GIULIA BONGIORNO: “NESSUN SALVACONDOTTO PER BERLUSCONI”
“LA LEGGE SULLE INTERCETTAZIONI E’ CONTRO LA LIBERTA’, BERLUSCONI DEVE ANDARSENE E SENZA TUTELE LEGALI”
Di Berlusconi parla solo al tempo imperfetto, o comunque al passato: “E’ arrivato al tramonto. Dovrebbe andarsene e basta. E altro che salvacondotto”.
Su Alfano è cortesemente scettica: “Dimostrerà di avere le doti da leader quando imparerà a dire no al premier, senza viverlo come un tradimento”.
Di Casini dice un gran bene: “Ha capito prima di Fini che con Berlusconi non si andava lontano”.
Fino a poco tempo fa, di tutta questa politica Giulia Bongiorno non avrebbe accettato di parlare.
Occhio dunque all’avvocato inflessibile, regina di spade affilate nel far la guerra a Berlusconi (“Ma combattere non è una scelta, è una necessità “).
Ex legale prodigio del processo Andreotti, ex sostenitrice del referendum contro la legge sulla fecondazione assistita, ex tecnico “semplice” prestato alla politica, la Bongiorno sembra in procinto di reincarnarsi di nuovo, anzi forse ha già cominciato.
In un politico a tutto tondo, magari.
Terremoto permanente, lei, del resto.
Così, dopo aver messo tutta la sua determinata prudenza nell’impersonare il ruolo di consigliere giuridico di Gianfranco Fini, ha allargato il suo spettro d’azione.
Nell’ultimo anno è, fra l’altro, saltata sul palco di “Se non ora quando”, ha ribaltato la sentenza di primo grado del processo Meredith, partorito un figlio, finito di sistemare foto e libri nello studio che fu di Andreotti, avviato un’azione legale contro il policlinico Gemelli per il caso Tbc, valutato la candidatura a sindaco di Palermo.
Insomma, non solo commi, non più discussioni con Ghedini, basta pure con lo stereotipo di “signorina No” che si è guadagnata, appunto rifiutando sempre i diktat del premier. Sono gli altri che dicono sempre sì “a uno schioccar di dita del premier”, ha chiarito giorni fa.
Quando, al Cavaliere, ha messo il suo ultimo paletto sul disegno di legge sulle intercettazioni, dimettendosi da relatrice dopo che il Pdl ha confermato la sua volontà di dare una ulteriore stretta alle norme che limitano gli ascolti.
“Ritengo che quella sulle intercettazioni sia la legge simbolo di questa legislatura”, dice: “Simbolo, anzitutto, della grande illusione che ha voluto dare Berlusconi”.
Quale illusione?
“La sua fortuna è stata quella di aver saputo intercettare gli umori post Mani Pulite. E’ stato capace di dare una risposta a coloro che ritenevano ci fossero stati degli eccessi: si è presentato come l’uomo che voleva portare avanti un’idea di libertà , contro il giustizialismo e le manette. Una grande trovata iniziale, che gli ha portato molti voti. Tanti anni dopo, la legge sulle intercettazioni, oltrechè naturalmente – scopo principale – servire a lui, voleva rappresentare anche un segnale del tipo “sono dalla parte delle vittime della giustizia”.
Però, alla fine, come al solito, Berlusconi ha fatto prevalere il proprio interesse su quello degli elettori: così ha creato una legge che tradisce persino il nome del suo partito. Questa è una legge che tradisce la libertà : di informazione, di cronaca.
Quindi non è vero che a Berlusconi interessi la libertà : gli interessa la sua propria, di libertà , casomai. Così come pensare o prevedere il carcere per i giornalisti dimostra che il suo garantismo viene annunciato in teoria, e tradito in realtà “.
L’illusione, dunque, è svelata, dice Bongiorno, e la “maschera calata”: ed è per questo che “Berlusconi non riesce a comunicare più se stesso: perchè dopo tutto quello che ha fatto, nessuno può credergli più”.
Sulle gambe della legge per limitare le intercettazioni, del resto, ha camminato anche la rottura tra il premier e Fini. Storia che lei conosce bene, e da vicino.
“Dopo tanto discutere eravamo arrivati a un compromesso, un accordo che il Pdl ha stravolto senza nemmeno averne pronto un altro. Una scelta che non riesco a capire. Hanno dimostrato mancanza di politica, alla fine. Si dice sempre che Berlusconi è un grande e cattivissimo stratega: secondo me, invece, c’è tanta improvvisazione; cambiano idea quotidianamente a seconda di quel che si legge sui giornali, e così diventano poco credibili. E faticano anche a raggiungere i loro obiettivi”.
Susanna Turco
(da “L’Espresso“)
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