LA PASTA STA RAGGIUNGENDO PREZZI FUORI CONTROLLO: A MARZO IN MEDIA UN CHILO COSTAVA 2,13 EURO, OVVERO IL 25,3% IN PIÙ DI UN ANNO FA QUANDO IL COSTO MEDIO SI FERMAVA A 1,70
UN PREZZO NON GIUSTIFICATO VISTO CHE IL COSTO DEL GRANO È TORNATO A SCENDERE A DIFFERENZA DI QUELLO DEI PACCHI DI PASTA VENDUTI NEI SUPERMERCATI… QUALCUNO SPECULA, IL GOVERNO SE NE FOTTE
A sferrare il primo attacco sul caro-pasta è stata Coldiretti, a ruota sono arrivati i consumatori invocando l’intervento di Mister prezzi, chiamando in causa l’Antitrust e le procure e rilanciando le accuse contro i produttori, che a loro volta han tirato in ballo le fluttuazioni di mercato contro cui «non possono far nulla».
La «guerra del maccherone» è combattuta da giorni a suon di numeri, i costi del grano duro che negli ultimi tempi sono letteralmente crollati e quelli della pasta, uno dei vanti del made in Italy, che nello stesso lasso di tempo sono aumentati del 18/25/35% a seconda delle stime a fronte di una inflazione che a marzo è scesa al +7,6%.
Quelli di Coldiretti, guardando l’andamento dei prezzi medi al consumo, parlano di «chiara distorsione» del mercato.
Secondo l’Osservatorio del Ministero del Made in Italy a marzo in media un chilo di pasta costava 2,13 euro, ovvero il 25,3% in più di un anno fa quando il costo medio di spaghetti penne e rigatoni si fermava a un euro e 70.
In base ai dati elaborati da Assoutenti il record spetta ad Ancona, dove il prezzo medio si attesta a 2,44 euro al chilo, a seguire Modena (2,41), Cagliari (2,40), Bologna (2,39) e Genova (2,38). Tra le grandi città Torino tocca quota 2,29, Milano 2,15, Roma 2,30 e Napoli 1,88. La città più economica è Cosenza, dove per due pacchi di pasta basta un euro e 48.
Di contro le quotazioni del grano duro sono pressoché uniformi lungo tutta la Penisola a 38 centesimi di euro al chilo. E se nei primi sei mesi del 2022 il grano duro costava 550 euro a tonnellata negli ultimi giorni è arrivato a costare 360-390 euro a tonnellata
Secondo gli operatori del settore occorrerà aspettare qualche mese per vedere i prezzi al dettaglio della pasta scendere, anche perché la grande distribuzione nel 2011 ha fatto aspettare mesi prima di riconoscere ai produttori i rincari delle materie prime che già allora segnavano forti aumenti. Nell’attesa l’unica via di scampo che hanno i consumatori è quella di aggrapparsi alle offerte promozionali.
(da La Stampa)
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