IL PAPA POVERO IN VIAGGIO TRA I SENZA DIRITTI
LA SCOMPARSA DEI POLITICI CHE SVENTOLAVANO I VESSILLI DELLA CRISTIANITA’ … PAPA FRANCESCO LASCIA A CASA TUTTI I NOTABILI SICILIANI CHE VOLEVANO FARE PASSERELLA
Don Stefano Nastasi si sgola, ripete, precisa, conferma, insiste: “Quella del Papa è una visita pastorale, il messaggio che intende lanciare il Santo Padre è esclusivamente pastorale”.
Ma anche il “prete di mare”, l’uomo che con la sua lettera del 19 marzo scorso (“…Santità , il cuore del Mediterraneo la attende”) è riuscito a fare il miracolo del Papa a Lampedusa, sa che non è così.
Tutta la visita, i simboli e i segni che Papa Francesco ha scelto e imposto, la sobrietà voluta, addirittura ostentata, sbattono sul tavolo della politica europea e italiana il dramma dell’immigrazione.
E lo sbatte in faccia soprattutto a quei politici che sventolano i vessilli della cristianità e che in questi anni hanno voluto e votato leggi vergogna.
Come sono lontane e come appaiono scomposte le parole che Pier Ferdinando Casini pronunciò un giorno del 1999. “Con gli scafisti non servono le buone maniere, oggi si deve poter sparare”, e come stride il volto severo di Giovanardi che imponeva di “chiudere il rubinetto dell’immigrazione clandestina a tutti i costi”.
E allora i simboli, ad iniziare dall’altare da dove il Papa dirà la messa, una vecchia barca lampedusana, e dal leggio, ricavato da tre timoni.
E poi il calice, come la croce fatto col legno dei barconi ammassati a pochi metri dal luogo dove Francesco celebrerà i sacramenti.
Portavano gente dall’Africa, anime sofferenti, naufraghi di un mondo in rovina.
Sarà attraversato da un chiodo lungo e arrugginito, per rappresentare il calvario di una umanità alla deriva.
Andrà per mare, il Papa, circondato da centinaia di motopescherecci della marineria di Lampedusa che gli faranno da corona.
Ci sono i pescatori, quelli che per anni nelle reti hanno trovato cadaveri e pezzi di corpi restituiti dalle onde.
Alcuni sulle vele hanno scritto: “Habemus papam, benvenuto nell’isola dell’accoglienza e dei senza diritti. Grazie Papa”.
E in mare, “quel mare dove sono morti 20mila nostri fratelli”, ricorda don Nastasi, lancerà fiori.
Alle spalle l’azzurro infinito, di fronte un monumento , la Porta d’Europa. “Chiederemo perdono — dice don Rino Lauricella — perchè non siamo stati in grado di capire il messaggio lanciato dai migranti”.
Segni e simboli chiari anche nella “liturgia” scelta dal Papa. La domanda che Dio rivolge a Caino: “Dov’è tuo fratello?”.
Il Vangelo secondo Matteo e la strage degli innocenti.
Un messaggio forte al mondo intero nelle preghiere che saranno recitate in italiano, francese, inglese e spagnolo. Francesco Montenegro, il vescovo di Agrigento, ricorda la visita di vent’anni fa di Papa Woityla ad Agrigento, quel suo grido nella Valle dei Templi contro la mafia.
“Pentitevi verrà il giudizio di Dio”.
“Ecco — dice il vescovo — il Papa sarà qui per dire se vuoi cambiare il mondo devi iniziare dagli ultimi. E dopo questa visita non si potrà più parlare dell’immigrazione come emergenza, perchè è una realtà dei nostri tempi e non servono nuove armi e leggi per fermarla. L’immigrazione non è questione di statistiche ma di vite umane e una società civile non può dire che l’immigrato è nemico, ci toglie il lavoro, ci disturba perchè diverso, no, perchè questa è la nostra storia”.
Parole che la politica affondata nei suoi rituali lontani dalla realtà non riesce neppure a balbettare.
E i politici oggi a Lampedusa non ci saranno. Nessuno.
Non ci sarà Angelino Alfano il ministro dell’Interno agrigentino, non ci sarà Renato Schifani la cui foto in tenuta da sub fa bella mostra di sè in un negozio di articoli marinari dell’isola, non ci sarà Rosario Crocetta, il governatore della Regione.
Sobrietà , rigore, semplicità , la cifra di questa visita che le burocrazie, quella vaticana e quella italiana, non solo non hanno capito, ma stanno mal sopportando.
Hanno portato via in tutta fretta i migranti, ne restano appena 112, di cui 75 minori soli, li hanno sbarcati nottetempo sull’altra sponda, sbarrato il centro di accoglienza, sorvegliato da militari e poliziotti come non mai. Imbarazzo quando si chiede come, in base a quali criteri, sono stati scelti i 50 immigrati che incontreranno Papa Francesco.
“Non in base alla loro fede religiosa”, dicono i preti ai giornalisti. “Il Papa ha bussato alla loro porta , chi vuole è libero di venire”. Quelli che vorranno forse racconteranno al Papa la disperazione che spinge un uomo a vendere il poco che ha e ad affidare il proprio futuro ad un legno marcio che lo porti finalmente in Europa.
Il dolore, la morte negli occhi delle traversate in mare di notte, quando le onde si fanno scure e la speranza comincia a farsi spazio alle prime luci del faro di Lampedusa.
E poi la terraferma, i volti dei soccorritori e quelli dei poliziotti. Le file per un pezzo di pane, i documenti da mostrare, gli ordini urlati in una lingua sconosciuta. Racconteranno come inizia una vita da clandestino.
Enrico Fierro
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