LA NUOVA OPPOSIZIONE A PUTIN HA IL CAMICE BIANCO
“LE AUTORITA’ MENTONO” DICE ANASTASIA VASILEVNA, A CAPO DELLA PROTESTA DEI MEDICI PER ESSERE STATI LASCIATI SENZA PROTEZIONI… E ALCUNI DI LORO “CADONO” DALLA FINESTRA NEL PURO STILE DEL KGB
Russia codice rosso. Oltre diecimila nuovi casi al giorno, oltre mille morti, quasi 150mila contagiati: sono i numeri tristi che le istituzioni aggiornano quotidianamente al rialzo. La Federazione affronta una tragedia: ha ufficialmente superato per numero di contagi Cina, Iran, Turchia, divenendo il settimo Paese al mondo più colpito dal Covid-19.
“La situazione rimane molto difficile e il picco non è ancora arrivato” ha detto ai cittadini lo stesso Vladimir Putin che a marzo scorso aveva rassicurato, facendo eco alle dichiarazioni del suo Governo, che tutto era “sotto controllo”.
“Caro Vladimir Vladimirovich, ho appena scoperto che il test è risultato positivo. Mi autoisolerò, seguendo gli ordini dei medici per proteggere i miei colleghi”. In videoconferenza il premier Mikhail Mishustin ha comunicato al presidente – e al resto del Russia che li ha osservati sul canale statale Rossya24 — di aver contratto il Covid-19.
È la nuova Duma degli schermi: gli uomini più potenti di Mosca si guardano negli occhi, ma senza incontrarsi da settimane, specchiandosi solo da un monitor all’altro. Una situazione senza precedenti in un’irriconoscibile e deserta Federazione in quarantena, dallo scontento sempre meno silenzioso.
Tra mura e corridoi del Cremlino sfugge ai controlli il virus, che ha colpito anche il ministro delle Costruzioni, Vladimir Yakushev, e il suo vice.
Nei dintorni dei palazzi del potere è muta la città dove “il 2% della popolazione ha contratto il Covid-19”, ha riferito il sindaco di Mosca, Sergey Sobyanin, a capo della task force contro l’emergenza, costretto ad ammettere anche che “la minaccia sta aumentato”.
Epicentro della pandemia rimane la Capitale, ma se la crisi peggiore si registra nelle grandi città , nel resto delle Regioni la diffusione dell’infezione è solo all’inizio ed esploderà — secondo alcune stime – ad agosto.
Non sono state però rinviate – come il referendum costituzionale che doveva aver luogo lo scorso aprile – le elezioni per eleggere governatori di 18 delle 85 Regioni russe, previste il prossimo 13 settembre. Il Cremlino scricchiola dinanzi a una matrioska di catastrofi, una incastrata nell’altra: la guerra epidemiologica e la crisi economica, entrambe congelate nel silenzio di un lockdown che durerà ufficialmente fino al prossimo 11 maggio.
“Le stime che leggete comunque non sono affidabili, le autorità mentono” dice al telefono Anastasia Vasilevna, 36 anni, due figli piccoli e una madre oftalmologa di formazione sovietica.
Ha fondato nel 2018 il sindacato Aljanz Vracej, alleanza dei medici, ed ha cominciato già mesi fa ad avvertire i concittadini della gravità della situazione. Cresta bionda, occhi piccoli e neri, mascella pronunciata: la Vasylevna si batte quotidianamente per i suoi colleghi in corsia, ma quasi mai si è lasciata immortalare sorridendo, ribadendo spesso che fare politica non era il suo scopo. Mantiene sempre un occhio sui termometri nelle corsie, un altro sulla telecamera dove centinaia di migliaia la ascoltano sui social.
È stata arrestata ed inquisita lo scorso aprile per aver sfidato la propaganda in variazione cromatica giallo canarino: il colore dello scafandro che si è infilato Putin due mesi fa, quando ha deciso di farsi riprendere mentre passeggiava tra i letti dei malati di Covid-19 all’ospedale Kommunarka.
Sempre di color giallo, ma quello di Amnesty International, è stata la solidarietà internazionale che la Vasylevna ha ricevuto quando è finita con le manette ai polsi nella regione di Novgorod dopo aver consegnato strumenti protettivi, mascherine e respiratori, ai suoi colleghi “che combattono col fuoco a mani nude” nella trincea sanitaria russa “mentre il Cremlino invia aiuti all’estero, in Italia e in America.
Quello che sta accadendo in Russia è un crimine contro il popolo, le persone semplicemente muoiono nei corridoi” di ospedali saturi, riferisce.
Più spaventata dal Covid-19 che dalla comunque invincibile Mosca delle autorità , ribadisce: “continuerò a difendere i miei colleghi, non rimarrò seduta e zitta a guardare. Siamo sull’orlo della catastrofe. Possono anche ammazzarmi: qualcun altro prenderà il mio posto, la verità non la nascondi”.
Da Mosca a Pietroburgo sempre più dottori ed infermieri russi si dimettono in piena emergenza per protestare contro la carenza di strumenti protettivi. Poichè nessuno lo fa, i medici della Federazione hanno cominciato a contare da soli in una spisok pamjati, una “lista della memoria”, tutti gli operatori sanitari — medici, infermieri, addetti alle pulizie in laboratori ed ospedali — rimasti vittime del Covid-19: ad oggi 91.
Alcuni muoiono per aver contratto la malattia, altri solo per averla nominata ad alta voce: rimane in condizioni critiche Aleksandr Shulepov, il terzo medico misteriosamente “caduto” dalla finestra dell’ospedale dove lavorava, dopo aver denunciato in un video sui social le condizioni in cui era costretto a lavorare.
(da “Huffingtonpost”)
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