LA SCOMPARSA DELLA SINISTRA
IDENTIFICATA CON LA CASTA, DA TEMPO AVEVA PERSO CONTATTO CON LA BASE: TROPPI SALOTTI E POCHE FABBRICHE… MA EMARGINARLA E’ UN ERRORE
Non siamo tra quelli che si sono stupiti per la debacle elettorale della Sinistra radicale, che si chiami arcobaleno, sinistra critica o altro. Non siamo neanche tra coloro che, dopo essere stati zitti o pavidi per anni, adesso saltano come grilli, felici che Bertinottti & C. siano stati esclusi dal Parlamento. In questi giorni vediamo troppi “lecchini” in giro, soprattutto sulla stampa e sui media, intenti ad incensare i “vincitori”, attribuendo meriti e stilando biografie mirabili a personaggi impresentabili. Saltare sul carro del vincitore è un tipico sport italiano, è risaputo. Poichè siamo tra coloro che la “sinistra antagonista” e anche quella ” istituzionale” l’abbiamo combattuta sempre, con la forza delle idee e delle denunce e se permettete anche della cultura, non ci piace in questi giorni la compagnia di chi ha aspettato la “cerimonia funebre” per sgomitarsi in prima fila alle esequie della Sinistra radicale, dopo essere stato ben chiuso in casa a doppia mandata per anni, a difendere l’argenteria di famiglia e il conto in banca. Chi non si era mai “esposto” ( neanche dalla finestra), ora agita bandiere azzurre dal davanzale e lancia anatemi e proclami, analisi e sintesi.
Partiamo da una considerazione della giornalista Ritanna Armeni: ” Mi sento orfana, mi sembra di essere davanti a un mio caro che è morto. Non credo nella resurrezione, spero però che si costruisca una nuova forza. Il partito guidato da Bertinotti ha sbagliato, si è istituzionalizzato troppo, ha rotto la complicità con il suo popolo” e aggiunge ” Ha finito per confondersi con la Casta, è stata una operazione elettoralistica priva di passione”. Valentino Parlato, padre storico della Sinistra e fondatore de il Manifesto ritiene che ” nell’arcobaleno c’erano troppi colori, non si può continuare con gli egoismi”, mentre Mario Capanna parla “della fine di un ente inutile, la sinistra arcobaleno, che era solo un assemblaggio di forze, senza una idea alternativa di società e di futuro, occorre ritornare alla democrazia diretta, ai movimenti”. Ma le critiche più dure arrivano dal leader della Rete 28 aprile, dal capo dell’anima critica e operaista della Fiom, Giorgio Cremaschi che dice ” E’ una disfatta, ora spero che abbiano il buongusto di chiedere scusa e andarsene tutti, non solo Bertinotti. La Sinistra radicale è nel Paese, chi aveva la pretesa di rappresentarla in Parlamento era ormai una elite romana interna al Palazzo. La Sinistra ha avuto la sfortuna di essere rappresentata da chi non aveva più credibilità . Non si può stare al Governo e poi chiedere voti su una politica di segno opposto” .
Dalla analisi emerge una considerazione generale, che vale per tutta la politica italiana: la gente pretende coerenza, se prometti devi mantenere, essere credibile nel passaggio dalle parole ai fatti. Facile vincere le elezioni ( spesso il successo matura per l’errore degli avversari), difficile governare ( dove conta la capacità di farlo).
La stampa ha sempre rappresentato questi partiti come referenti della classe operaia, ma avevano taciuto, ad es, che ai funerali delle vittime della Thyssen, Bertinotti lo hanno quasi dovuto portare via di peso e protetto. Segnali importanti di un filo spezzato tra base movimentista e parlamentari intenti a viaggi a Bali, frequentazioni dei salotti bene della Capitale e anteprime di spettacoli.
E’ su questi temi che ha battuto il ns. sito; ad es., l’incoerenza, la demagogia, l’imborghesimento, la corsa al potere e agli agi che ne derivano. Stare un po’ lontani dalla “mensa romana” non potrà che fare bene alla sinistra radicale, sotto questo aspetto, almeno ai propri vertici. Per la base è diverso, vuol dire non avere più una rappresentanza istituzionale, ritrovarsi “extraparlamentari”, impossibilitati a trovare “uno sfogo” a istanze e necessità . Andreotti, politico acuto e di grande esperienza, teme un ritorno al movimentismo di piazza e forse anche a manifestazioni eversive e violente, qualche imbecille a destra ride e sottovaluta, incapace di una analisi che non sia quello di come “acchiappare un posto di sottogoverno”, gli unici conti che sa fare…
Noi riteniamo che il compito del Governo di centro che governerà l’Italia sia quello invece di tagliare l’erba alle radici. Non con le forze dell’ordine, ma con una politica sociale e popolare che avvicini la base potenziale della sinistra, con misure “pesanti” in termini di occupazione e di lavoro, controllo dei prezzi e adeguamenti al costo della vita. Altrimenti si può aver vinto una competizione elettorale, ma non si vincerà mai “la madre di tutte le battaglie”, quella di dimostrare che una destra sociale rappresenta meglio della sinistra le istanze del proprio popolo.
Non ha importanza se loro non hanno avuto spesso rispetto di noi. Noi siamo diversi e abbiamo rispetto di loro, c’e tanta gente per bene anche nella sinistra radicale ( più alla base che ai vertici). Ma non siamo abituati a gioire delle disgrazie altrui, preferiamo meritarci, con la forza delle nostre idee e dei nostri valori, la stima degli elettori dopo che ci hanno premiato, non prima. Altrimenti chi oggi esulta domani magari si ritroverà a provare la stessa esperienza: la politica italiana è spesso solo un gioco di giri contabili di montagne russe dove si sale e si scende. Chi ha avuto la fortuna di salire non stia a guardare con disprezzo chi sta sotto, pensi a meritare la “camera con vista”…
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