FA SORRIDERE CHE CHI SI APPELLA AL POPOLO CONTRO I PARTITI SIA UNA COME LA MELONI CHE E’ DA UNA VITA RAPPRESENTANTE DI PARTITO
GLI APPUNTI DI GIORGIA CLAMOROSO ERRORE: SPACCIARSI COME ANTIPARTITO DOPO AVER RAGGIUNTO IL GOVERNO GRAZIE AL PARTITISMO CHE LA MANTIENE DA 25 ANNI
L’ultimo video della premier Meloni, la nuova puntata degli “Appunti di Giorgia”, sembra segnare l’inizio di una parabola discendente comunicativa per chi, come la presidente del Consiglio, in questi mesi è stata omaggiata da molti commentatori come maestra proprio della comunicazione.
Un video lungo, quasi 30 minuti, che ha messo insieme i temi più svariati, rendendo difficile focalizzarsi su un messaggio in particolare, che non soltanto sconta debolezze già viste in passato, in primis quella di sfornare lunghi soliloqui mentre la premier fugge dalle conferenze stampa e dal confronto con le domande dei giornalisti, ma che sembra voler impostare la campagna per la Riforma costituzionale su un frame che appare decisamente paradossale e tafazziano: popolo contro partiti.
La premier, infatti, ha deciso di puntare sul seguente messaggio, ripreso nei tg: “Che volete fare, volete contare e decidere o stare a guardare mentre i partiti decidono per voi? Questa è la domanda che faremo se sarà necessario e quando sarà necessario”.
Ecco, se questa è l’impostazione della campagna, certamente può apparire efficace perché si richiama a una lunga tradizione di leader populisti, ma la debolezza sta nel fatto che Giorgia Meloni è arrivata a Palazzo Chigi proprio come rappresentante di punta di una delle poche tradizioni di partito rimaste, quella della destra che è partita dall’Msi, passata dalla lunga stazione di Alleanza Nazionale e poi approdata nell’ultima creatura, Fratelli d’Italia.
Meloni è la campionessa dei partiti, fa attività di partito da quando era adolescente, con che faccia ora vuole passare per antipolitica?
Meloni è entrata nelle istituzioni grazie alla politica per la prima volta 25 anni fa, nel 1998. Grazie al suo partito An e al leader di allora, Gianfranco Fini, è stata nominata vicepresidente della Camera nel 2006. Nel 2008 è stata nominata ministro nel Governo Berlusconi. Poi è stata parlamentare nel Pdl, fino a quando ha deciso di fondare Fratelli d’Italia insieme a La Russa e Crosetto nel 2012. Insomma, una vita intera nella politica e nei partiti. Con che credibilità ora attacca proprio i partiti, che secondo la Costituzione sono lo strumento attraverso il quale i cittadini fanno sentire la propria voce nelle istituzioni?
Meloni non è Berlusconi, che in particolare ai tempi della “discesa in campo” poteva presentarsi come altro rispetto ai partiti per la sua esperienza di imprenditore noto a tutti. Non è un’industriale o una professoressa prestata alla politica, è una persona che vive di politica e di partiti da sempre.
Così come appare un autogol anche l’attacco nell’anticamera della Sala Verde di Palazzo Chigi ai ritratti dei presidenti del Consiglio passati. Molti di quelli inquadrati nel video, penso a Draghi, Renzi, Gentiloni, quando erano premier hanno toccato picchi di consenso e di gradimento degli elettori molto alti. Buona parte degli elettori li rimpiange. Davvero per sostenere la sua riforma Meloni vuole additare esperienze (di quella di Draghi è più vivo il ricordo nei cittadini, ma pensiamo anche a quella di Ciampi) che al loro tempo hanno avuto grande successo e consenso?
Una falsa partenza.
(da Huffingtonpost)
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