INTERVISTA A PIETRANGELO BUTTAFUOCO: “LO STATUTO SICILIANO? FRUTTO DELLA TRATTATIVA”
“COMMISSARIATE LA SICILIA, AUTONOMIA E MAFIA SONO COLLEGATE”
La Sicilia? “Dovete svegliarvi, la situazione è gravissima. La prima emergenza non è la mafia, ma lo Statuto speciale, che nasce dalla prima trattativa Stato-mafia: abolitelo e commissariate la Sicilia”.
Dopo la bocciatura della Finanziaria regionale da parte del commissario dello Stato, si moltiplicano gli allarmi sul rischio di default per l’isola, e Pietrangelo Buttafuoco torna a invocare l’intervento del presidente del Consiglio per commissariare la Sicilia: “Se adesso Renzi vuole togliere il Senato, discutendo sul titolo V non può risolvere alla radice questo problema?
Tranne qualche allarme isolato, i giornali non sembrano preoccupati.
I giornali del Nord non se ne occupano perchè non gliene fotte niente a nessuno della Sicilia, gli interessa solo il brand ‘mafia’. Ma più grave del problema della mafia è questo cancro dell’autonomia. Il famoso uovo che viene prima della gallina è l’autonomia. Prima c’è l’uovo dell’autonomia e poi la gallina della mafia.
Buttafuoco, l’autonomia per la Sicilia è un tabù: in molti la raccontano, con orgoglio, come la pagina più gloriosa della nostra storia.
Ma quando mai. Noi siciliani dobbiamo fare autocritica, qui il primo ostacolo è lo Statuto speciale. Ci vuole un lavoro di ricognizione affettuoso ma crudele: l’Evis (l’esercito separatista, ndr) era inquinato da interessi mafiosi, dobbiamo ammettere che quella stagione conobbe momenti ambigui, tragici, sporchi dove c’erano interessi sovranazionali e si passò dal tragico al pittoresco, dall’offrire la corona di Sicilia a Umberto di Savoia o farne la 51° stella degli Usa. E il bandito Giuliano non era un eroe, non era Bobby Sands. Oggi Cosa Nostra è uno squalo che nuota nel mare dell’autonomia.
E quindi gettiamo l’acqua con tutto lo squalo. Stop temporaneo alle elezioni regionali e un commissario per rimettere a posto i conti. E poi?
Togli l’autonomia e si ricomincia. Se non crei un trauma profondo nella coscienza dei siciliani non ne esci più. È tutta una catena di affetti e di disperazione: dalla formazione al precariato, dai contratti agli appalti, dagli enti ai sotto-enti avvolti nelle nebbie di numeri e di algebre.
La terra frana anche sotto i piedi dei deputati all’assemblea regionale, che hanno iniziato a farsi dare gli anticipi sul Tfr: c’è aria di prendi i soldi e scappa.
Il ceto politico siciliano è il peggiore in assoluto: prima la Sicilia era un laboratorio politico, ora è la fogna del potere, il posto peggiore. Le occasioni elettorali sono concorsi per assegnazioni di posti di lavoro nella forma di consiglio comunale, di consiglio provinciale, di assemblea regionale o di posti di sottogoverno: una soluzione per aprire una pausa nella disoccupazione costante.
E Crocetta?
Un simpatico narciso che fa danno a se stesso e ai cittadini, si trova lì perchè il centrodestra si spaccò, con il beneplacito elettorale di Berlusconi.
Non è che lei ce l’ha con Crocetta perchè tagliò i fondi del Teatro Stabile di Catania, quando lei era il presidente?
Mi sono dimesso molto prima. Non arrivano i soldi, mi tolgo io, pensai, e aiutiamo il teatro
Andò via in polemica con chi l’aveva nominata, Raffaele Lombardo, fondatore del Movimento per l’Autonomia, la stessa che lei ora vuole abolire.
Contro di me aveva scatenato i suoi uomini e aveva tolto i fondi. Mi fecero sfumare l’allegria e la contentezza. Lo Stabile a Catania è il direttore artistico Giuseppe Di Pasquale, l’allievo prediletto di Andrea Camilleri. Facevano la guerra a lui sperando di trovare in me un sicario.
E dunque commissariamo la Sicilia.
E in fretta. I paesi sono sempre più deserti, abbandonati. Sospendiamo le stupidaggini che derivano dalle ebbrezze elettorali. Ho chiesto a Renzi di parlare con i prefetti, di non accontentarsi delle rassicurazioni dei ‘piritolli’ dell’antimafia glamour. Se persino la mafia sta diventando problema secondario, dovete svegliarvi.
Buttafuoco, lei appare “diversamente” democratico.
Io sono borbonico, l’unica sovranità che riconosco è quella del buon re Ferdinando.
Giuseppe Lo Bianco
(da “il Fatto Quotidiano“)
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