FINI E SCHIFANI: “DECIDERE PRESTO SUI TAGLI AGLI STIPENDI DEI PARLAMENTARIâ€. E LA LEGA SI SCHIERA CON LA CASTA
IL LEGHISTA STIFFONI: “TAGLI AGLI EMOLUMENTI? I MASSONI VOGLIONO PARLAMENTARI SCIATTONI”…FORSE PREFERISCE QUELLI SCIATTAI? …FINI E SCHIFANI CHIEDONO “ATTI ESEMPLARI”, IN SINTONIA CON I SACRIFICI RICHIESTI AGLI ITALIANI”, MA MOLTI DEPUTATI, DA CROSETTO A GIRO, DALLA MUSSOLINI A LUPI, FANNO LA FRONDA
La Lega si schiera con la Casta. Il senatore Piergiorgio Stiffoni paventa un parlamento di “sciattoni” se dovessero passare ulteriori tagli agli emolumenti di deputati e senatori: ”E’ stato approvato, tutti concordi, che i nostri emolumenti siano nella media europea”, afferma Stiffoni, “se non altro la figura del parlamentare nazionale sia commisurata nella sua totalità alla media delle nazioni europee”.
E’ una questione di “decoro”, secondo il parlamentare trevigiano: “Se vogliono una classe politica di sciattoni, è una scelta che si può fare, ma mi sembra che un certo decoro ci debba essere anche di chi lavora in Parlamento”.
La sua filippica si scaglia contro la stampa e certi articoli “emozionali” e “pieni di rancore”. Che seguirebbero “i vari Rizzo e Stella (Sergio Rizzo e Gianantonio Stella, giornalisti del Corriere della Sera e autori del celebre libro “La Casta”, ndr) che evidentemente sono i portatori d’acqua di certa antipolitica, che non è quella dei grillini, ma è un’antipolitica ben più pericolosa che viene da certe lobby europee, alle quali interessano poco parlamenti nazionali e democrazia, allora sì che sono problemi”.
Da qui il passo è breve per evocare le ”potenze massoniche europee, legate a certi grandi quotidiani”, alle quali “interessa tanto avere propri omologhi al vertice decisionale dei paesi per poter imporre le loro regole”.
Quello degli stipendi dei parlamentari è un tema caldo della giornata politica, insieme all’incontro di Monti con i sindacati, allo sciopero di questi ultimi annunciato per domani e l’Ici sugli immobili della Chiesa.
Mentre sui giornali, sul web e nella società civile monta la protesta contro l’autoconservazione dei privilegi della casta, i diretti interessati cercano di gettare acqua sul fuoco.
“Non corrisponde al vero quanto ipotizzato da alcuni organi di informazione circa la presunta volontà del Parlamento di non assumere comportamenti in sintonia con il rigore che la grave crisi economica-finanziaria impone a tutti”.
E’ quanto hanno dichiarato i presidenti di Senato e Camera a proposito della polemica sulle voci di un mancato taglio degli stipendi dei parlamentari.
In tal senso, Renato Schifani e Gianfranco Fini hanno sollecitato il presidente Istat, Enrico Giovannini, “a concludere nel più breve tempo possibile i lavori della commissione” incaricata di studiare le indennità parlamentari in Europa “per poter subito procedere” al taglio delle indennità in Italia.
“Come dimostrano anche le recenti decisioni autonomamente assunte dagli Uffici di Presidenza di Senato e Camera sulla nuova disciplina dei cosiddetti vitalizi — hanno scritto Schifani e Fini in una nota — il Parlamento è pienamente consapevole dell’esigenza di dar vita ad atti esemplari e quindi anche di adeguare l’indennità dei propri membri agli standard europei, secondo quanto già votato in Aula nei mesi scorsi sia a Palazzo Madama che a Montecitorio“.
Nella polemica interviene anche Guido Crosetto del Pdl, parlando di un “clima di odio” fomentato dalla stampa: “I giornali titolano e polemizzamo sul nulla. Non è più tollerabile per le persone oneste che hanno accettato di dedicarsi alla politica, uscire di casa, acquistare il giornale e sentirsi, in questo caso senza alcun motivo reale, insultati ed additati come bersaglio di un odio ormai irreversibile”.
Anche Francesco Giro, ex sottosegretario ai Beni culturali, lancia una stoccata ai giornalisti definendoli “gazzettieri dell’antipolitica” e provocatoriamente suggerisce “di tagliare ai parlamentari, oltre agli stipendi, anche la testa”.
Insomma l’argomento tagli ha scatenato un putiferio tra i banchi delle Aule: alcuni parlamentari (da Alessandra Mussolini a Lamberto Dini) si lamentano della proposta a prescindere, altri pongono la questione della “norma scritta male”.
Mentre Michele Ventura (Pd), non vuole “difendere la casta”, ma parla di “polverone sollevato ad arte” perchè un decreto che provveda all’equiparazione non si può fare e “il governo l’ha riconosciuto”.
Irritato anche il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, sempre del Pdl: “Se ridurre i costi della politica significa rinunciare al parlamento non va bene, questa sarebbe dittatura”.
Leave a Reply