LA TASSA SULLA PRIMA CASA PER I RICCHI E’ UNA BUONA IDEA, MA C’E’ LA CAMPAGNA ELETTORALE
L’UE SUGGERISCE DI REINTRODURLA, IL GOVERNO HA PAURA DI PERDERE CONSENSI… BASTEREBBE MODULARE LA TASSAZIONE ALLE DIVERSE FASCE DI REDDITO
Reintrodurre la tassazione della prima casa sugli immobili per i proprietari più ricchi.
La proposta non proviene da Bertinotti ma dalla Commissione Europea, che nelle raccomandazioni all’Italia ha indicato questa strada per aumentare il gettito ricevendo in risposta un secco no.
E a pronunciarlo è stato proprio quel Pier Carlo Padoan a cui invece piaceva l’aumento dell’IVA per tagliare il cuneo fiscale.
E che proviene dall’OCSE, che in febbraio aveva proposto di reintrodurre l’IMU per tutti. Bruxelles da anni predilige un abbassamento delle tasse sul lavoro a scapito di quelle sulle proprietà , giudicate più eque e meno penalizzanti per la crescita.
E chiede anche di portare a termine la riforma del Catasto, impostata e poi rimandata prima da Renzi e poi da Gentiloni perchè avrebbe un effetto negativo sull’elettorato.
L’Italia, che è formalmente terza nella tassazione sugli immobili in Europa, con l’eliminazione totale della tassa sulla prima casa ha visto il rapporto con il PIL scendere all’1,25% e finire a metà della classifica guidata dalla Francia.
Scrive Repubblica che il risparmio, calcolato dalla Uil servizio politiche territoriali, è in media di 198 euro a testa per ciascuno dei 19 milioni di proprietari.
Ma se questa è la media della Penisola, nei grandi centri il sollievo per chi possiede la prima abitazione è maggiore e può raggiungere, anche in questo caso in media, circa 431 euro. Ma togliere la tassa sulla prima casa a tutti, senza distinzioni di reddito o patrimonio, è sembrato un regalo:
Si può replicare a Bruxelles che in realtà per le “prime case” di lusso e per le ville la tassa non è stata mai abolita, ma è chiaro che il taglio “lineare” effettuato dal governo dal 2016 non tiene conto del reddito dei proprietari e spesso risulta poco equo.
Del resto quando Renzi decise di eliminare con un colpo netto la Tasi-Imu prima casa, sganciando agli italiani un assegno di quasi 4 miliardi, ci si accapigliò.
A molti sembrò un regalo ai più abbienti: si propose così, in alternativa, di tornare alle detrazioni progressive di Prodi del 2008 che azzeravano quella che allora si chiamava Ici ma solo per il 40 per cento delle famiglie; oppure addirittura al meccanismo di Monti, che reintrodusse la tassa sulla prima casa dopo la parentesi “abolizionista” di Berlusconi, garantendo una detrazione forfettaria di 200 euro.
Si propose anche di graduare l’esenzione dall’Imu prima casa legandola all’Isee, il reddito che serve per accedere ai servizi sociali oppure di eliminarla per il 17 per cento di italiani che pagano il mutuo sulla prima abitazione.
Insomma: cancellare la tassa progressivamente, garantendo solo ai redditi più bassi una completa esenzione.
Reintrodurre una tassa sulla prima casa per i più ricchi non sembra esattamente un’idea da Soviet Supremo: recuperare solo una parte dei 4 miliardi legandola al patrimonio e garantendo ai redditi bassi una completa esenzione invece è un suggerimento corretto.
Ma farlo durante la campagna elettorale per le amministrative (visto chi la riscuote) e in vista delle elezioni politiche non è possibile per una politica il cui orizzonte di lungo periodo è la settimana prossima.
(da “NextQuotidiano”)
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