LE PRIME LINEE GUIDA DEL PROGRAMMA DI DRAGHI: POCHE LUCI E TANTE OMBRE
SI CONFERMANO TUTTE LE PERPLESSITA’ : EUROPEISMO E AMBIENTALISMO DI MANIERA SENZA VISIONE VALORIALE E AIUTI A BANCHE , IMPRESE E CEMENTIFICATORI
Dai colloqui con i partiti politici, molti osservatori e giornalisti hanno potuto stilare un primo bilancio provvisorio delle linee guida di Mario Draghi nella formazione del nuovo governo.
Non ci interessa in questa sede approfondire la “composizione” del governo, qualunque esso sarà , ma le idee con cui il premier incaricato intenderebbe affrontare emergenze e destinare i fondi del Recovery.
1) “Fuori i temi divisivi: immigrazione, Mes, reddito di cittadinanza, quota 100, flat tax”.
In pratica si congelerebbero tutte le materie in cui non si troverebbe un accordo tra forze politiche. Ovvero quello che molti media vicini ai “poteri forti” hanno imputato al premier Conte, di non decidere mai nulla. Conte mediava senza grandi risultati, Draghi accantona, così fa prima. Non un grande esempio di “decisionista”
2) “Europeismo” declinato nel “niente pugni da battere sul tavolo, più soldi per il bilancio europeo”. “Atlantismo: l’Italia sta con gli Stati Uniti “
Nessun riferimento valoriale a una visione di “Europa” come blocco e modello democratico, culturale e sociale alternativo a Stati Uniti, Russia e Cina, ma solo una “Europa del mercato economico” che si mette sotto le ali di una grande potenza senza avere l’ambizione di guidare il futuro. Qualcuno ci spieghi perchè un domani una Europa unita non possa provvedere da sola a difendere i propri confini europei con un apparato militare comune ai vari Stati. Per non parlare della dipendenza dai mercati finanziari di oltreOceano.
3) Ambientalismo: il recovery prevede che il 37% delle risorse finisca lì. “Ambiente, però, anche come chiave di sviluppo e di crescita”. Concetto vago, cosa intende Draghi in concreto? Riduzione dell’inquinamento ambientale, scelte energetiche verdi o fondi ad aziende senza un ritorno adeguato? Basterebbe investire per interventi sul dissesto idrogeologico che costa ogni anno 20 venti miliardi di danni al nostro Paese, peccato che non ne abbiamo ancora sentito parlare.
4) Pandemia
Draghi sarebbe propenso a “messaggi di fiducia, positivi, niente toni allarmistici”.
Deve dire che via sceglie: salute o economia? Conte ha scelto una via di mezzo, Draghi che vuole fare? Aprire tutto o tutelare la salute degli Italiani?
5) “La macchina dei vaccini va implementata, deve partire davvero”. Il problema viene inquadrato non tanto nell’approvvigionamento, cioè nelle fiale che seguono la via dei contratti stipulati da Bruxelles, ma nella logistica. I tempi delle prenotazioni, il timing delle iniezioni, l’organizzazione parcellizzata tra le Regioni. Il punto focale: più Stato”
A parte la gaffe sul “modello Gran Bretagna” che ha fatto peggio di noi finora nel rapporto vaccinazioni/popolazione, il problema sono gli approvigionamenti che vanno incrementati ma non dipendono da noi e il numero di medici e infermieri da schierare sul campo. Su quello bisogna lavorare, giudizio sospeso quindi e tutto da verificare.
6) Lavoro e aiuti a imprese e banche
“Gli aiuti alle attività colpite dalle restrizioni e dalle chiusure sono destinati a cambiare segno. Il fondo perduto, cioè i soldi sul conto corrente, a pioggia, quelli che hanno caratterizzato la gestione dell’emergenza economica da parte del governo Conte, saranno rimpiazzati da incentivi” (cosa vuol dire non si sa)
Pienamente d’accordo sul porre un freno agli aiuti “a fondo perduto”, lo diciamo da mesi: gli aiuti vanno calibrati non per categorie ma per soggetti. Se uno ha 50.000 euro in banca può anche sopravvivere a qualche mese di restrizioni, chi non ha nulla va aiutato. Abbiamo speso 130 miliardi per ritrovare categorie di questuanti che si lamentano, come se li avesse obbligati qualcuno a fare gli imprenditori (e nessuno meglio di Draghi può spiegare loro cosa è il rischio d’impresa). Sarebbe meglio destinare una parte dei fondi a giovani che vogliano intraprendere una attività individuale o in società , nascerebbero più posti di lavoro invece che buttarli in aziende bollite.
Poi viene la parte dolente: Draghi pensa ad “aiuti alle imprese – come quelli per le ricapitalizzazioni – in modo da favorire una ripresa strutturale mentre le banche generanno “sofferenze” a causa di un tessuto imprenditoriale che impiegherà molto tempo prima di risollevarsi. E per questo servono misure anche per gli istituti di credito”
Aiuti alle imprese che erano già decotte o a quelle in difficoltà collegabili realmente alla pandemia? Aiuti alle banche sono già previsti per chi ha chiesto un prestito e non lo restituirà mai, che altri aiuti vogliamo dare? Perchè qui stanno le vere perplessità su “chi ha voluto Draghi”, tanto per capirci, in quanto interessati ai 209 miliardi.
7) “Una spinta alle infrastrutture, anche attraverso un piano per lo sblocco dei cantieri più incisivo”: concetto per ora vago. Un suggerimento: se proprio vogliamo cementificare non sarebbe meglio costruire o ristrutturare case popolari in modo da dare un alloggio dignitoso a chi non ce l’ha ?
8 ) “Riforma pubblica amministrazione, quella della giustizia civile e quella del fisco”. Per ora solo dichiarazione di principio, lo hanno detto tutti i governi degli ultimi 30 anni.
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