“GIORGIA MELONI SU GIAMBRUNO? UNA MONTAGNA DI ERRORI GROSSOLANI” – L’ESPERTO DI COMUNICAZIONE PAOLO LANDI
“UNA STRATEGIA CASALINGA, GRAVISSIMO AVER ILLUSTRATO IL SUO SFOGO CON UNA FOTO IN CUI LA EX-FAMIGLIOLA COMPARE FELICE, CON TANTO DI RAGAZZINA CHE NON SI È PRESA NEMMENO IL DISTURBO DI PIXELARE. DICE CHE LA VUOLE DIFENDERE, MENZOGNA: LA STA CONSEGNANDO ALL’ETERNITÀ DELLA RETE”
Quando si parla dei comportamenti dei leader di destra bisogna sempre fare i confronti con quelli furbi che li hanno preceduti. Se si parla per esempio del tweet con il quale la Meloni ha scaricato il tizio che conviveva con lei, non ci si può rifare a Trump: lui, probabilmente, avrebbe fatto lo stesso, era un maniaco della piattaforma che maneggiava sconsideratamente in diretta, a ogni ora del giorno e della notte.
No, bisogna immaginare cosa avrebbero fatto Margareth Thatcher, Mario Draghi, Angela Merkel, Emmanuel Macron. Avrebbero fatto un tweet (a parte la Thatcher per ovvie ragioni: non lo avrebbe fatto perché allora Twitter non esisteva) per annunciare il loro divorzio? Non si può sapere, ovvio, ma lo stile di questi leader conservatori, il loro modo di rapportarsi alle istituzioni di cui sono servitori, l’aplomb con il quale hanno affrontato e affrontano la loro vita pubblica, farebbe presagire di no.
Bisogna quindi circoscrivere alla provincia profonda da cui la Meloni proviene (anche se è di Roma), al piccolissimo cabotaggio dell’impiego del convivente, in una scalcagnata rete televisiva generalista che solo gli over settanta guardano (ma solo se vivono al paesello: in città anche i settantenni hanno di meglio da fare, vanno in palestra, al cinema, a teatro, allo stadio, a giocare a burraco), e al marasma che ha pubblicato un cosiddetto “fuorionda”, la decisione di affidare a un social (bollito anche quello: da quando Elon Musk ha cambiato nome a Twitter, diventato X, c’è la fuga dei cervelli) l’annuncio della propria separazione.
Per non smentirsi, togliendosi anche un volgarissimo sassolino dalla scarpa, che le dava fastidio al callo: “Ps. tutti quelli che hanno sperato di indebolirmi colpendomi in casa sappiano che per quanto la goccia possa sperare di scavare la pietra, la pietra rimane pietra e la goccia è solo acqua”.
Gravissimo aver poi illustrato – con un occhio alla campagna elettorale – il suo sfogo con una foto in cui la ex-famigliola compare felice, con tanto di ragazzina che non si è presa nemmeno il disturbo di pixelare. Dice che la vuole difendere, menzogna: la sta consegnando all’eternità della Rete, la regazzina appena avrà lo smartphone (se non ce l’ha già) si rivedrà, con tutti i commenti, quelli gentili e quelli no.
Si trasecola perciò a leggere Giuliano Ferrara che, sul Foglio, parla di “stile” e di “imprevedibile gravitas” della Meloni nell’affrontare in pubblico una sua crisi privata, che, a dire il vero, ha scaraventato sui social con una leggerezza sconsiderata, altro che “gravitas”, come se fosse una Ferragni qualsiasi, invece di essere il presidente del consiglio dell’Italia.
Prima, è vero, c’era stato Berlusconi, con quelle ragazze che si riprendevano nei bagni di casa sua e di cui abbiamo dovuto ascoltare certe telefonate da far impallidire un prete in confessionale, ma credevamo, per l’appunto, di avere già dato.
Non occorre essere esperti di comunicazione politica per vedere una tale montagna di errori, così grossolani, in questa strategia casalinga messa in atto da una donna che evidentemente non ne poteva più e non ha contato fino a sette prima di sbottare, cadendo nel trabocchetto e rispondendo alla perfida sollecitazione di un programma tv in via di estinzione: sembra impossibile immaginarla dribblare lo staff, i consiglieri, l’addetto al cerimoniale, l’amica del cuore, se ne ha una, e fare tutto da sola.
Nessuno che le abbia detto: fermati? Sempre più difficile per Giorgia: conquistato il potere urlando in Italia e in Spagna “Dio Patria e Famiglia” vede avverarsi la profezia di Mario Draghi: “Ricordate – disse – qualunque governo esca da queste elezioni, non cambierà niente”. Uscì lei, col suo governo di impresentabili: e infatti Giorgia ha dovuto draghizzarsi rimangiandosi un elenco di promesse elettorali così lungo che non vale nemmeno la pena elencarle.
Fa pena vederla chiedere aiuto all’Europa, parlare a vanvera di immigrazione dopo aver giurato di avere non una ma almeno dieci soluzioni, tradire le periferie che l’hanno eletta per concedere i soliti favori ai ricchi.
Ora avrà anche una famiglia queer, sarà lei, la regazzina, la sorella, il cognato, la nonna. La sua metamorfosi si sta compiendo, con tutti i rospi che dovrà ingoiare per imparare a stare zitta, come hanno sempre fatto la Thatcher, Draghi, la Merkel e Macron. Solo che a Giorgia piaceva Trump, quel chiacchierone.
Paolo Landi
(da Dagospia)
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