IL TALENT SHOW DEL CENTRODESTRA ALLA RICERCA DI UN “ONESTO” DA MANDARE IN PRIMA LINEA
DOPO LE VELINE E LE OLGETTINE, LE RUSPE E I “CLANDESTINI”, ALLA DESTRA ITALIANA OTTOCENTESCA NON RIMANE CHE PROMUOVERE IL CASTING DEGLI ONESTI
Apparteniamo a una generazione che ha fatto politica in nome di quelli che una volta si chiamavano “ideali”, giusti o sbagliati che fossero.
Cercando di coniugare il proprio “stile di vita” ai nostri valori di riferimento, impegnandoci a guardare oltre l’orizzonte del contingente e alla miseria umana che spesso incontra chi “fa politica per passione”.
Conosciamo, in pregi e difetti, il mondo umano che abbiamo frequentato in anni difficili, periodi “storici” in cui il 90% dell’attuale categoria politica sedicente di destra (e non solo), sarebbe scomparsa di fronte ai pericoli e alle discriminazioni, dedicandosi ad attività sicuramente più gratificanti e remunerative, al riparo di accoglienti case borghesi.
Abbiamo frequentato riunioni e congressi di partito in cui abbiamo avuto modo di ascoltare anche Nello Musumeci senza doverci porre il problema se fosse “onesto” o meno, anche perchè lo eravamo in tanti e le discriminanti a quei tempi erano altre.
Sinceramente avevamo idee diverse sulla destra e sulle rispettive frequentazioni politiche, non mi ha mai colpito particolarmente, a parte per la sua retorica che non fa parte delle mie corde emozionali.
Allora nella destra italiana ci si prendeva a seggiolate per la “linea politica”, oggi conta solo la linea e il fard per apparire “giovani” sullo schermo.
Allora chi apparteneva alla “destra sociale” si impegnava sul campo, organizzando iniziative, concerti, momenti di aggregazioni, impegnandosi in battaglie a tutela dell’ambiente e del lavoro, dei diritti delle minoranze, aprendo centri librari e aprendosi al confronto con la variegata umanità .
Non sentivamo la necessità di mettere in lista “impresentabili” e tanto meno cercare l’appoggio elettorale di clan rom.
Altri invece presidiavano semplicemente il confine dell’anticomunismo di maniera e della conservazione, sicuramente più remunerativo elettoralmente nel breve periodo, interpretando la parodia di come in fondo “ci volevano dipingere i nostri avversari”.
Erano due mondi quasi separati, inutile dire che Musumeci frequentava la seconda categoria cui abbiamo fatto riferimento.
Ma veniamo ai giorni nostri e all’impegno di Musemeci, dichiarato sui media, di rappresentare il riscatto della Sicilia dei meno abbienti.
L’analisi di Swg sul “Messaggero” di oggi certifica che la sua immagine non va nella direzione di quello che vorrebbe apparire.
Sulla base della categoria sociale dei suoi elettori, Musumeci spopola tra i ricchi (44%) i medio benestanti (37%) i mediobassi (32%) mentre raccoglie solo il 12% tra i poveri. Cancelleri tra i poveri raccoglie il 65%, tanto per capirci.
Musumeci ha un boom tra i pensionati (57%) contro un misero 18% di Cancelleri, mentre crolla tra i disoccupati (17%) contro il 61% del grillino.
Per usare un termine caro ai sostenitori padani di Musumeci, diciamo che la “percezione di socialità ” del neogovernatore della Sicilia da parte dei suoi conterranei non va nella direzione dichiarata.
“Però è onesto”, sentiamo ripetere da suoi sostenitori e lui lo ribadisce indicando viso e pizzetto.
E’ un elemento sufficiente per governare una Regione?
In Italia vi sono migliaia di aziende con dipendenti onesti, ma non per quello potrebbero fare gli AD della società .
Si conferisce un valore a un elemento che dovrebbe essere scontato, un politico dovrebbe essere onesto e d’esempio, così è uso in tanti Paesi civili, dove non è necessario un casting per accedere al timone di un Ente locale.
Se una sedicente destra come argomento, oltre a respingere gli “invasori” e a mettere ben allineate le sedie alle riunioni perchè “l’ordine regni”, ha solo questo, correndo dietro ai Cinquestelle a chi urla lo slogan a voce più alta, vuol dire che di argomenti “pesanti” e idee “incandescenti” ne ha ben poche (non ho usato il termine “rivoluzionarie” per non turbare la digestione dei “benpensanti”).
I talent show sarebbe meglio lasciarli presentare a chi lo fa per professione, la politica è un’altra cosa, e’ “saper andare oltre”, è studiare e anticipare i fenomeni, non subirli, è indirizzare l’opinione dei cittadini verso la meta di un “bene comune”, non cavalcarne gli eccessi e accettarne i condizionamenti.
Ma forse questa è un’altra storia, ancora tutta da scrivere.
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