FISCO PIU’ PESANTE PER IL 95% DELLE IMPRESE
SECONDO LA CGIA DI MESTRE AZIENDE SOGGETTE A TASSE TRA IL 53% E IL 63% CON UN AGGRAVIO TRA 270 E 1.000 EURO NEL 2013 PER IMPRESE SOTTO I DIECI ADDETTI
L’inasprimento del Fisco ha “colpito” il 95% delle aziende presenti in Italia, portando la pressione fiscale su queste imprese a oscillare tra il 53 e il 63%, a un livello mai raggiunto in passato.
Lo rileva la Cgia di Mestre, che tira la volata all’ennesimo grido d’allarme di Confindustria: “Le imprese italiane hanno il primato negativo del prelievo più alto del Fisco tra i Paesi avanzati”.
Per le microimprese, spiega l’Associazione veneta, si è appena concluso un anno caratterizzato dall’ennesimo aumento delle tasse.
Rispetto al 2012, le attività fino ai 10 addetti hanno subito un aggravio che va dai 270 ai 1.000 euro.
Importi non particolarmente pesanti, che tuttavia si sono aggiunti ad un carico fiscale complessivo che per le attività di questa dimensione si attesta, secondo gli Artigiani di Mestre, attorno a un dato medio che oscilla tra il 53 e il 63%.
A questo quadro fanno eco i dati di viale dell’Astronomia.
Secondo il Centro studi di Confindustria, nel 2012 il complesso delle imposte pagate dalle imprese italiane è il 16esimo più elevato al mondo, pari al 65,8% degli utili, e soprattutto è il più elevato tra i più importanti Paesi avanzati, seguito dalla Francia (64,7%) e dalla Spagna (58,6%) e a distanza dalla Germania (49,4%).
Si tratta del cosiddetto total tax rate quantificato dalla Banca mondiale, l’ammontare complessivo delle imposte pagate da imprese aventi caratteristiche standard.
Nel calcolo sono incluse le imposte, locali e statali, su profitti, immobili, autoveicoli e carburanti, tenendo conto di deduzioni e detrazioni e i diversi contributi sociali versati; mentre sono escluse le imposte sui consumi e quelle raccolte per conto delle autorità fiscali in qualità di sostituto d’imposta.
Ma gli industriali non puntano il dito solo contro la pressione fiscale.
A complicare la vita degli imprenditori c’è anche l’elevato numero dei pagamenti che un’impresa-tipo in Italia deve effettuare in un anno per assolvere agli obblighi fiscali e contributivi: 15, il più elevato tra i principali Paesi avanzati. “Per preparare i documenti necessari ed eseguire materialmente i pagamenti delle imposte sul reddito d’impresa, dei contributi sociali e dell’Iva”, spiegano dal Centro studi, “occorrono 269 ore l’anno”, più del doppio del tempo richiesto nel Regno Unito (110), in Francia (132) e inferiore solo a quello necessario in Giappone (330) e Portogallo (275).
“In Italia – aggiunge il Csc – non sono soltanto l’evasione e l’alta tassazione a frenare la competitività ” ma “queste si associano a un’accentuata incertezza normativa che rende difficile assolvere gli obblighi fiscali e contributivi”.
La complessità normativa – ricorda Confindustria – è riconducibile all’eccessivo numero di regole che spesso sono confuse e contraddittorie.
“Inoltre, le norme vengono cambiate frequentemente e spesso applicate retroattivamente” e ciò, evidenzia lo studio “rende particolarmente onerosi gli adempimenti. Perciò – è la conclusione del Centro Studi – “occorre intervenire urgentemente per semplificare la normativa e alleggerire il carico di adempimenti, che si aggiunge a quello della pressione fiscale nel penalizzare la competitività delle imprese che operano in Italia”.
Carlo Clericetti
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