LA SUPERCAZZOLA DI RENZI DEI SUSSIDI AI PRECARI: IL GOVERNO NON GLI DA’ UN EURO
IL SISTEMA DI SUSSIDI UNIVERSALI DOVREBBE ANDARE A SOSTITUIRE I FONDI DESTINATI ALLA CASSA INTEGRAZIONE, MA A FRONTE DELL’ESIGENZA DI AUMENTARLI IN REALTA’ IL GOVERNO LI HA ADDIRITTURA RIDOTTI
L’ufficialità è arrivata nella tarda serata di venerdì.
Il governo ha messo in votazione il suo emendamento sui fondi da assegnare ai nuovi ammortizzatori sociali previsti dal Jobs Act: quelli che dovrebbero essere universali e permettere a “Marta, 28 anni, che è incinta ma non ha il diritto alla maternità a differenza delle sue amiche dipendenti pubbliche” — il personaggio che Matteo Renzi chiama in ballo per spiegare quant’è di sinistra — di partorire senza stare troppo a preoccuparsi (ammesso che non abbia perso il lavoro proprio perchè è incinta). Ebbene, da venerdì sera quella del premier è ufficialmente una bugia.
ELENCHIAMO I FATTI
La legge delega sul lavoro — noto come Jobs Act — sostiene che verrà creato un sistema di sussidi universali: non più solo i garantiti, ma anche i precari potranno avere l’assegno di disoccupazione o la maternità e in più la formazione e l’accompagnamento verso un nuovo posto di lavoro.
In cambio, viene abolita la Cassa integrazione in deroga: il sostegno al reddito è legato alla persona, questa la filosofia di base, non al posto di lavoro.
Diciamo pure che sia una buona idea, ma ovviamente è più costosa rispetto agli attuali ammortizzatori sociali appannaggio dei soli “garantiti”.
E qui i conti cominciano a non tornare: di sola Cassa in deroga, infatti, nel 2014 spenderemo un po’ di più di due miliardi di euro (erano tre l’anno prima).
E quanto ha messo da parte il governo per i fantomatici (e mai definiti nel dettaglio a tutt’oggi) nuovi ammortizzatori sociali universali?
Un miliardo e 700 milioni in tutto, cioè meno di quanto si è speso quest’anno per la Cig in deroga.
Cosa si paga con una cifra del genere? Niente che possa definirsi “universale”, nè che renda più di una bugia la frase “nella legge di stabilità 2015 avremo le risorse per ampliare la gamma degli ammortizzatori sociali riducendone il numero” (Renzi lo annunciò alle Camere a settembre).
La supercazzola del presidente del Consiglio sugli ammortizzatori sociali disegnati dal Jobs Act non è peraltro senza effetti politici: estenderli anche a chi non li ha era l’ultima frontiera dietro cui s’era asserragliata la minoranza del Pd.
Gianni Cuperlo, sfidante di Renzi alle primarie, è stato insolitamente netto. “Così come è, il Jobs Act non lo posso votare, ha scandito all’assemblea costitutiva di “Sinistra-Dem” a Milano: “In quel ddl delega ci sono rischi gravi e seri di incostituzionalità ”, ad esempio “sugli aspetti di disuguaglianza che si creano tra lavoratori” (chi è già assunto avrà l’articolo 18, chi lo sarà in futuro no).
Spiega Stefano Fassina al Fatto Quotidiano: “Sono due mesi che Renzi fa propaganda contro la precarietà e su questi generici ammortizzatori sociali universali, ora però per finanziarli nella manovra mette meno soldi di quello che spendiamo oggi in cassa integrazione in deroga. Un piatto di lenticchie. Allora, visto che nemmeno si riducono le decine di contratti precari esistenti, il risultato vero di questo Jobs Act è quello che resta: la libertà di licenziare”.
Perfida la conclusione: “Della serie: La sinistra dalla parte dei più deboli e Le parole che producono fatti” (due citazioni testuali della lettera che Renzi ha inviato a Repubblica per spiegare pure a Ezio Mauro che lui è di sinistra).
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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