INTERROGATORIO DI PARNASI: “HO PAGATO TUTTI I PARTITI”
L’IMPRENDITORE AVEVA CHIESTO DI ESSERE ASCOLTATO DAI PM
È terminato l’interrogatorio, durato complessivamente 11 ore, di Luca Parnasi, figura chiave dell’indagine della Procura capitolina sul nuovo stadio della Roma, ex amministratore unico dell’Eurnova arrestato quindici giorni fa nell’ambito dell’inchiesta della Procura sul nuovo stadio della Roma.
Dopo la prima tranche di ieri, interrogatorio fiume che si è protratto fino alle 22, oggi nuovo confronto tra il costruttore e i pm di piazzale Clodio durato circa sei ore.
L’atto istruttorio si è svolto nel carcere di Rebibbia dove Parnasi si trova detenuto dopo il trasferimento dal San Vittore di Milano.
Luca Parnasi ha ammesso tutto: quello che era contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare, quello che emergeva chiaramente dalle intercettazioni telefoniche e ambientali e forse anche di più.
“Ho pagato tutti i partiti”, è quanto avrebbe sostanzialmente confermato davanti agli inquirenti.
Nel corso dell’atto istruttorio, l’indagato avrebbe ammesso, in tema di finanziamenti alla politica, di avere elargito denaro, dazioni fatte per un tornaconto personale, per accreditarsi, per avere rapporti con tutti i partiti, avrebbe ribadito a chi indaga così come emerge dalle carte dell’inchiesta. “Ho pagato tutti”, ha raccontato, in sintesi, il costruttore ai magistrati.
Come sospettavano i pm e i carabinieri del nucleo investigativo che per mesi hanno monitorato ogni sua mossa, il costruttore, interessato a non conoscere ostacoli di alcun tipo nella realizzazione del nuovo stadio della Roma, non aveva scrupoli nè imbarazzi a elargire denaro e altre utilità a chiunque, a esponenti politici, movimenti, fondazioni o partiti, che fossero di maggioranza o no.
Somme in chiaro, tracciate, di cui sono stati spiegati significato e scopo, più altri contributi su cui dovranno essere fatti approfondimenti investigativi per capire se di natura lecita o illecita.
Parnasi pagava per risultare simpatico, per aggirare possibili intoppi di natura burocratica e incassare autorizzazioni e ‘via libera’ di tipo tecnico, per velocizzare l’iter amministrativo di determinate procedure, per mantenere rapporti cordiali con chiunque, o anche solo per accreditarsi negli ambienti che contano in vista di futuri progetti imprenditoriali da intraprendere non solo a Roma.
Lo dicono le carte istruttorie, e di fatto lo avrebbe confermato lo stesso Parnasi nel ‘faccia a faccia’ con i pm. “Io pago tutti”, aveva detto in una delle tante intercettazioni contenute nel provvedimento restrittivo del gip Maria Paola Tomaselli.
“Sulle elezioni spenderò qualche soldo – aveva aggiunto a un suo collaboratore in un’altra conversazione captata dagli investigatori – è un investimento che devo fare… molto moderato rispetto a quanto facevo in passato quando ho speso cifre che manco te le racconto però la sostanza è che la mia forza è quella che alzo il telefono…”.
Tra i chiarimenti forniti agli inquirenti da Parnasi molti hanno riguardato la figura dell’ex presidente di Acea, Luca Lanzalone (consulente di fatto del Comune di Roma) per l’abbattimento delle cubature nel progetto della struttura di Tor di Valle.
Il costruttore, che coltiva la speranza di ottenere in brevissimo tempo gli arresti domiciliari, dovrebbe affrontare il delicato argomento che riguarda l’attività di finanziamento alla politica che i magistrati hanno già ribattezzato “sistema Parnasi”.
(da agenzie)
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