LE PROTESTE NELLE UNIVERSITÀ SONO LA PUNTA DELL’ICEBERG DELL’OPINIONE DELL’ELETTORATO LIBERAL AMERICANO: IL 48% DEI DEMOCRATICI SI SCHIERA APERTAMENTE CON I PALESTINESI, E SOLO IL 21% PARTEGGIA PER ISRAELE
UN ROVESCIAMENTO TOTALE RISPETTO ALLA STORIA DEGLI USA E A OTTOBRE: DOPO IL POGROM DI HAMAS, IL 48% SOSTENEVA LO STATO EBRAICO. MA IL MASSACRO A GAZA HA FATTO CAMBIARE OPINIONE AGLI AMERICANI
Il presidente Joe Biden ieri ha rotto il silenzio sul caos nei campus. ha ripetuto quel che da sempre l’Amministrazione sostiene, ovvero che il diritto di manifestare è fondamentale, quello di ricorrere alla violenza e di violare la legge no. A sei mesi dalle elezioni però la questione Gaza traslata nelle piazze americane rischia di compromettere la corsa di Biden.
Biden ha detto che non muterà linea su Israele. È una posizione sempre più impopolare all’interno del suo partito democratico. Un sondaggio di Quinnipiac dello scorso mese – quindi ancora prima che la rivolta nei campus diventasse virale – ha rivelato che le simpatie dei democratici stanno virando rapidamente verso i palestinesi.
Il 48% sta con loro, contro il 21% per Israele. Un rovesciamento totale rispetto al 17 ottobre, dieci giorni dopo il massacro di Hamas. Allora il 48% sosteneva Israele. A differenza di altri temi di politica estera che raramente hanno un impatto diretto sulle presidenziali, quest’anno le cose saranno diverse.
Non per “merito” dell’Ucraina ma di Gaza, ha spiegato a The Atlantic Michael Tesler politologo della UC Irvine. E non è portatore di buone notizie per Biden. Oltre a spaccare il fronte dei democratici, il tema Gaza ha coagulato giovani e l’ala progressista che vede nella «causa palestinese» un legame con i temi interni come la discriminazione razziale e le diseguaglianze economiche.
C’è inoltre un altro aspetto che rende complicata la situazione per Biden. Per i critici di Biden, il fatto che la tragedia umanitaria in corso a Gaza non conosca soste e che Washington non sia riuscita ad esercitare un peso evidente sulle scelte di Netanyahu è un sintomo del declino dell’influenza Usa. E nei campus si chiede una rivoluzione anche su questo.
(da La Stampa)
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