INTERVISTA A PATUANELLI (M5S): “LA MANOVRA HA TRADITO TUTTE LE PROMESSE, ORA LAVORIAMO PER L’ALTERNATIVA”
“DAREMO BATTAGLIA SUL PREMIERATO E SUI REFERENDUM, IL QUORUM SI PUO’ RAGGIUNGERE”
Stefano Patuanelli, ex ministro e presidente dei senatori M5S, la manovra è legge. Entrando nel merito: cosa salva?
«Il taglio del cuneo fiscale tutela una piccola fetta di reddito tra i 35 e i 40 mila euro, è davvero poco. Non c’è la crescita, sembra una finanziaria del governo Monti più che Meloni. Avrei voluto fare un minuto di silenzio per la morte della politica industriale. E poi, questa è la terza manovra del governo: sono al 60 per cento del loro tempo disponibile, per così dire, e di tutte le promesse fatte in campagna elettorale non c’è nulla: flat tax, abrogazione della legge Fornero, pensioni a mille euro…».
Vien da dire: magari è un bene.
«Ne sono convinto, ma hanno preso i voti per fare quelle cose».
Poi c’è il metodo, siamo al monocameralismo. Il governo dice: era così anche prima. Risposta?
«Del tutto vero che dal 2019 la manovra è stato approvata con una Camera unica, ma circostanziamo. Nel 2019 c’era un governo appena formato, nel ‘20 e nel ‘21 c’era l’emergenza Covid, nel ‘22 avevano vinto le elezioni da poco. Millantano coesione e appoggio popolare, invece si riducono all’ultimo».
In aula la Lega ha fatto l’elenco delle cose che mancavano: gioco delle parti o insofferenza concreta?
«La coalizione paga la forza elettorale di Fdi: Lega e Fi cercano spazi politici per crescere, ma sono assetati di potere e faranno il possibile per restare in sella nel 2027».
Con Pd e Avs avete tentato di convergere su alcuni punti anche sulla manovra, avete in mente progretti particolari per il 2025?
«Quello utilizzato sinora pensa sia il modo giusto, sulle piccoli e grandi cose abbiamo fatto battaglie comuni, ciascuno con la propria agibilità politica. Noi come M5S abbiamo fatto un passaggio interno importante, un salto senza paracadute, che ci dà maggior vigore per fare opposizione e mandare a casa il governo».
Ma su cosa concentrerete l’attenzione e le proposte?
«Dovremmo fare il possibile perché le riforme non vadano in porto, penso all’autonomia differenziata e ai referendum, sarà la nostra battaglia sui territori. E poi il premierato, che fronteggeremo in aula».
Se venisse confermato il referendum e passasse l’abrogazione dell’autonomia, sarebbe la fine del governo?
«Potrebbe causare forti turbolenze, è la battaglia della Lega e il partito di Salvini sta soffrendo molto, ha poco spazio parlamentare e nelle nomine, senza la riforma bandiera allora il loro atteggiamento cambierà ulteriormente».
Lei crede sia alla portata superare il quorum?
«Ci credo sì, tante volte gli italiani hanno dimostrato che su certi temi partecipano in modo intenso, non è assolutamente impossibile andare oltre il 50 per cento».
Superata la fase costituente, il dialogo col Pd a che punto è?
«In Parlamento non si è mai interrotto, anche se ci sono momenti e fasi diverse. E questo seppure su alcuni temi, ad esempio in Europa, si fa fatica a seguirli, penso in primis il sostegno a una commissione di destra, o sul tema del riarmo. Quindi, a volte facciamo difficoltà, ciò non toglie nulla al fatto che la prospettiva sia quella di costruire un’alternativa».
Se per il 2025 il governo darà il via libera a nuovi aiuti per l’Ucraina, siete pronti, magari assieme ad Avs, a votare invece lo stop ai rifornimenti assieme alla Lega?
«A prescindere da quel che farà la Lega lo proporremo noi, dovranno essere loro semmai ad appoggiarci. Abbiamo una posizione chiara da quasi tre anni a questa parte. Albert Einstein diceva che la vera follia era pensare di fare sempre la stessa cosa, con la convinzione di cambiare le cose».
Ultima cosa: Renzi sembra quasi il più in forma all’opposizione, ultimamente.
«In aula è bravo, ma l’opposizione si fa con il consenso, non con le battute. Su questo fronte è meno bravo…».
(da La Repubblica)
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