LA “COSTITUENTE” DEI CINQUE STELLE È LA RESA DEI CONTI DEFINITIVA TRA LE DUE CORRENTONE: QUELLA PIÙ BARRICADERA E MOVIMENTISTA DI BEPPE E QUELLA “PROGRESSISTA” DI CONTE
IL FONDATORE SPERAVA CHE I BIG “VETERANI” SI SCHIERASSERO CON LUI, E INVECE PIPPA: FICO, TAVERNA E COMPAGNIA STANNO IN SILENZIO (E SOTTO SOTTO, TIFANO CONTE, CHE POTREBBE TOGLIERE IL VINCOLO DEI DUE MANDATI)
I Cinque stelle la chiamano “costituente”, ma nient’altro è che un congresso. Con due mozioni: quella di Beppe Grillo e quella di Giuseppe Conte. Il primo vorrebbe un Movimento più autonomo dal Pd, più ancorato alle origini, mentre l’ex premier vorrebbe stabilizzare il M5S all’interno del campo largo, strutturarlo di più come partito, libero dai dogmi del vecchio grillismo. E uno dei due, alla fine del congresso, rischia di essere scaricato.
Ma i volti storici del partito, da Roberto Fico a Paola Taverna, da Virginia Raggi a Vito Crimi, da che parte stanno? Grillo si aspetterebbe che prendessero le sue parti, almeno loro, i fedelissimi con cui tante battaglie ha combattuto. Gli devono tutto. E invece la vecchia guardia è stranamente silenziosa.
D’altronde, da una parte c’è l’attaccamento e il rispetto per la figura di Grillo, ma dall’altra c’è in gioco il loro futuro. Se volessero proseguire sotto il segno del Movimento e candidarsi ancora, infatti, avrebbero bisogno dell’appoggio di Conte e della possibilità che il limite dei due mandati venga quantomeno allentato.
Fico ha spesso assunto il ruolo di mediatore. Quando le liti squassavano ogni cosa, toccava a lui ricucire, tenere unite le varie anime. Due estati fa ha fatto da paciere, insieme a Luigi Di Maio, proprio tra Conte e Grillo, che fin dal primo momento non si sono amati. Eppure, questa volta, sembra che Fico preferisca restare defilato
«Non è mai stato un mistero – ragiona un parlamentare vicino al leader – il sogno di Fico di diventare sindaco di Napoli, la sua città, o magari di correre per la Regione Campania». Allo stesso modo, anche Raggi, che spesso era intervenuta in difesa di Grillo e della purezza dei valori del M5S, si è eclissata. «Ed è nota la sua voglia di correre ancora».
L’ex sindaca di Roma aveva già strappato una deroga per ripresentarsi alle comunali a Roma, con il “mandato zero” cucito su misura per lei. Ora potrebbe puntare al Parlamento. E poi, se qualcuno ambisse a diventare ministro o sottosegretario, avrebbe bisogno di tenere in piedi l’alleanza con il Pd per provare a battere il centrodestra. E questa certezza può darla solo Conte.
Tutti, insomma, si muovono con prudenza. L’unico a intervenire pubblicamente è l’ex ministro Danilo Toninelli, che è tutt’ora uno dei tre probiviri del Movimento 5 stelle: «Questo processo costituente è morto in culla: non si può rilanciare nulla se alla base c’è un litigio autodistruttivo tra Grillo e Conte». Senza un accordo tra i due, quindi, «l’unica strada possibile è una separazione consensuale».
Le truppe cresciute sotto il cappello dell’ex premier ormai si sentono più contiani che grillini. Non hanno problemi, quindi, a schierarsi pubblicamente dalla parte del leader. «L’assemblea degli iscritti è sovrana», dice la senatrice Alessandra Maiorino, che si scaglia contro il tentativo del fondatore di «mettere dei paletti: non sarebbe democratico» e fa emergere, prosegue, una certa «paura da parte di Grillo».
(da agenzie)
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