LE VERRINE
LE POLEMICHE DOPO LA PUBBLICAZIONE DELLA “LETTERA BULGARA” SULLE APPARIZIONI IN TV
Avremmo commentato volentieri le reazioni del presidente della Rai Anna Maria Tarantola, del direttore generale Luigi Gubitosi e degli altri sei consiglieri di amministrazione sulla lettera inviata il 25 agosto 2010 dal settimo, il forzista Antonio Verro, all’allora premier B., per adottare l’“unico rimedio ipotizzabile” contro otto “trasmissioni che mi preoccupano” per i loro “teoremi pregiudizialmente antigovernativi”: “paletti relativi a composizione del pubblico, strettoie organizzative e scelta di ospiti politici (e non) tramite i Direttori rete”, nonchè l’immediata “nomina di Susanna Petruni a direttore di Raidue”.
Ma purtroppo i suddetti (“suindicati”, direbbe Verro affezionatissimo per motivi anagrafici al prefisso “suin”) non hanno avuto reazione alcuna, a riprova dell’assoluta unicità della Rai: la sola azienda al mondo dove un amministratore può trescare sottobanco col capo del governo e della concorrenza per sabotare i propri prodotti di punta, senza che i vertici trovino nulla da ridire.
Hanno parlato invece vari esponenti Pd, Sel e 5Stelle.
Ma soprattutto Il Mattinale, organo dello “staff del gruppo Forza Italia alla Camera” capitanato nientepopodimenochè da Renato Brunetta.
“La prima pagina de Il Fatto quotidiano — si legge — è l’ennesimo esempio di macchina del fango ad orologeria e basata sul nulla”.
Tre balle in due righe. 1) Abbiamo pubblicato un documento autentico, a firma Antonio Verro, anzi “un grosso abbraccio, Antonio”, rimasto impresso nel “rapporto conferma messaggi” del fax del Cda Rai, prima di “tre pagine totali” scritte al computer e inviate “all’on. Pres. Silvio Berlusconi” al fax di villa San Martino, Arcore. Invio durato 32 secondi. L’unica macchina dunque è il fax della Rai, e l’unico fango è quello eventualmente contenuto nella sapida prosa verrina.
2) Quanto all’“orologeria”, non si vede a quale coincidenza temporale si alluda(non ci sono elezioni, compleanni, onomastici, matrimonio funerali alle viste): anzi, il fax è di cinque anni fa e l’abbiamo pubblicato appena ne siamo entrati in possesso, dopo averne verificata l’autenticità anche con l’autore, piuttosto imbarazzato.
3) “Basata sul nulla” appare in lievissima contraddizione con “macchina del fango”, essendo improbabile che il nulla produca quel materiale bagnaticcio e sporchiccio.
Il Verro è poi dipinto come “unica voce fuori dal coro all’interno del Cda Rai”: strano, a noi risulta che il centrodestra nel Cda abbia tuttora la maggioranza, grazie al contributo degli altri due berlusconiani, Rositani e Pilati, e del casiniano convertito De Laurentiis.
Un po’ di gratitudine verso i tre non guasterebbe.
Ma, colpo di scena, il messaggio di Verro — che in Viale Mazzini è un segreto di Pulcinella — diventa “la fantomatica lettera tutta da verificare nella sua autenticità ”.
Il che, vista la firma autografa e la conferma d’invio del fax, lascia supporre che la missiva si sia scritta e trasmessa da sola.
Anzi, no, perchè qui, con triplo salto logico carpiato con avvitamento, il Mattinale brunettesco passa a difenderne il contenuto, come se la ritenesse autentica: “Non fa altro che ipotizzare la presenza in studio di un pubblico semplicemente bipartisan e cioè equilibrato, invece che composto dalla solita claque di amici ‘de sinistra’”.
Veramente Verro suggerisce anche d’imporre “ospiti politici (e non)” e di inventare “strettoie organizzative” per boicottare i conduttori, alcuni dei quali poi prematuramente scomparsi dalla Rai.
Ma questa dev’essere la parte apocrifa.
Strepitosa la denuncia contro la “pubblicazione di corrispondenza privata che non ha alcun tipo di rilevanza”: ma come, non fu proprio B. a Sofia nel 2002, a definire la Rai “servizio pubblico pagato con i soldi di tutti” quando ordinò di espellerne Biagi, Luttazzi e Santoro?
E ora le sue brunette invocano la privacy?
Il finale è da standing ovation: “Beh, allora chapeau a Verro!”.
Quindi la lettera è “fantomatica”, ma Verro ha fatto benissimo a spedirla.
Applausi.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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