LA POVERTA’ CHE VOLA, I NUOVI “MISERABILI” E IL REDDITO DI BOSSI
AFFAMARE I CITTADINI PER COSTRINGERLI AD ACCETTARE LAVORI PRECARI E SALARI DA FAME
Due storie di casa nostra. La scorsa settimana, alle porte di Mantova, una signora di 65 anni è stata beccata mentre mangiava in un supermercato cibo che non poteva permettersi, 18 euro di prima necessità. Quando sono arrivati i carabinieri, che hanno pagato il conto, è scoppiata a piangere spiegando che attraversava una grave crisi economica, che quello era il suo unico pasto della giornata e che aveva fame.
A Roma un disoccupato di sessant’anni è svenuto per la strada mentre era in giro a cercare un lavoro per mantenere se stesso e il figlio di 12 anni: non mangiava da tre giorni. Aveva bussato a moltissime porte, invano. Anche in questo caso è stato provvidenziale l’intervento della Polizia locale che ha improvvisato una colletta di beni di prima necessità tra cui anche un telefonino, per non perdere i contatti.
La storia è finita sui giornali e poi ancora, con molta più enfasi, qualche giorno più tardi, quando la moglie del presidente della Lazio ha chiamato il sessantenne per offrirgli un lavoro.
Martedì la Banca mondiale ha reso noto uno studio secondo cui quasi 700 milioni di persone, pari all’8,5% della popolazione mondiale, vivono in condizioni di povertà estrema, con meno di 2,15 dollari al giorno. La lotta alla povertà è a un punto morto: “I progressi si sono bloccati a causa della bassa crescita, delle battute d’arresto dovute al Covid-19 e della crescente fragilità”.
Anche l’Italia fa la sua splendida figura: secondo un’inchiesta dell’economista Andrea Segrè e della professoressa Ilaria Pertot – che si può leggere in La spesa nel carrello degli altri. L’Italia e l’impoverimento alimentare (Baldini+Castoldi) – per arrivare a fine mese un italiano su tre è costretto a scegliere prodotti in scadenza, uno su due ad acquistare online a caccia di offerte super scontate, uno su tre a fare la spesa esclusivamente in discount. Ieri è stato diffuso il “Rapporto sulle povertà nella diocesi ambrosiana”: nel 2023 si è registrato un aumento significativo di lavoratori che, nonostante uno stipendio, non riescono a far fronte alle spese mensili e si rivolgono alla Caritas.
Secondo l’Istat nel nostro Paese l’indice di povertà assoluta è passato, nell’ultimo anno, dal 7,7 per cento all’8,5 per cento della popolazione, cioè più di 5,7 milioni di cittadini. L’inflazione ha toccato in particolare i generi alimentari, causando un incremento della spesa per le famiglie del 9 per cento, e questo ovviamente ha pesato soprattutto sulle fasce più deboli.
In questa sempre più drammatica situazione sociale, come è noto, sono stati aboliti reddito e pensione di cittadinanza, a seguito di una vergognosa campagna contro i “furbetti” portata avanti con la bava alla bocca dai maggiori mezzi d’informazione, eccitati come cani da muta per la sola ragione che il reddito era una misura voluta dai 5 Stelle. Risultato? Per colpire qualche disonesto hanno affamato gente che sviene per la strada cercando lavoro o che si ritrova a 65 anni a dover rubare un pezzo di pane al supermercato, come Jean Valjean nei Miserabili. L’attuale governo ha abolito il reddito con lo slogan “da oggi chi può lavorare e si rifiuta di farlo non prenderà più un euro dallo Stato” (Salvini in testa). A proposito di Lega, Riccardo Bossi, primogenito del Senatur, è appena stato rinviato a giudizio perché secondo i pm avrebbe percepito indebitamente il reddito di cittadinanza, incassando 43 mensilità da 280 euro per un ammontare di quasi 13 mila euro. Ma a parte i furbetti, dai cognomi illustri o meno, il punto è che il governo che letteralmente affama i cittadini lo fa perché così sono costretti ad accettare contratti sempre più precari (vedi ddl Lavoro) e salari, appunto, da fame. Per la gioia (anche) di padroni e padroncini, i loro elettori.
(da il Fatto Quotidiano)
Leave a Reply