“MI MANDA RAI3” OSCURA L’IMPRENDITORE CHE LOTTA CONTRO LA ‘NDRANGHETA
IL SERVIZIO RINVIATO DOPO UNA LETTERA DI ESPONENTI DEI CLAN…UNA PETIZIONE DI PROTESTA IN POCHE ORE HA RACCOLTO 7.000 FIRME, CHIESTO L’INTERVENTO DELLA REGIONE
E’ polemica per la decisione della Rai di rinviare il servizio su Rolando Fazzari, l’imprenditore titolare della Ligur Block che si è ribellato alla ‘ndrangheta e che chiede finora senza risultati l’aiuto delle istituzioni.
Proprio nella giornata in cui si sommano celebrazioni talora un po’ retoriche per ricordare le figure di Falcone e Borsellino, colpiti dalle stragi mafiose di 25 anni fa, la trasmissione “Mi manda Rai3” aveva in mano un piccolo scoop, con le immagini dell’attentato con furti e devastazioni scoperto domenica proprio dalla Rai e dallo stesso, Fazzari, saliti insieme negli impianti per preparare il servizio che avrebbe accompagnato la trasmissione di questa mattina.
Qualcosa di concreto, insomma, per collegarsi alle tragedie che oggi vengono ricordate. Gli autori della trasmissione fanno sapere che non erano preparati a un copione di questo genere perchè il programma si dedica ai problemi tra cittadini e burocrazia, ma assicurano che si tratta solo di un rinvio.
Non ci conta molto, invece, Christian Abbondanza, della Casa della legalità di Genova : «Pare che “Mi manda Ninetto…” abbia più peso di “Mi manda Rai 3”. Anche il 23 maggio, anniversario della strage di Capaci e giornata simbolo della necessaria lotta alle mafie. Quello che emerge è devastante. Se la scusa formale è un “semplice rinvio”, la realtà indicata è ben altra… E’ arrivata alla redazione di “Mi manda Rai 3” una lettera per conto degli esponenti della cosca dei Gullace e Fazzari che si lamenta di quanto afferma Rolando Fazzari e delle sue “diffamazioni” ai danni degli esponenti della cosca. Davanti a questa lettera “Mi Manda Rai 3” alza le mani, nonostante il “dettaglio” che gli esponenti della cosca ‘ndranghetista, a partire proprio dagli ex parenti di Rolando Fazzari, siano stati tutti arrestati nell’operazione antimafia “Alchemia” il 19 luglio 2016. L’unica prospettiva che si apre è che, in altro giorno, (forse) si rimetta in scaletta una storia rivista e corretta di Rolando, presentandolo come vittima della sola burocrazia ma dove la ‘ndrangheta non esiste. Insomma, per la redazione di “Mi Manda Rai 3”, parlando di Liguria, nonostante la professionalità della propria inviata, la soluzione migliore è “a meglia parola”, ovvero il silenzio! E tutto ciò è grave, inquietante e molto triste!».
Fazzari, tuttavia, un piccolo spiraglio di speranza lo ha ricevuto dall’appello a suo favore che ha già raccolto 7.000 firme.
«Colpisce – osserva Mimmo Lombezzi, uno dei promotori dell’appello – il silenzio della sindaca di Balestrino Gabriella Ismarro: non un commento, non una battuta, non un comunicato. Nemmeno un consiglio comunale per discutere del fatto che un’azienda è stata distrutta da “mani ignote” sul suo territorio».
E soprattutto Rolando Fazzari dichiara che comunque non si arrenderà . «È ormai mezzo secolo che subisco angherie – spiega -. Ho preso le distanze dai miei ex parenti e ho testimoniato degli omicidi. Ma l’unica cosa che ho avuto sono sonore bastonate sulla schiena».
La storia di Orlando “Rolando” Fazzari, titolare della Ligur Block, piccola azienda di Balestrino, è una storia di resistenza a un destino che lo ha fatto nascere nella famiglia sbagliata, legata secondo gli inquirenti alla ‘ndrangheta: l’anno scorso la Procura di Reggio Calabria ha arrestato, con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, Giulia Fazzari (sorella di Orlando) e il marito Carmelo Gullace, ritenuto «uno dei boss della ‘ndrangheta del Nord Ovest»; l’altra sorella Rita è stata indagata per intestazione fittizia di beni, aggravata dall’agevolazione all’organizzazione, insieme al marito Roberto Orlando; il capostipite Francesco Fazzari, padre di Rolando morto nel 2008, è considerato dagli inquirenti il vecchio capo-clan della cosca Raso-Gullace-Albanese.
«È tutta la vita che combatto contro questa gente», dice amaro Fazzari, dopo che la sua azienda edile di Balestrino, alcuni giorni fa, è stata colpita da un nuovo atto di sabotaggio. Era adolescente quando si rifiutò di sparare a Nicola D’Agostino, esponente di un clan avversario, che verrà comunque freddato qualche anno più tardi a Roma.
Grazie anche alla collaborazione di Fazzari, quell’omicidio, irrisolto per anni, è stato riaperto dalla Procura di Reggio Calabria, insieme ad altri delitti, commessi anche in Liguria.
A qualcuno forse non piacciono le posizioni e soprattutto le rivelazioni di Rolando Fazzari, che a marzo dell’anno scorso, ha trovato davanti alla sua azienda un capretto sgozzato.
Nei giorni scorsi l’azienda di Fazzari è stata vittima dell’ennesima intimidazione, qualcuno gli ha devastato gli impianti elettrici e il gruppo elettrogeno, dopo che il cantiere aveva già subito danni gravissimi a seguito dell’alluvione.
Nel 2009 l’imprenditore ha perso il figlio diciottenne Gabriele, vittima di un incidente sul lavoro in un giorno di festa.
Era dove non doveva essere proprio per difendere il cantiere dai danneggiamenti anonimi. L ‘imprenditore dice di non aver dubbi sulla matrice: «Giovedì scorso sono stato in azienda, è raggiungibile solo a piedi a causa della frana, ed era tutto in ordine – racconta – Pertanto quanto è accaduto deve risalire a venerdì. La cosa grave è che queste persone sono attive in Liguria dagli anni Settanta e hanno l’appoggio anche di politici, gli stessi che dicono che la mafia non esiste. I miei “ex parenti” avrebbero dovuto mettere in sicurezza i terreni e non lo hanno mai fatto. E le autorità non li hanno mai obbligati».
(da “il Secolo XIX”)
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