IL TEORICO DELLA POLITICA CHE PASSA “PER IL SOPRA E PER IL SOTTO”
LUCI E OMBRE DELL’AZIONE DI CASALEGGIO E GLI INTERROGATIVI SUL FUTURO DEL M5S
«Beppe, non farlo!». «Beppe c’è la corrente contraria!». «Beppe ci sono i barracuda!». A Cannitello, ultimo lembo di Calabria, diluviava, e Grillo scrutava il mare un po’ preoccupato: «Su Google lo Stretto pareva più stretto…».
Poi guardò Gianroberto Casaleggio, che gli fece un cenno con la testa, e si risolse: «Datemi le pinne». Per tutto il tempo della nuotata, Casaleggio – magrissimo, basco verde alla Che Guevara, capelli brizzolati sulle spalle – lo seguì ritto sulla barca, sostenendolo con lo sguardo.
In vista della spiaggia siciliana si gettò nell’acqua fino alla cintola, per accompagnarlo nelle ultime bracciate, che Grillo fece spavaldamente a delfino.
Poi, mentre Beppe scherzava con i cronisti, lui spiegò serio, a voce appena percettibile: «Stiamo cambiando la storia d’Italia»
Gianroberto Casaleggio è stato un precursore.
Uno tra i primi ad aver capito che il segno del nostro tempo è la rivolta contro l’establishment, le vecchie classi dirigenti, i vecchi partiti, i sindacati, le forme tradizionali di rappresentanza, e anche i media tradizionali.
Il vero capo dei Cinque Stelle era lui; e oggi in Europa, nel bene o nel male, non esiste nulla di simile ai Cinque Stelle.
Il movimento che li ricorda di più, Podemos, ha preso il 19% alle elezioni, non il 25; ed è un movimento di sinistra, critico con i socialisti ma di sinistra, alla fine dei comizi di Pablo Iglesias si canta El pueblo unido, la sua bandiera è quella della Spagna repubblicana sconfitta da Franco nella guerra civile; i Cinque Stelle sono trasversali. Destra e sinistra esistono ancora, ovviamente, ma Casaleggio è stato tra i primi a capire pure che la politica contemporanea passa per un nuovo crinale, il sopra e il sotto.
E la rete, con tutti i suoi limiti, è lo strumento che consente a chi sta sotto, sente di non contare nulla, non ha o non aveva accesso ai giornali o alla tv, di organizzarsi e far sentire la propria voce.
Certo, l’azione politica di Casaleggio — tutta dietro le quinte, con controlli elettronici financo sulla posta dei parlamentari — non aveva quelle caratteristiche di trasparenza che dovrebbe avere qualsiasi protagonista della vita pubblica; ed è da chiarire quale sarà ora il ruolo dell’erede, il figlio Davide.
Le sue previsioni catastrofiche gli avevano valso un’esilarante parodia di Crozza — “nel 2027 la scomparsa dei giornali e delle ciabatte farà sì che le zanzare domineranno la terra…” – il bizzarro culto di Gaia gli era costato pesanti ironie.
Ma Casaleggio era in sintonia con lo spirito del tempo. Nessuno aveva visto arrivare i Cinque Stelle, nessuno li pensava davanti al Pd alle elezioni del 2013, in pochi credevano che avrebbero retto dopo la battuta d’arresto delle Europee; oggi i grillini sono al massimo storico, e potrebbero esprimere il sindaco della capitale, conquistando le aperture dei siti di tutto il mondo.
Ora però si apre un grande interrogativo. Soprattutto se Beppe Grillo non tornerà sui propri passi, dopo che aveva rinunciato a un ruolo politico in prima fila.
Il movimento accreditato dai sondaggi di quasi il 30% dovrà darsi una nuova leadership, o almeno consolidare quella che ha espresso finora: Di Maio, Di Battista, Fico.
Gli scandali dei partiti tradizionali sono carburante nel motore dei grillini. I loro voti hanno due motivazioni di fondo: l’indignazione e la frustrazione.
Il primo è positivo: significa che l’opinione pubblica non è rassegnata nè assuefatta, che la domanda di cambiamento è forte.
Il secondo è negativo, ma è molto diffuso, in particolare tra i tanti giovani che sembrano essersi arresi prima di cominciare a combattere, persuasi da una rappresentazione — tutti i politici sono corrotti, tutti gli imprenditori ladri, tutti i banchieri usurai — efficace ma falsa.
Per fare un solo esempio, una proposta come il reddito di cittadinanza può essere efficace se è un sostegno momentaneo legato alla ricerca del lavoro.
Può essere devastante – in un Paese dove a milioni non studiano non si formano e non lavorano – se comunica il messaggio che lo Stato può darti qualcosa in cambio di nulla.
I Cinque Stelle sono al bivio tra partecipazione e populismo: dalla loro scelta dipende molto della qualità della nostra democrazia.
Una cosa è certa: quel giorno sullo stretto di Messina Casaleggio non stava millantando.
Ha davvero contribuito a cambiare la storia d’Italia.
Aldo Cazzullo
(da “il Corriere della Sera”)
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