INTERVISTA A MARTELLI: “A CAPALBIO TANTI INTELLETTUALI SONO CADUTI NELLA TRAPPOLA”
L’EX MINISTRO: “HANNO SCOPERTO L’ACQUA CALDA DELL’IMMIGRAZIONE IN ESTATE”
Claudio Martelli, 73 anni tra pochi giorni, ex ministro della Giustizia tra il 1991 e il 1993, lei è uno storico frequentatore di Capalbio…
«La conosco dal 1972, da quando non esisteva l’“Ultima spiaggia”, e si andava con l’ombrellone portato da casa. Era un luogo selvaggio di grande fascino, insieme al borgo storico e a un’atmosfera unica. Ho avuto casa, poi l’ho venduta, ora andrò in agriturismo con i figli piccoli»
Oggi è una spiaggia elegante, ritenuta assai snob
«Mai percepito questo snobismo, nè un’aria da èlite anche se ci sono professori, intellettuali, il principe…»
Parla di Nicola Caracciolo, che ha casa lì
«Certo. Persona squisita, grande ambientalista, difensore storico di quei luoghi, a partire dalla sua battaglia contro la centrale nucleare di Montalto. Oggi dice, sugli immigrati, che bisogna capire che ci sono territori un po’ speciali. Penso abbia le sue ragioni, ho stima e simpatia per lui. Anche se stavolta non ci sono minacce nucleari nè pericoli di inquinamento»
Insomma, cosa pensa di questo caso Capalbio legato ai cinquanta immigrati? Come giudica le reazioni di una certa «sinistra capalbiese»?
«Penso che quella sinistra fosse attesa al varco dalla destra, e dai tanti ex della sinistra, che pensavano: “e adesso vediamo come vi grattate la rogna degli immigrati, voi intellettuali di Capalbio con la puzza sotto il naso…”. E in tanti sono caduti nel tranello con tutte le scarpe, comportandosi come i comuni mortali. Davvero scoprendo l’acqua calda del dramma immigrazione in piena estate. Mi viene da ridere».
Perchè parla di «comuni mortali»?
«Perchè la reazione della sinistra e dell’amministrazione di Capalbio è identica a quella che si registrerebbe in una periferia romana o milanese. È l’atteggiamento comune di fronte all’arrivo improvviso in massa dell’altro, lo spiega nei suoi scritti Hans Magnus Enzensberger. Ricordiamo l’ex Pastificio Pantanella a Porta Maggiore a Roma, occupato nel 1990 da centinaia di immigrati. Fu la stessa storia, ma in periferia e ben 26 anni fa… Insomma, non c’è assolutamente niente di nuovo sotto il sole di Capalbio»
Il sindaco pd di Capalbio, Luigi Bellumori, teme che l’inserimento forzato dei cinquanta nel villaggio di Poggio del Leccio possa provocare problemi di vario tipo
«Un sindaco è un sindaco e deve risolverli, i problemi, non temerli o immaginarli. Se non va bene quella soluzione perchè troppo ghettizzante, che individui locali dismessi, scuole o cascine inutilizzate, uffici postali abbandonati, disseminando gli immigrati in diverse realtà locali favorendo così l’inserimento, lui conosce il territorio. Insomma, parliamo di cinquanta persone! Abbiamo la tendopoli a Milano, il disastro di Ventimiglia, il caso della stazione di Como, non pensiamo al Sud… A Capalbio si potrà pur trovare un modo per affrontare la questione».
Bellumori chiede ai vacanzieri sotto l’ombrellone di smetterla di chiacchierare, di rimboccarsi le maniche e di cercare «nuovi percorsi con l’amministrazione»
«Io penso invece che chi va a Capalbio in vacanza abbia tutto il diritto di stare sotto l’ombrellone perchè c’è un sindaco impegnato nel suo lavoro. Se non è in grado di affrontare l’emergenza, lasci il suo ufficio e se ne vada anche lui in spiaggia e lasci il posto ad altri»
Chicco Testa ha detto: «gli immigrati vengano pure a Capalbio, ma non stiano tutto il giorno a bighellonare».
«Conosco bene Testa, non era solo una facile battuta. Ha ragione: occorre inserire gli immigrati e trovare loro un’occupazione. Ho letto anche l’intervista del prefetto Mario Morcone al Corriere. Mi sembra un approccio corretto: anche se mi chiedo perchè la proposta sia venuta dal capo Dipartimento immigrazione e non dal governo, da un ministro, da un sottosegretario. Vedo gravi lacune dello Stato e dell’esecutivo: il problema è di fatto demandato ai Comuni. Ma dov’è un piano serio dello Stato per la requisizione e l’uso delle caserme inutilizzate, delle scuole dismesse? Aggiungo che c’è una questione legata al rispetto dell’autorità . Le impronte vanno prese a tutti, ci sono articoli del codice molto chiari. Se qualcuno si sottrae, basta fermarlo e obbligarlo a farlo. Senza alcuna violenza fisica, sia ben chiaro: ma è un obbligo. E poi penso alle espulsioni, troppo spesso una inutile formalità : senza accompagnamento alla frontiera, che espulsione è?».
L’Italia riuscirà ad affrontare l’emergenza?
«Bisognerà guardare alla Germania. Certo, sono assai più organizzati di noi. Ma in un anno hanno assorbito più di un milione di immigrati. Possiamo riuscirci anche noi».
E per il caso Capalbio?
«Citerei il vecchio Cartesio, e il suo principio di buonsenso…».
(da “il Corriere della Sera”)
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