FEMMINICIDIO, LE PARLAMENTARI: “BASTA LACRIME, SERVE AGIRE E OCCORRONO FONDI”
DAL PD A FORZA ITALIA, DALLA BOLDRINI ALLA CARFAGNA: “SBLOCCO DEI FONDI AI CENTRI ANTIVIOLENZA”
Basta lacrime, non sono sufficienti parole di cordoglio davanti all’ennesima donna uccisa da un compagno perche voleva andarsene, ammazzata, bruciata da un ex che non accettava il suo no.
Basta termini che suonano come giustificazioni agli omicidi. Basta parlare di raptus di violenza o attacchi di follia per chi ha dato alle fiamme la campagna di una vita. Come afferma il presidente del senato Piero Grasso su Facebook, “c’è un grande lavoro da fare, tutti insieme, per sradicare i resti di una cultura maschilista e possessiva che ancora permea la nostra società “.
Con Laura Boldrini, sua omologa alla Camera, che focalizza ulteriormente il punto: “Le leggi ci sono e i centri antiviolenza devono tornare ad avere al più presto i finanziamenti necessari”.
Se le donne sono vittime quotidiane di una strage, bisogna agire.
Alcune parole chiave per quell’azione emergono dalle tante dichiarazioni di sdegno e dolore per le tragedie annunciate, che accomunano donne della politica italiana da ogni fronte. Che, dal Pd a Forza Italia, chiedono campagne di educazione nelle scuole, fondi per tenere aperti i centri antiviolenza, ma anche chiarezza.
La soglia superata nel 2016 delle sessanta donne massacrate da chi diceva di amarle scuote la ministra Maria Elena Boschi, che ammette il bisogno di ulteriori risposte concrete e annuncia per l’8 settembre la prima riunione della cabina di regia del Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere per rafforzare e promuovere azioni di contrasto alla violenza sulle donne e al femminicidio.
“Ci vogliono campagne di educazione nelle scuole. Bisogna coinvolgere genitori e insegnanti”, sottolinea la vicepresidente della Camera Marina Sereni.
A Boldrini fa eco la deputata Pd Vanna Ioeri, chiedendo che siano sbloccati i fondi ai centri antiviolenza che assistono le donne sul territorio e da mesi rischiano la chiusura e che, da Milano a Palermo, hanno dimezzato le attività per mancanza di finanziamenti.
Appello sottoscritto anche da Mara Carfagna, ex ministra delle pari opportunità e deputata di forza Italia.
Se si parla di fondi, i centri antiviolenza hanno qualcosa da dire e lo hanno ripetuto più volte: “La realtà è che, dei 16,5 milioni previsti per il 2012-2013 dal Piano nazionale anti violenza e dati alle Regioni, poco o nulla è arrivato a chi lavora sul territorio: molte Regioni, come la Lombardia, hanno ancora i fondi bloccati”, sottolinea Titti Carrano, presidente della rete dei 74 centri Dire.
“Non sappiamo quanti soldi siano stati dati e a chi”, fa eco Gabriella Moscatelli, presidente di Telefono Rosa che gestisce rifugi e la linea di aiuto 1522.
(da “La Repubblica”)
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