LE MOTIVAZIONI DELLA CONDANNA DI BELPIETRO E NUZZI: “LO SCOOP SULLE COOP BASATO SU MATERIALE FALSO”
AD APRILE SONO STATI CONDANNATI A DIECI MESI DI CARCERE
Uno «scoop giornalistico basato su materiale falso».
Così la Corte d’appello milanese definisce l’inchiesta giornalistica apparsa in prima pagina per giorni nel 2009, sul quotidiano Libero.
«Così la Coop ti spia», il titolo dello “scoop”, e all’interno conversazioni tra dipendenti del marchio della grande distribuzione delle cooperative rosse. In appello, per questa vicenda, sono stati condannati ad aprile, l’ex direttore del quotidiano, Maurizio Belpietro, e l’autore degli articoli, l’attuale presentatore Mediaset, Gianluigi Nuzzi. Dieci mesi per entrambi. E se non fosse morto, anche il fondatore di Esselunga, Bernardo Caprotti sarebbe stato condannato.
È durissima la motivazione della sentenza (sezione quinta, presidente Ivana Caputo, relatore Franco Matacchione).
Nel luglio 2009, due titolari di una agenzia di investigazioni, dopo aver illecitamente intercettato il responsabile di una filiale Coop, avevano chiesto alla agenzia di distribuzione della Lombardia, di essere pagati.
Coop si rifiutò e i due investigatori decisero di rivolgersi a Libero.
Fu «Belpietro che si metteva urgentemente in contatto con Caprotti – ricostruiscono oggi i giudici – . Riferendogli che quegli informatori avevano ottenuto importanti informazioni che lui voleva sfruttare giornalisticamente. E chiedeva a Caprotti di farli lavorare in Esselunga».
Cosa «che poi avvenne con un contratto di collaborazione da 216 mila euro». Successivamente, ai due investigatori venne fatto firmare un contratto milionario.
Ma perchè tutto questo avvenne?
Secondo i giudici, lo «scoop era necessario per aumentare le vendite di Libero, per Caprotti, invece, demolire mediaticamente un concorrente».
Belpietro e Nuzzi, per dimostrare la bontà della loro inchiesta, pubblicarono anche la fattura che dimostrava che Coop pago l’operazione di spionaggio illecito.
Ma sul punto, i giudici ricordano come “la scelta di pubblicare il giorno dopo la fattura falsa, pone in rilievo la piena consapevolezza di Belpietro e Nuzzi di non avere nulla sottomano che i fatti esposti fossero veritieri”.
Oltre alla condanna, gli imputati dovranno risarcire Coop e il dipendente spiato.
(da “La Repubblica”)
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