LE RITORSIONI DI FORZA ITALIA SBATTONO SULL’ITALICUM
VERDINI: “RENZI HA FATTO QUEL CHE HA POTUTO”
Un po’ affiatati e un po’ distanti. Sarà così, molto simulata, la volata verso il Colle di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.
Gli autori del Patto dialogano attraverso messaggi recapitati da fedelissimi noti o da manine ignote.
In attesa di un faccia a faccia che dovrà vidimare la candidatura per il Quirinale. In questo parapiglia mediatico rientra la ritorsione al giovane Matteo che s’è rimangiato — se ne riparla il 20 febbraio, annuncia l’annunciatore seriale di Firenze — la norma sul 3% a favore degli evasori e dei frodatori fiscali, il dono che avrebbe riabilitato il condannato di Arcore. Tema: l’Italicum, la legge elettorale.
Il concetto è esposto da Renato Brunetta, capogruppo forzista a Montecitorio: “Il Nazareno non prevedeva il premio di maggioranza per la singola lista. Forza Italia e Berlusconi sono da sempre contrari, dunque si ripristini il disegno e approvato alla Camera che incentiva le coalizioni. Non sono possibili, nello spirito del Nazareno, modifiche unilaterali”.
L’avviso è siglato Brunetta, condiviso da Paolo Romani, il collega di Palazzo Madama (dove riparte, proprio oggi, il cammino dell’Italicum).
Il nuovo atteggiamento, più rigido e meno piatto, è la conseguenza di un ordine che l’ex Cavaliere ha impartito ai suoi, domenica, nella riunione di Arcore.
A volte, conviene far sentire il peso di un alleato che aspetta l’agognata riabilitazione politica. Fingere un drammatico disaccordo, e poi tornare una coppia inossidabile.
Il suggerimento è di Denis Verdini, che invoca calma: “Vanno evitati i colpi di testa, dato che Matteo ha fatto quel che ha potuto”, riflessione riportata dal Corriere e non smentita.
Matteo ha fatto, a metà . Ha provato, secondo la lettura di Verdini, a recuperare il pregiudicato di Arcore spazzando via con un codicillo l’effetto “legge Severino”, e cioè l’essere incandidabile, un Caimano escluso ancora per anni dalla politica attiva.
È ormai evidente che il salvacondotto del 3% sia uno strumento per condizionare l’ex Cavaliere per il Quirinale.
E non soltanto perchè lo affermi Franco Coppi, l’avvocato di Berlusconi. Ma perchè Renzi ha fissato per il Cdm del 20 febbraio, si presume a successore di Giorgio Napolitano già insediato, il varo del rielaborato decreto legislativo in materia fiscale, la revisione del testo licenziato il 24 dicembre di vigilia, il regalo poi ritirato per l’ex Cavaliere.
In Forza Italia evocano i “ricatti”; fragoroso il Mattinale di Brunetta: “Salta tutto”.
In un lungo comunicato, Renzi ha toccato l’agenda di questa settimana, che oggi s’inaugura con un incontro pomeridiano con i parlamentari democratici e un colloquio con il ministro Pier Carlo Padoan, mentre in Parlamento sfilano l’Italicum (Senato) e la riforma costituzionale (Camera): “Entro fine mese ci saremo”.
E ha garantito che il Cavaliere “sconterà la sua pena sino all’ultimo giorno” (si riferiva anche alla Severino?).
E l’ex sindaco di Firenze non rinnega l’articolo 19 bis che depenalizza i reati fiscali: “Si può naturalmente eliminare, circoscrivere, cambiare. Il fatto che ci siano adeguate soglie di punibilità e che si rispetti il principio di proporzionalità è sacrosanto. Poi nel merito si può discutere di tutto. Noi non facciamo norme ad personam nè contra personam. Una legge si adotta se serve agli italiani, non se si immagina che possa servire o non servire a un italiano. Questa ossessione su Berlusconi sia da parte di chi lo ama, che da parte di chi lo odia non mi riguarda”.
In retorica, promosso. In sostanza, un po’ vago.
Berlusconi sarà fuori dai beneficiati? Bene, e allora perchè non intervenire subito e zittire quelli che, dal professor Coppi all’opposizione dem, vedono in questa faccenda un farsesco giochino per il Quirinale?
Renzi la pensa in maniera opposta. Spiega che sospende la norma sui reati fiscali sino al 3% proprio per evitare polemiche sul Quirinale. Troppo tardi.
E poi il 22 febbraio ci sarà l’anniversario del governo. Palazzo Chigi farà festa. Questa promessa di Renzi, pare, sarà mantenuta.
E l’ex Cavaliere che fa, se ne resta triste a Cesano Boscone?
Carlo Tecce
(da “il Fatto Quotidiano“)
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