L’INCIUCIO VOLUTO DAL COLLE PREPARA LA VITTORIA DEL PDL
BERLUSCONI TENTATO DALLE ELEZIONI MA NAPOLITANO LO FERMA
Berlusconi andrebbe a votare anche domani mattina. I sondaggi vanno benissimo, l’elezione lo salverebbe anche dai processi. Ma non può.
“Ve lo ricordate cosa ha detto Napolitano alla Camera?”.
Siamo a due passi dall’ingresso di Montecitorio. Collaboratori fidatissimi del Pdl si dividono il lavoro con le troupe.
Tutti vogliono una dichiarazione, un’immagine.
Qualcosa che spieghi come mai, il Pdl, sembra non avere nessuna intenzione di mollare il governo Letta per la via.
Per trovare la risposta, però, rimandano tutti a una frase, un inciso, pronunciato dal presidente Giorgio Napolitano davanti al Parlamento riunito: “Mi accingo al mio secondo mandato — diceva nel discorso del 20 aprile — senza illusioni e tanto meno pretese di amplificazione ‘salvifica’ delle mie funzioni; eserciterò piuttosto con accresciuto senso del limite, oltre che con immutata imparzialità , quelle che la Costituzione mi attribuisce. E lo farò fino a quando la situazione del paese e delle istituzioni me lo suggerirà e comunque le forze me lo consentiranno”.
È qui, in queste parole, che il centrodestra legge chiaro il “ricatto” del Quirinale.
Se togliete la fiducia al governo — traducono — io mi dimetto e spetterà al prossimo presidente decidere se sciogliere le Camere.
Così, terrorizzati dall’ipotesi di un Capo dello Stato che si metta alla ricerca di altre maggioranze, i fedelissimi di Berlusconi provano a restare quieti, cercando di portare a casa il più possibile da questa legislatura che, dicono, “durerà almeno due anni”.
Eppure, i numeri li avrebbero dalla loro parte.
Mentre il Pd, dal giorno delle elezioni a oggi, arriva a perdere, secondo alcuni sondaggi, più del 3 per cento; il Pdl galoppa su percentuali di crescita che toccano perfino l’8.
Berlusconi, oggi, governa sulla carta il primo partito d’Italia.
Era ultimo, a febbraio. Superato dal centrosinistra, scavalcato dai Cinque Stelle.
Ma il governo delle larghe intese ha cambiato tutto: ha tagliato le gambe al Pd — che in settanta giorni ha bruciato un premier incaricato, due potenziali presidenti della Repubblica e un segretario — ha messo in crisi quella parte di consenso a Beppe Grillo che credeva fosse giusto sporcarsi le mani con il governo.
Così, paradossalmente, è l’ultimo classificato a rialzare la testa.
Non lo ferma la richiesta di condanna a sei anni del processo Ruby.
Ieri, in un colloquio con il Messaggero, Napolitano lo ha rassicurato: “Capisco chi si trova impigliato” in processi e vicende giudiziarie di rilievo — ha detto — ma “meno reazioni scomposte arrivano, meglio è dal punto di vista processuale”.
Restate calmi, e tutto si risolverà .
Ma al di là delle faccende in Tribunale, sono ancora una volta le questioni economiche a consigliare sangue freddo.
“Siamo sul filo del rasoio con Bruxelles”, ricorda il Quirinale.
Il neo segretario del Pd Guglielmo Epifani ha ammesso che la nostra situazione finanziaria è peggio del previsto, sostiene che ci sia quella “polvere sotto il tappeto” che Bersani aveva paura di trovare al suo arrivo al governo.
Ma sono proprio i falchi del centro-destra quelli che più tirano la corda sui conti italiani: dall’Imu in giù, la credibilità internazionale del governo Letta rischia di finire schiacciata dalle pressioni del partito di Berlusconi.
Lui, comunque, cresce. Ed è lo stesso Grillo, nei comizi che sta tenendo in giro per l’Italia in vista delle amministrative, a dire che la sfida, ormai, è tra loro due.
È convinto che si vada a votare ad ottobre, il leader dei Cinque Stelle.
E, nel dubbio, anche in Parlamento, è cominciato lo scouting.
Se davvero il governo Letta andasse a rotoli e le elezioni però fossero rimandate, il sostegno dei grillini diventerebbe determinante per i democratici.
Raccontano che Berlusconi abbia già messo in conto il rischio e si stia già attrezzando a pescare nuovi Scilipoti, cercandoli tra quelli che, prima di incontrare Grillo, erano elettori del centrodestra.
Nel frattempo, però, meglio restare nell’ombra.
Dopo il caos di Brescia — dove l’ex premier si è trovato una piazza divisa tra fan e contestatori — si è deciso di rinunciare ai comizi per un po’.
“Il presidente Berlusconi è rimasto particolarmente scosso dalle violenze di piazza avvenute a Brescia — fa sapere il coordinatore Pdl Denis Verdini — e ha pertanto deciso di annullare i prossimi comizi elettorali ad eccezione di quello a sostegno di Gianni Alemanno, candidato sindaco a Roma”.
Un altro che era distrutto.
Resuscitato dai guai del Pd e dall’inesperienza dei Cinque Stelle.
Paola Zanca
Leave a Reply