LE COLOMBE DEL CAVALIERE: “SCISSIONE INEVITABILEâ€
“SILVIO, NON SPERARE NEL VOTO SEGRETO, PER TE SARA’ UN BOOMERANG. TUTTI QUELLI CHE TEMONO LE ELEZIONI ANTICIPATE TI VOTERANNO CONTRO, COMPRESO ALCUNI SETTORI DEL PDL”
Stavolta la scissione è a un passo. Il comunicato firmato ieri sera dai ventiquattro senatori alfaniani, gli stessi che il 2 ottobre erano pronti a votare la fiducia a Letta anche in dissenso dal Cavaliere, è solo l’antipasto di quello che sta per accadere nel centrodestra.
La conta finale sarà sul documento “Per un grande centrodestra”, ormai sulla rampa di lancio, poi arriveranno i gruppi autonomi degli «Innovatori».
Tutto è pronto, manca solo l’innesco. Ma a quello penseranno i falchi del Pdl.
Alfano, Quagliariello e gli altri “innovatori” nelle ultime 48 ore hanno avuto la certezza che Berlusconi punti a provocare la crisi di governo non appena il Senato voterà la decadenza.
Le bordate sempre più forti che arrivano dai falchi contro la legge di Stabilità , gli attacchi della Santanchè a Napolitano, gli ultimatum di Capezzone sulla Tarsi servono a questo, a creare il clima propizio per lo strappo, costringendo Enrico Letta a mettere la fiducia sulla manovra.
A quel punto arriverà la rottura. «Se i contenuti restano questi, la Finanziaria per noi è invotabile», conferma Mara Carfagna dalla schiera dei “lealisti”.
E proprio la Carfagna ieri è stata al centro di un episodio di guerriglia interna che l’ha vista contrapporsi duramente alla colomba Lorenzin su un controverso episodio locale.
Al di là del merito della vicenda – la mancata visita del ministro Lorenzin a un ospedale irpino – Carfagna ha affermato in un comunicato che, se fosse stato vero, si sarebbe trattato di un comportamento «inqualificabile», «indegno del ruolo che si ricopre » e «irrispettoso nei confronti dei cittadini».
Parole pesantissime, come il «traditore» con cui la senatrice Bonfrisco ha preso ad appellare il ministro Quagliariello.
Con questo clima interno matura la scelta degli “innovatori” di organizzare la controffensiva. «Se le cose stanno così – ha suggerito Quagliariello ad Alfano – tanto vale accelerare».
Il segretario del Pdl tuttavia ancora non è del tutto convinto che la scissione sia la strada migliore.
Certo, coltiva il progetto di uno nuovo centrodestra insieme a Casini, ma teme molto la prova della prossima primavera, quando arriverà il test delle Europee.
Elezioni che, per la prima volta, avranno la soglia di sbarramento al 4 per cento, clausola che impone a Casini e Mauro di allearsi con Alfano pena la scomparsa. Eppure il ministro dell’Interno teme di contarsi alle Europee ritrovandosi in un partito di centro insieme a Casini schierato contro Berlusconi. Il rischio di finire doppiato, o peggio, dalla Forza Italia dei falchi è alto. «È troppo presto, non ce lo possiamo permettere, dobbiamo ancora organizzarci».
Così, per ora, quel documento dei 24 senatori viene usato come monito per indurre il Cavaliere a «ragionare», a capire che forzare di nuovo sulla crisi di governo sarebbe inutile.
Anche sulla decadenza Alfano ha detto a Berlusconi di non farsi illusioni, gli ha spiegato che difficilmente arriveranno sorprese positive dal voto segreto, sarà dunque meglio che inizi a convivere con l’idea dell’uscita dal Parlamento: «Tutti quelli che temono le elezioni anticipate hanno interesse a votare contro di te perchè sanno che il Pd non reggerebbe un minuto se il Senato ti salvasse. E si andrebbe al voto anticipato ».
Il rischio, anzi, è che parecchi peones del Pdl, spaventati da una crisi simile a quella del ’93 sull’autorizzazione a procedere negata per Craxi, possano rivoltarsi in segreto contro il Cavaliere.
Una vecchia volpe come Paolo Naccarato, già braccio destro di Cossiga e ora senatore del Gal (costola del Pdl), ieri ha lanciato al Cavaliere un avvertimento proprio in questa direzione: «Mi consenta il presidente Berlusconi, con schiettezza cossighiana, di metterlo in guardia: attento Silvio! sulla decadenza, dallo scrutinio segreto, verranno ulteriori sorprese e più cocenti delusioni».
Ma ormai il treno è partito. Santanchè agli amici più stretti l’ha detto con chiarezza: «Il presidente si era spaventato il 2 ottobre, non si aspettava il tradimento. Ma ora ha capito tutto e non lo ferma più nessuno».
Ci sarebbe stata un’ultima ambasciata la scorsa settimana con il Quirinale per chiedere, invano, una grazia “motu proprio” dal presidente della Repubblica.
Poi le comunicazioni si sono interrotte ed è iniziato il conto alla rovescia verso la crisi, quando palazzo Madama voterà la decadenza: intorno al 12–13 novembre.
Per mettere ancora più in mora i ministri del Pdl e presentarli come traditori è partita anche la manovra sulla irretroattività della legge Severino.
Come ha fatto notare Sandro Bondi, la delega è ancora aperta e nulla impedisce al governo di approvare una norma di interpretazione per chiarire la non retroattività della decadenza.
Insomma, dovrebbe essere Alfano a porre la questione al Consiglio dei ministri e minacciare Letta incaso di rifiuto.
Francesco Bei
(da “La Repubblica”)
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