni di sostegno da parte di Jean-Claude Juncker per la Commissione Ue e di Antonio Tajani per il Parlamento Ue, l’Italia non aveva ottenuto nulla di concreto.
Negli ultimi giorni la situazione sta precipitando. Oltre diecimila uomini, donne e bambini soccorsi in quattro giorni nel Mediterraneo centrale: l’esodo infinito dalla Libia non accenna a diminuire rischiando di far saltare l’intero sistema d’accoglienza e costringendo il ministro dell’Interno Marco Minniti, diretto a Washington per impegni istituzionali, a rientrare con urgenza in Italia per affrontare la nuova emergenza.
In un articolo pubblicato sul quotidiano la Stampa viene riportato come il Governo stia pensando a mini-tendopoli per l’accoglienza dei migranti.
All’esame del ministro ci sono due ipotesi: delle mini tendopoli (due per provincia in modo da non creare dei ghetti, sempre nell’ottica della distribuzione equa e diffusa) al ricorso alle caserme.
Non solo: si procederà a una verifica della potenzialità di accoglienza di tutti gli edifici pubblici in disuso, dalle scuole ai capannoni utilizzati in passato come magazzini.
Il piano d’emergenza prevede poi altri due punti:
Uno riguarda l’intensificazione della collaborazione con la guardia costiera libica, formata da nostro personale e dotata di 10 motovedette ristrutturate dall’Italia, e la guardia libica di frontiera, lungo i 5 mila chilometri al confine con Ciad e Nigeria. L’altro si concentra una maggiore collaborazione a livello europeo per stabilire che chi soccorre in mare deve poi farsi carico anche dall’accoglienza.
L’obiettivo del Viminale, insomma, è che anche Spagna, Francia, Malta, ma anche Olanda e Irlanda dopo aver recuperato in mare i migranti facciano la loro parte e li accompagnino sul loro territorio invece che sulle nostre coste meridionali.
Sono tutte misure inutili, a nostro avviso, perchè si continua a eludere il problema di fondo: in Europa ci sono Stati canaglia che non accettano le quote ma hanno un saldo attivo tra quello che versano e quello che percepiscono in aiuti comunitari tra i 6 miliardi e i 24 miliardi (parliamo ad es di Ungheria e Polonia).
Chi vuole restare nella Ue non ha solo diritti,, ma anche doveri, quindi la risposta dell’Italia deve essere dura: 1) basta coi versamenti, mai più un euro alla Ue fino a che gli altri Stati non accolgano almeno 150.000 profughi attualmente in Italia. 2) basta con l’accettare i profughi di ritorno: chi varca ad es il confine francese , svizzero o austriaco se intercettato ormai oltre il confine ci viene ugualmente riconsegnato. Ognuno si faccia carico dei profughi presenti sul proprio territorio: chi è riuscito a passare il confine è in territorio francese, svizzero o austriaco. 3) chi non accetta le quote non deve vedere più un euro di finanziamenti, se non gli sta bene fuori dai coglioni, la Ue ci ha solo da guadagnare se ne vanno.
(da agenzie)
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