GLI STIPENDI NON STANNO DIETRO ALL’INFLAZIONE
SALARI CRESCIUTI DEL 2,8%, MA L’INFLAZIONE DEI BENI AD ALTA FREQUENZA DI ACQUISTO SCATTA AL 5,1%… SENZA CONTRATTO ANCORA 7 MILIONI DI LAVORATORI
I salari non corrono quanti i prezzi. Ufficialmente è uno stacco di mezzo punto in percentuale a lasciare dietro le retribuzioni, per le quali l’incremento del 2,8% su base tendenziale, registrato ad aprile, non è bastato ad eguagliare la performance messa a segno dall’inflazione, che lo scorso mese ha raggiunto il 3,6% . In realtà l’inflazione vera, ossia quella sui beni ad alta frequenza di acquisto, in altre parole sulla spesa di tutti i giorni, sempre per l’Istat è salita al 5,1% ad aprile, rispetto allo stesso mese del 2007. Sono dati che non confortano certamente i consumatori e che confermano una vera e propria emergenza salariale in atto. Interventi in difesa di redditi e potere di acquisto non sono, a detta di molti, più rinviabili.
A influire sull’andamento delle retribuzioni sono certamente anche le tensioni contrattuali. La quota di dipendenti in attesa di rinnovo è nettamente più alta degli occupati con un contratto nazionale in vigore: si tratta del 57,8% contro il 42,2%.
Risultano 7,1 milioni i dipendenti, alla fine di aprile, che aspettano il rinnovo del contratto ( per il 58% del monte retributivo totale). Per loro, l’attesa in media sfiora gli 8 mesi. Così, ai 35 accordi in vigore che regolano il trattamento economico e normativo di circa 5,2 milioni di dipendenti, fanno da contraltare ben 41 accordi scaduti.
Proprio al rinnovo del contratto è da imputare la quasi totalità delle ore di sciopero che hanno registrato in due mesi un vero e proprio boom: 702mila tra gennaio e febbraio, 4 volte il corrispondente valore del 2007 ( 170mila). La situazione peggiore riguarda il settore dell’edilizia e della Pubblica amministrazione, dove la copertura è nulla, poichè tutti i contratti sono in attesa di rinnovo. Al contrario la copertura è totale nel settore credito e assicurazioni, è elevata nell’agricoltura ( 94,9%) e nell’industria ( 74,6%).
Interessante esaminare poi i settori col più alto tasso di incremento retributivo registrato ad aprile, rispetto allo stesso mese del 2007: di fronte a una base annua del 2,8%, gli incrementi nel campo assicurazioni sono stati del 7,7%, seguono i ministeri con il 6,2%, alberghi con il 5,7%, militari e difesa con il 5,5%.
Il segretario confederale della Ugl, Cristina Ricci, parla di emergenza salariale e sottolinea come ” non può che lasciare perlomeno perplessi l’incremento di oltre il 6% del comparto dei ministeri”. Chiosa il Codacons che ” questi dati sono la dimostrazione della mancata difesa del potere di acquisto degli stipendi e delle pensioni”.
Riteniamo che il Governo debba intervenire non con organismi pletorici, tipo Osservatori, ma debba studiare un piano di contenimento dei prezzi dei generi di prima necessità . Ad esempio “bloccando”, attraverso accordi con le grandi catene distributive, e per un periodo di almeno sei mesi rinnovabili, i prezzi di un migliaio di prodotti alimentari, magari assicurando benefici fiscali a chi aderisce alla iniziativa, una strada percorribile, visto che alcune Regioni si sono mosse autonomamente in tale direzione. Diventa poi improcrastinabile l’adeguamento delle pensioni a un tetto minimo di “sopravvivenza”, almeno 800 euro mensili. Come peraltro era indicato anche nel programma del 2006 del Centrodestra, risultato poi sconfitto allora da Prodi. Necessita un intervento deciso per ridare fiato alle fasce più deboli della popolazione che stentano a tirare avanti. Il Centrodestra deve dimostrare sensibilità e capacità di intervento se vuole davvero “incidere” nella realtà sociale del nostro Paese. Può farlo e deve farlo.
Leave a Reply