FAR SALTARE (TUTTI) I TAVOLI
LA STRATEGIA DEL CAVALIERE PER TENTARE UNA RISALITA
«Una settimana o due» per permettere a Silvio Berlusconi di occupare il più possibile la scena televisiva.
Per cercare di smussare le asperità ancora molto consistenti con la Lega.
Per comporre le liste, impresa improba allo stato, visto che il quadro generale è – ammettono da via dell’Umiltà – «totalmente confuso».
Tanto più dopo le ultime dichiarazioni di Berlusconi, che sembrano mettere una pietra tombale su un ipotetico accordo tra Monti e il Pdl che lo avrebbe visto, ne è convinto, escluso, appartato, limitato.
Così, al di là dei tecnicismi, o dell’iniziale schermo sulla necessità di avere più tempo per varare la legge di Stabilità , la richiesta ufficiale del Pdl nonchè di Berlusconi di votare non il 17 febbraio ma il 24 o il 3 marzo ha ragioni molto chiare e concrete.
«Non si vede perchè per la fretta del Pd si debba tutti arrivare a fare le liste nel caos più totale. Ma che senso ha? Una settimana in più è doverosa», dice Fabrizio Cicchitto dopo una riunione al partito in cui si è convenuto che, per ragioni tecniche e di opportunità , non si può davvero fare diversamente: «E se il presidente Napolitano ha in programma qualche viaggio, lo sposterà …», dice arrabbiato uno dei partecipanti al vertice.
Perchè la verità è che, con scissioni annunciate e per ora realizzate solo a metà , con l’ipotesi Monti che aleggia ma che non si concretizza ancora in un’offerta politica, con Berlusconi convinto che la vittoria dipenda dal numero di ore di occupazione della tivù, anche una settimana può fare la differenza per un partito in assoluta ricerca di identità e sempre più in balìa degli eventi
Nell’attesa che Monti pronunci parole definitive, Berlusconi torna – dichiarazione dopo dichiarazione – a occupare la scena con una campagna dura sull’Europa a trazione tedesca, con una sfida al Ppe che ha quasi i contorni della presa in giro, con una serie di paletti che rendono pressochè impossibile l’incontro con il Professore, al di là della sfuriata finale contro Casini che gli fa addirittura ritirare l’appoggio a Monti: dal suo ruolo personale di «trainatore» del Pdl alla necessità che la Lega «faccia parte della federazione dei moderati».
Condizioni che sembrano orientate a far saltare, prima ancora che possa anche solo delinearsi, il patto federativo del centrodestra.
E questo anche perchè Berlusconi ha ben chiaro che, nei colloqui indiretti di questi giorni, Monti ai suoi sostenitori del Pdl ha detto che con un partito dominato da Berlusconi lui non può in ogni caso allearsi, mentre sarebbe gradito l’arrivo, in ordine sparso o in gruppo organizzato, di fuoriusciti dal partito del Cavaliere.
Avvertimenti che non sembrano spaventare l’ex premier: «Io vado avanti, chi ci vuole stare ci sta, gli altri facciano quello che vogliono. Io guadagno 3 punti a settimana, Monti con una sua lista centrista non ha appeal sugli italiani», dice in queste ore sondaggi alla mano.
Che faranno dunque i filomontiani del Pdl?
Nelle concitate riunioni in via dell’Umiltà si confrontano posizioni diverse.
Per un Mario Mauro o un Franco Frattini fino a ieri sera più tentati che decisi a passare con il Professore, con o senza il Pdl, il gruppo di Alemanno e Augello, Quagliariello, Sacconi, Lupi, Cicchitto, Gasparri e sicuramente Alfano resistevano sulla linea del «o entriamo tutti, con tutto il partito, o non entra nessuno».
Anche perchè, a poche settimane dalle elezioni «un’operazione di distacco da Berlusconi non è credibile da costruire», perchè «Berlusconi sa quello che fa, stiamo salendo nei sondaggi, con l’alleanza con la Lega possiamo rendere impossibile la vittoria al Senato del Pd», perchè «adesso quello che c’è da fare è tenere unita la nostra area e difenderci nelle candidature, visto che il peso elettorale ciascuno di noi ce l’ha. Il resto si vedrà nel prossimo Parlamento».
Si vedrà nei prossimi giorni l’evoluzione di quella che uno dei moderati del Pdl definisce «un’uscita non prevista di Berlusconi che è un tragico errore».
Come si vedrà che accadrà a destra, visto che a ieri sera nemmeno la scissione di La Russa con il suo Centrodestra nazionale aveva ancora un’identità precisa.
Non è chiaro infatti se Giorgia Meloni e Guido Crosetto si aggiungeranno alla neonata creatura, dopo aver incontrato ieri sera Berlusconi.
«A questo punto – prevede un big di via dell’Umiltà – con la linea filomontiana in ribasso, potrebbero rimanere». Mentre va avanti La Russa, forse per unire le forze con Storace, forse per giocare una difficile sfida tra due partiti di destra in competizione.
Paola Di Caro
(da “il Corriere della Sera”)
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