FOTI GIURA DA MINISTRO: IL FEDELISSIMO DELLA MELONI ASSUME LE DELEGHE DI FITTO
UN ANONIMO PARLAMENTARE DA 5 CINQUE LEGISLATURE CHE HA UNA QUALITA’: ESEGUE GLI ORDINI DELLA MELONI (IL CHE E’ TUTTO DIRE)
Tutti gli indizi portavano a Tommaso Foti e le indiscrezioni delle ultime ore sono state confermate: sarà lui, attuale capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, a prendere il posto di Raffale Fitto, che proprio oggi si insedierà come vicepresidente della Commissione europea. Foti, 64 anni, deputato da sei legislature, in Parlamento dal 1996 (salvo pausa di cinque anni), dovrebbe mantenere l’intero pacchetto delle deleghe del predecessore, il che gli consentirà di guidare il superministero che unisce Affari europei, Sud, Coesione e soprattutto la gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, lo snodo cruciale sul quale si sono concentrate le attenzioni e le preoccupazioni del Quirinale.
Oggi Foti è a Roma, cosa che non avviene mai di lunedì: il giuramento è previsto alle 12. Il deputato avrebbe così convinto anche chi si era detto scettico sull’opportunità di affidare il ministero del Mezzogiorno a un emiliano, cresciuto lontano dalle complesse dinamiche (non solo politiche) meridionali.
Foti era destinato al governo già dalla sua formazione, nell’ottobre del 2022: furono le indagini per corruzione, archiviate nel febbraio di quest’anno, a spingere Giorgia Meloni a lasciarlo alla Camera, con un ruolo comunque di vertice. La presidente del Consiglio lo stima molto, e, a differenza di Fitto, che ha un curriculum da perfetto democristiano, può giocare la carta dell’appartenenza alla storia della destra, fin dai tempi del Fronte della Gioventù. Agli occhi della premier non guasta poi che abbia un po’ di dimestichezza con l’inglese – vera bestia nera per molti dirigenti della galassia Meloni – e che dunque potrà andare in Europa a trattare sul Pnrr. A Bruxelles ritroverà comunque Fitto, che dal vertice della Commissione avrà competenza sulle pratiche riguardanti la Coesione territoriale.
Fino alla fine, a Palazzo Chigi e nelle interlocuzioni con Il Quirinale, si è valutato se mantenere il ministero con l’insieme delle deleghe, o spacchettarlo, e concentrare le forze di un solo ministro sul lavoro da completare per non perdere i fondi europei del Pnrr. Tra i nomi circolati quelli della sottosegretaria Wanda Ferro, di Francesco Filini, entrambi di FdI, e – in caso di spezzatino – Matilde Siracusano, sottosegretaria ai rapporti con il Parlamento, di Forza Italia. A questo punto dovrebbe prevalere lo schema deciso e condiviso da Meloni e Fitto: ministero unico affidato a un politico, non a un tecnico.
(da agenzie)
Leave a Reply