IL CRIMINALE KADYROV LASCIA O RADDOPPIA? IL CAPO DELLA REPUBBLICA CECENA IERI HA ANNUNCIATO DI VOLERSI RITIRARE
SECONDO GLI ESPERTI CI SONO DUE IPOTESI: O HA DECISO DI CHIAMARE I SUOI A RACCOLTA, PREOCCUPATO PER UNA POSSIBILE CONTESTAZIONE IN PATRIA, OPPURE VUOLE RICICLARSI IN UN ALTRO RUOLO, MAGARI CON L’AIUTO DELL’AMICO VLADIMIR PUTIN (CHE GIÀ L’HA PROMOSSO NEL 2007)
«Sono pronto a prendermi una paura indefinita e lunga». Così ieri il capo della Repubblica cecena Ramzan Kadyrov ha lasciato pensare — con un video su Telegram —a una sua possibile uscita di scena.
«Oggi ho scoperto di essere, in effetti, il capo in carica “più longevo” all’interno della Federazione Russa. Dirigo già la Repubblica da 15 anni. Penso che sia venuta la mia ora prima che gli altri mi caccino via» ha detto nel video.
Un’uscita su cui molti media occidentali hanno sollevato dubbi.
Sulla Bbc Sarah Rainsford ha condiviso il filmato scrivendo: «Ma Kadyrov si sta dimettendo o questa è una delle sue strane uscite? Dice che ha appena realizzato di aver guidato la Cecenia per 15 anni… Forse vuole solo che lo preghino di rimanere».
Il giornalista di Politico Harold Chambers ha pubblicato su Twitter un thread ironico dal titolo: «Should I stay or should I go» (con evidente citazione dei Clash) in cui ricorda dichiarazioni simili del leader ceceno nel 2016 e nel 2017.
Per Chambers ci sono due possibili scenari. Il primo è che Kadyrov, preoccupato da una possibile contestazione in patria, abbia deciso di chiamare i suoi a raccolta.
Il secondo è che si stia veramente preparando a uscire di scena magari per riciclarsi in altro ruolo. «Ma l’ipotesi più probabile — scrive il giornalista — è la prima. Kadyrov dice sempre molte cose contraddittorie».
«Promosso» nel 2007 dallo zar Putin ai vertici della Repubblica autonoma russa cecena, l’operato politico di Kadyrov è stato fortemente criticato dalla comunità internazionale e dalle organizzazioni umanitarie, che non gli hanno perdonato l’atteggiamento antidemocratico, le sue azioni lesive dei diritti umani, ma anche il ricorso frequente agli arresti illegali e, in anni più recenti le accuse di persecuzioni nei confronti della comunità Lgbt. Imprese commesse dai famigerati «kadyrovtsy», la milizia paramilitare che opera al suo fianco.
Soprannominato «il macellaio di Grozny», Kadyrov sarebbe collegato — secondo il giornale Novaya Gazeta — anche al caso dell’omicidio della giornalista Anna Politkovskaya, che aveva concentrato la maggior parte del suo lavoro proprio sulla Cecenia, dilaniata in quegli anni dal separatismo stragista da un lato e dalla cronica violazione dei diritti umani dall’altro.
Negli ultimi mesi, infine, ha destato allarme la sua partecipazione attiva al conflitto bellico in Ucraina a fianco ovviamente del suo potente protettore, il leader del Cremlino, ed in particolare le sue azioni sul campo come l’assedio alla città di Kiev, le scorribande all’impianto chimico di Azot o all’acciaieria di Mariupol, la città martire occupata dai russi dopo settimane di offensiva.
«Imprese» belliche per nulla esenti da critiche da parte della stampa occidentale, che più volte ha paventato il rischio di ulteriori massacri o crudeltà come quelle commesse nel suo Paese ai danni della popolazione a maggioranza musulmana o nei confronti di attivisti e giornalisti scomodi.
(da agenzie)
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