LA STORIA DI TOM, INCINTA CON MINACCIA DI ABORTO, ABBANDONATA PER 38 GIORNI SENZA UN MEDICO SULLA PETROLIERA CHE L’AVEVA SOCCORSA IN MARE
SOLO DOPO CHE LA MARE JONIO E’ ANDATA A PRELEVARLA SULLA NAVE DELLA MAERSK BLOCCATA DAVANTI A MALTA HA POTUTO ESSERE PORTATA D’URGENZA IN OSPEDALE A POZZALLO… L’EUROPA E’ UNA VERGOGNA
Almeno lei, la donna camerunense incinta rimasta per 38 giorni in condizioni disperate a bordo della petroliera Maensk in mezzo al mare di Malta aspettando di poter sbarcare, almeno lei ( insieme al marito) adesso è a terra.
Se non fosse stato per l’iniziativa di Mediterranea Tom Alum, 37 anni, al quarto mese di gravidanza, probabilmente avrebbe perso il bambino. Nell’hotspot di Pozzallo dopo una visita in ospedale che l’ha tranquillizzata sulle ripetute minacce di aborto che aveva accusato senza che un medico potesse vederla.
Per gli altri suoi 25 compagni di viaggio, salvati il 5 agosto dalla nave danese su richiesta del centro di ricerca e soccorso di Malta, prosegue l’attesa.
Adesso sulla Mare Jonio e quantomeno con un team sanitario in grado di affrontare quelle condizioni psicofisiche al limite che invano il comandante della Maersk aveva segnalato ( nella più assoluta indifferenza dell’Europa) prima che la nave di Mediterranea Saving Humans ieri decidesse di intervenire e farsi carico dei migranti.
Dopo l’evacuazione d’urgenza della donna in gravidanza e del marito, la Mare Jonio si è fermata fuori dalle acque territoriali nazionali a circa 15 miglia nautiche dal porto di Pozzallo dopo aver chiesto alle autorità Italiane l’assegnazione di un porto sicuro. “Non abbiamo finora ricevuto alcuna indicazione – dicono dalla Mare Jonio – La notte a bordo è trascorsa tranquilla, ma i nostri ospiti continuano a chiedere notizie del loro sbarco e le loro condizioni fisiche e psicologiche rimangono gravi e preoccupanti. Devono essere portati a terra al più presto. Basta poco per far finire adesso questa vergogna.”
E in condizioni di emergenza è anche la Open Arms che, alla sua prima missione dopo lo stop provocato dal coronavirus, ha preso a bordo in tre salvataggi 275 persone ora tutte ammassate sul ponte protetti dalle coperte termiche.
Anche gli spagnoli chiedono un porto sicuro: “276 persone, 276 vite, 276 storie. Dopo le violenze e gli abusi, dopo giorni abbandonati in mare, non è sul ponte di una nave che dovrebbero trascorrere queste ore, ma in un luogo sicuro, tutelati dalle nostre costituzioni democratiche”.
(da agenzie)
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