“HA SPARATO AL TERRORISTA”: LA MORTE DELL’OSTAGGIO EROE
IL RACCONTO AL “DAILY MAIL” DI UN SOPRAVVISSUTO: “HA RUBATO LA PISTOLA A COULIBALY MA NON CE L’HA FATTA”
Ci sono stati anche atti di eroismo all’interno del supermercato kosher di Parigi dove Amedy Coulibaly teneva in ostaggio alcune persone.
Un sopravvissuto, Mickael B, che si trovava nel negozio insieme al figlio di 3 anni, all’indomani della tragedia ha raccontato il coraggio di uomo che avrebbe tentato di fermare il sequestratore, ma sarebbe poi stato ucciso a sangue freddo.
Secondo la sua ricostruzione, l’ostaggio sarebbe riuscito a prendere la pistola di Amedy e l’avrebbe rivolta contro di lui.
Ma qualcosa non ha funzionato: l’arma era bloccata e questo avrebbe dato il tempo al sequestratore di comprendere la situazione e di uccidere l’uomo.
Mickael ha raccontato al Daily Mail la sua drammatica esperienza: “Stavo cercando qualche moneta nelle mie tasche per pagare quando ho sentito un bang, un suono terribilmente forte. Voltandomi ho visto un uomo di colore, armato con due Kalashnikov e ho iniziato a capire cosa stesse succedendo. Ho afferrato mio figlio e l’ho portato nel retro del negozio. Lì, con altri due clienti del negozio, abbiamo sceso le scale fino ad arrivare ai sotterranei. Eravamo uno sopra all’altro, riuniti in due stanze freddissime e non riuscivamo a chiudere le porte. Eravamo terrorizzati. Cinque minuti dopo un’impiegata del negozio è stata mandata giù, dove eravamo noi, dal sequestratore. Ci ha detto che dovevamo tornare su altrimenti ci avrebbe uccisi tutti. Io mi sono rifiutato”.
Il racconto continua con la descrizione degli attimi di terrore: “Da quel momento in poi, mio figlio è andato nel panico. Qualche minuto dopo, l’impiegata è tornata con lo stesso messaggio. Ho deciso di salire. Una volta sopra ho visto un uomo morto, in una lago di sangue. Poi il sequestratore si è presentato a noi. Era stranamente calmo. “Sono Amedy Coulibaly, musulmano. Servo lo Stato Islamico”, ci ha detto. “E poi ci ha obbligati a lasciare i nostri telefoni per terra. Girava per la stanza, armato, continuando a parlare di Palestina, dei suoi fratelli in Siria e di altre cose”.
Ed è a questo punto che un altro ostaggio ha preso il coraggio di rubargli la pistola: “Improvvisamente – racconta Mickael – un uomo ha tentato di prenderla, l’ha afferrata e gliel’ha puntata. Ma non funzionava. Amedy l’aveva lasciata per terra proprio perchè si era bloccata dopo il primo colpo. Il sequestratore l’ha visto e l’ha ucciso immediatamente, davanti ai nostri occhi”.
Il telefono del negozio continuava a squillare. Il bambino ha iniziato a piangere e continuava a dire al padre che voleva tornare a casa. “Ho continuato ad usare il mio cellulare in modo discreto, ero in contatto con la polizia. Le autorità mi avevano avvertito del blitz, dicevano che dovevamo buttarci a terra appena fosse iniziato”.
Per quanto riguarda il terrorista: sapeva di dover morire. “Diceva che sarebbe stata la sua ricompensa. All’improvviso ha iniziato a pregare”.
Poi il boato, gli spari, il fumo: “Amedy era morto. Era finita”.
(da “Huffingtonpost“)
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