LA PIOGGIA VI HA DISTRUTTO LA CASA? ADDIO RISARCIMENTI
SUSSIDI, ACQUA E ALLUVIONI: I SOLDI NEGATI AI PIU’ DEBOLI… I GOVERNI NON HANNO MAI STANZIATO UN EURO PER RISARCIRE IL PRIVATO CITTADINO
Quando qualcuno dirà ancora spending review oppure — nel caso sia un tecnico di fede brussellese — consolidamento fiscale, ricordatevi quanto segue: se per disgrazia un’alluvione o un terremoto distruggerà la vostra casa è assai probabile che lo Stato non vi darà una mano a ricostruirla.
Come dimostrano i dati che seguono, infatti, l’Italia ha praticamente abdicato ai doveri di solidarietà verso i suoi cittadini.
Solo nel 2013-2014 il governo ha dovuto emanare per 27 volte lo “stato d’emergenza” per eccezionali eventi atmosferici in territori che coinvolgono quasi tutte le regioni italiane: dopo la prima emergenza — quella in cui la Protezione civile si occupa di salvare la vita alle persone, dar loro cibo, un tetto e cure — non resta mai neanche un euro per la seconda fase, quella in cui bisognerebbe ristorare le perdite subìte tanto dai privati che dal pubblico.
In questo biennio alle richieste di danni per complessivi 4,5 miliardi (senza contare la nuova alluvione in Liguria di una settimana fa) i governi Monti, Letta e Renzi hanno risposto con stanziamenti per 315,9 milioni in tutto, soldi che sono stati usati tutti per gestire le emergenze (nell’apposito Fondo nazionale, per dire, in questo momento non c’è neanche un euro).
Eppure non si tratta di una cosa di cui la politica non si sia occupata: l’ultimo intervento legislativo sul tema è dell’estate 2013 (governo Letta) e prevede che Protezione civile e Regioni facciano una “ricognizione dei fabbisogni per il ripristino delle strutture e delle infrastrutture, pubbliche e private, danneggiate, nonchè dei danni subiti dalle attività economiche e produttive” per poi procedere al ristoro “entro i limiti delle risorse finanziarie disponibili”.
Ecco, il numero dei relativi stanziamenti chiarirà al lettore (o ai commercianti di Genova a cui Matteo Renzi ha promesso risarcimenti via Facebook) cosa aspettarsi in un caso del genere: zero, neanche un euro.
Alle regioni, però, durante il governo Monti è stata assegnata una possibilità che aggiunge il danno alla beffa: se proprio gli servono i soldi per rimettere a posto le cose, possono sempre alzare le tasse locali.
Scorrere l’elenco delle 27 emergenze di questi ultimi due anni significa ricordare storie, volti, vittime, territori disastrati apparsi nei telegiornali e presto dimenticati.
Tra piogge e trombe d’aria, ad esempio, questa estate pezzi di Lombardia sono stati strapazzati dal maltempo: 87 milioni di danni secondo la ricognizione, ma lo stanziamento è stato di soli 5,5 milioni di euro.
In Abruzzo, l’alluvione verificatasi tra il novembre e il dicembre 2013 ha causato 296 milioni di danni: il governo ne ha concessi 13.
La stessa storia si ripete dovunque: la Basilicata è stata colpita due volte tra gennaio e febbraio per 261 milioni di danni certificati, ne ha avuti in tutto 21,5; due emergenze anche in Calabria (novembre 2013 e febbraio 2014) che comportano risarcimenti per quasi 300 milioni a fronte di uno stanziamento governativo di 2,8 milioni.
Ci sono casi peggiori. Guidano la fila le Marche: in due successivi disastri atmosferici (autunno 2013 e primavera 2014) Regione e Protezione civile hanno contato distruzioni per 764 milioni in tutto, da Roma sono arrivati 30 milioni.
Oppure l’Emilia Romagna: 4 stati di emergenza (al netto del terremoto del 2012), danni totali per circa 550 milioni, fondi per 62 milioni.
E poi ci sono la Toscana — quattro emergenze anche qui tra alluvioni, piogge torrenziali, trombe d’aria e 532 milioni di danni conteggiati a fronte di un contributo di 41,8 milioni — e il Lazio, dove le piogge di inizio anno hanno causato danni per 427 milioni cui il governo ha reagito con uno stanziamento di 22 milioni e mezzo.
Giova ribadirlo: la seconda fase, quella dei risarcimenti, a Roma non è mai partita.
Il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, ha sostenuto più volte che — se questo è lo stato della finanza pubblica — allora l’unica soluzione per garantire i risarcimenti è “l’assicurazione obbligatoria contro le calamità ” (com’è ora per la Rc auto, per capirci): solo che oltre a essere un ulteriore costo per cittadini e imprese, l’assicurazione obbligatoria andrebbe accompagnata da sgravi fiscali e dunque avrebbe un costo per l’erario in termini di mancati incassi.
Il sottosegretario Graziano Delrio, qualche giorno fa a Genova, non s’è sbilanciato: “Vediamo…”.
Sperando che il piano contro il dissesto idrogeologico da 9 miliardi in 7 anni lanciato da Renzi funzioni: niente risarcimenti, ma almeno meno gente da risarcire.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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