GIANLUCA VIALLI: “CI SONO PERSONE CHE STANNO MORENDO, COME SI FA A PENSARE AL CALCIO”?
NELL’INTERVISTA AL GUARDIAN ANCHE UN RIFERIMENTO ALLA PRESSIONE PER FAR RIPARTIRE AD OGNI COSTO I CAMPIONATI: “DIFFICILE PER UN GIOCATORE RIMANERE CONCENTRATO MENTRE IL PAESE VIVE UN MOMENTO DIFFICILE”
Gianluca Vialli sta bene. Oggi, a 55 anni, dopo aver lottato e vinto contro il tumore, è dirigenteaccompagnatore della Nazionale.
Ha masticato pane e pallone da sempre, il calcio è stato (ed è) più di un mestiere: una ragione di vita che nemmeno la malattia ha potuto smorzare.
Ed è anche per questo motivo che, quando il reporter del The Guardian (tabloid inglese) gli chiede quando, se e fino a che punto è giusto che la Serie A riprenda, risponde mescolando sentimento e ragione assieme alla “compassione”. Non pietà o pena ma condivisione delle emozioni.
“Se fossi ancora un calciatore — ha ammesso Vialli — non so fino a che punto potrei essere concentrato solo sul calcio. È difficile farlo sapendo che le persone stanno ancora morendo”
Il calcio può essere uno strumento per alleggerire la tensione e aiutare le persone a lasciare alle spalle angosce quotidiane e preoccupazioni per il futuro? Argomento davvero scivoloso, difficile da sostenere soprattutto in un momento così delicato per la vita del Paese.
Le conseguenze economiche della pandemia da Covid-19 hanno avuto un impatto devastante sul mondo del lavoro
Vialli non cede alla retorica e resta nel solco del suo ragionamento. Quel “ai calciatori non saprei cosa dire nè quali consigli dare in questo momento” dà l’esatta misura di come sia difficile guardare avanti nonostate tutto.
(da Fanpage)
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