“IL CARABINIERE REGA ERA IN SERVIZIO MA SENZA PISTOLA, L’AVEVA DIMENTICATA”: LA CONFERENZA STAMPA DEGLI INQUIRENTI E UNA VERSIONE CHE NON CONVINCE
SI CONTINUA A NEGARE CHE IL PUSHER FOSSE UN CONFIDENTE… LA STRANA PRESENZA DI QUATTRO CARABINIERI “FUORI SERVIZIO” A PASSEGGIO NELLA ZONA, QUATTRO AUTO “DI COPERTURA” TROPPO DISTANTI, UN COLTELLO DI 18 CM DI LAMA CHE NESSUNO NOTA
«Mario Cerciello Rega non aveva l’arma con sè, l’aveva dimenticata»: lo ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Francesco Gargaro, nella conferenza stampa sull’omicidio del vice brigadiere.
La circostanza, che finora non era stata mai detta dai carabinieri, spiega solo una delle obiezioni che si facevano sulla ricostruzione dello scontro con Gabriel Natale-Hjorth ed Elder Finnegan Lee.
“Cerciello non aveva arma con sè, ma aveva le manette. La pistola probabilmente l’aveva dimenticata. Solo lui sapeva perchè”, ha detto Gargaro.
La pistola era nel suo armadietto in caserma, spiegano i carabinieri, mentre Varriale aveva l’arma che gli è stata ritirata dopo il fatto per accertamenti. Questo spiega perchè Mario Rega Cerciello non si è difeso. Non ha fatto in tempo, per l’aggressione fulminea e non aveva con sè la pistola d’ordinanza che aveva invece il collega Andrea Varriale, impegnato in una colluttazione distante da lui con Natale Hjorth e impossibilitato a correre in aiuto del vicebrigadiere fin quando i due non si sono dati alla fuga. “Non c’è stato tempo di reagire, Andrea Varriale non poteva sparare a un soggetto in fuga altrimenti sarebbe stato indagato per un reato grave” spiega Gargaro.
“Non immaginavano di trovarsi di fronte una persona con un coltello di 18 centimetri, e non si aspettavano neanche di essere aggrediti nel momento in cui si qualificavano come carabinieri”, ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Francesco Gargaro, aggiungendo che “si trattava di un servizio che a Roma si fa ogni giorno, o quasi”.
Gargano ha anche smentito l’assenza di pattuglie di appoggio ai due carabinieri: “Nella zona c’erano 4 pattuglie nei paraggi che non dovevano essere visibili per non pregiudicare l’operazione. Pattuglie che sono intervenute dopo l’allarme dato”. I due carabinieri, aggiunge Cerciello, non immaginavano che sarebbero stati aggrediti.
I giornalisti poi chiedono in conferenza stampa perchè c’è un omissis nella risposta di Brugiatelli e ricevono una risposta disarmante: “A noi non risultano omissis”.
Sull’intervento di quattro militari liberi dal servizio, stranamente insieme in zona poi, il generale ha aggiunto che “non è biasimabile ma apprezzabile che dei carabinieri liberi dal servizio si preoccupino di individuare spacciatori e ladri nei loro quartieri o in quelli limitrofi, si è carabinieri anche quando si è liberi dal servizio”.
Il generale ha poi spiegato che l’indicazione sul fatto che i due responsabili fossero “due maghrebini”, come in un primo momento erano stati definiti gli autori del delitto, è stata “data da Brugiatelli” e non dal carabiniere Andrea Varriale, che “era sotto shock”.
Riferendosi alla foto scattata venerdì 26 luglio in un ufficio del Reparto investigativo dei carabinieri di via In Selci, in cui si vede Natale Hjorth a capo chino, ammanettato dietro la schiena, con un foulard sugli occhi che gli impedisce la vista, Prestipino ha spiegato che vi è stata “tempestiva segnalazione da parte della stessa Arma”, che i vertici “hanno definito il fatto grave e inaccettabile” e che la Procura sul punto ha avviato “indagini necessarie per accertare quanto accaduto, per darne una qualificazione giuridica, senza pregiudizio, con determinazione e rigore, già dimostrati in altre vicende”.
Ai giornalisti americani presenti, che facevano domande sul trattamento riservato ai propri concittadini, come l’assistenza linguistica, e ipotizzava paralleli con il caso di Amanda Knox, gli inquirenti hanno risposto lapidariamente “la procura di Roma è abituata a trattare con indagati di ogni nazionalità “.
(da agenzie)
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