IN EMILIA INDAGATO IL DEPUTATO LEGHISTA ALESSANDRI: “DIMETTERMI? NON CI PENSO PROPRIOâ€
L’UOMO FORTE DEL CARROCCIO IN EMILIA INCONTRA LA BASE, MA SI PRESENTANO SOLO IN 50 PERSONE E PURE NFURIATE: “MI SONO VERGOGNATO DI ESSERE LEGHISTA”
L’uomo forte del Carroccio in Emilia Romagna ha voluto incontrato la base del partito.
Ma c’erano sì e no 50 persone, scure in volto e infuriate con tutti, da Bossi in giù: “Per la prima volta mi sono vergognato di essere leghista”
Dimissioni da deputato? Neanche parlarne. Angelo Alessandri, parlamentare della Lega Nord di Reggio Emilia al centro della vicenda giudiziaria che sta scuotendo il partito anche nella regione rossa, non ci pensa neanche lontanamente ad abbandonare lo scranno di Montecitorio. “Se mi arrivasse un avviso di garanzia non mi dimetterei da parlamentare, c’è un fascicolo aperto e sulle accuse di Lusetti io sono molto tranquillo. Da segretario emiliano del movimento neppure anche perchè a maggio c’è il congresso”.
Alessandri, da un decennio a capo del Carroccio in Emilia, è uno dei cinque della Lega nord che la procura di Reggio sta indagando per presunti finanziamenti illeciti.
L’indagine di Reggio, nata da un esposto di Marco Lusetti, ex vice di Alessandri espulso dal partito nel 2010, rischia di terremotare un partito che oggi, per la prima volta dallo scoppio degli scandali, si è riunito proprio a Reggio in un hotel della periferia.
All’appuntamento pochi fazzoletti verdi, nessuna bandiera.
La cinquantina di militanti, mentre attende l’arrivo di Alessandri, discute animatamente. “Al mio paese non arrivano neppure i soldi per il giornalino della sezione. Basta con le macchine pagate dal partito ai figli di papà , solo perchè si chiamano Renzo Bossi”, racconta un militante, consigliere comunale in un centro della provincia.
“Per la prima volta mi sono vergognato di essere un leghista”.
“Si è creata una casta racconta un altro militante. Dopo vent’anni, come in un’azienda, bisognerebbe che ci fosse un ricambio nelle cariche dirigenziali”, spiega un leghista milanese trapiantato a Reggio, padano dal 1991.
“Ero entrato nella Lega perchè credevo in qualcosa di nuovo. Ora ci vogliono altre regole e mandati unici nelle cariche, sia in quelle di partito che in quelle pubbliche”.
Quando Alessandri arriva nell’hotel pochi militanti gli vanno incontro.
Nella sala al primo piano dell’hotel dove sta per iniziare la riunione la tensione si taglia a fette, sia tra la base sia tra i dirigenti.
E la stanchezza si vede anche nel viso del parlamentare. È provato.
Del resto ora all’interno della Lega cominciano a cadere le teste.
Quella di Rosi Mauro, ombra di Umberto Bossi, è caduta dopo pochi giorni di voci e gossip, senza che neppure fosse indagata.
Lui, Alessandri, ex presidente federale (una specie di Presidente della repubblica padana), vicinissimo al Senatur sa che adesso nessuno è immune alle “scope maroniane” aiutate magari da quelle della magistratura.
E a proposito della “nera” Rosi Mauro, continua a montare il giallo sul voto di Alessandri sulla sua espulsione.
Lei sostiene che il deputato emiliano non era presente.
Lui tentenna. “Le avevo consigliato di dimettersi da vice presidente. Ha deciso di non farlo e a quel punto l’espulsione dal movimento era automatica. Se ho votato? Non ricordo sono stati momenti concitati. Forse ero fuori, non so”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply