IL FILOSOFO ROBERTO ESPOSITO: “QUESTIONE MORALE ADDIO: LA DISONESTA’ E’ UNA RISORSA”
“LA NUOVA CASTA SI NASCONDE DIETRO L’ALIBI DEL GARANTISMO”
Professor Esposito, tutto d’un tratto la casta è come sparita. La questione morale non sembra più principio costituente della vita politica. L’etica pubblica ridotta a un dettaglio, quasi un tema d’affezione per pochi inguaribili nostalgici.
Può apparire paradossale: da un lato la “casta” – il ceto politico professionista, nato e cresciuto all’interno dei partiti – si è effettivamente assottigliato, spesso sostituito da un personale politico improvvisato e sprovveduto. Ma è rimasto, se non aumentato, il malcostume politico al quale il termine “casta” alludeva.
Si invoca il garantismo, inteso però come perenne lasciapassare. Chi si oppone, come questo giornale, è definito al meglio come giustizialista, o – peggio – come manettaro.
Il garantismo, nel suo significato autentico, è una cosa seria. Ma poi è diventato un alibi per difendere un ceto politico spesso disonesto e corrotto. Oggi la disonestà è considerata un’opportunità, quasi una risorsa, per chi amministra la cosa pubblica. Per questo non è neanche avvertita come reato da chi l’esercita, ma come un dato naturale, connesso alla gestione del potere.
Il ministro per le Politiche agricole aumenta di 83 (ottantatré!) membri il suo staff. Silenzio. La ministra Santanchè è coinvolta in inchieste giudiziarie di primo livello. Illesa. Sgarbi, dimissionato a forza da sottosegretario, viene premiato con la candidatura in Europa nel partito della premier.
Che tutto ciò appaia normale, è un effetto del rovesciamento ottico in base al quale l’esigenza di onestà, per coloro che esercitano il potere, pare meno vincolante, rispetto a coloro che quel potere lo subiscono. Quando dovrebbe essere il contrario. Un illecito da parte del ceto politico è ben più grave perché, oltre gli interessi della collettività, colpisce il patto costitutivo su cui si regge la comunità.
Questa rilassatezza morale è un lascito dell’età berlusconiana o piuttosto la matrice dell’Italietta di sempre?
In una prospettiva di lungo periodo, c’è la storia di un Paese che non ha conosciuto né Riforma né Rivoluzione. Ma l’ultimo trentennio ha segnato un passaggio negativo nella coscienza civile dell’Italia repubblicana. Paradossalmente è accaduto dopo Tangentopoli. Ciò nasce dal fatto che la distruzione dei partiti ha avuto effetti ambivalenti. La mancanza di partiti centralizzati ha prodotto una diffusione di poteri locali incontrollati ancora più spregiudicati.
Fino a quando è stato all’opposizione il partito della premier interpretava il bisogno della pulizia morale. Giunto al governo lascia intendere l’opposto.
Il partito di Almirante appariva intransigente sul piano della pubblica moralità. Del resto la sua lontananza dal governo costituiva una sorta di garanzia rispetto a possibili tentazioni. La stessa premier ha dichiarato che il suo impegno politico è nato dallo sdegno per la morte di Borsellino, egli stesso uomo di destra. Poi, una volta al governo, ha ritenuto che circondarsi di un personale politico fedele fosse più importante che pretendere un adeguato costume morale alla cerchia dei collaboratori e degli alleati più stretti. Un grave errore, che finirà prima o poi per pagare.
Il centrodestra ogni volta che è chiamato a rispondere di questo tema invoca il vizio compensativo. Dice sottovoce o accusa a pieni polmoni: anche la sinistra ruba, è corrotta o semplicemente coinvolta. E così finiscono la discussione e la partita.
Effettivamente anche a sinistra la questione morale è tutt’altro che chiusa. Ma ciò non giustifica l’atteggiamento della destra. Si dovrebbe competere al rialzo.
C’era una volta la società civile. Almeno lei, professore, ha capito dov’è finita?
Non illudiamoci. La società civile non è mai stata tanto diversa da quella politica, che di fatto da essa proviene. E poi un’ampia fetta di ‘società civile’ considera l’attuale crisi etico-politica irreversibile, almeno per ora. Nulla come la riforma morale degli Italiani sarebbe necessaria. Ma non pare sia alle porte.
(da editorialedomani.it)
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