LECCE, INDAGATO IL SINDACO: “CASE POPOLARI AGLI ELETTORI DEL CENTRODESTRA”
L’AFFIDAMENTO DEGLI ALLOGGI: 46 AVVISI DI GARANZIA, COMPRESA LA POLI BORTONE
Indagati eccellenti nell’inchiesta della Procura di Lecce sull’assegnazione delle case popolari nel capoluogo salentino: la richiesta di proroga delle indagini formulata dai pm ha fatto venire fuori i nomi del sindaco uscente Paolo Perrone e dell’ex Adriana Poli Bortone, del deputato dei Cor Roberto Marti (già assessore comunale) e degli attuali componenti della giunta Nunzia Brandi e Damiano D’Autilia.
Il terremoto arriva in piena campagna elettorale, con Perrone che cerca di passare il testimone al giornalista Mauro Giliberti e si ricandida come consigliere comunale. Quarantasei, in totale, le persone su cui si concentrano le indagini dei finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, coordinate dai sostituti procuratori Massimiliano Carducci e Roberta Licci, che stanno passando al setaccio gli atti relativi al periodo compreso tra il 2006 e il 2016.
L’ipotesi – ancora parzialmente da verificare – è che l’assegnazione degli alloggi popolari di Lecce sia stata improntata a criteri poco trasparenti.
Dettata da favoritismi più che dal rispetto delle regole e da una serie di atti pilotati in favore di elettori del centrodestra, come dimostra il fatto che tra gli indagati figurano anche numerosi dirigenti del Comune.
A fare scattare le indagini furono gli esposti presentati negli anni da diversi esponenti del Pd, a partire dall’assessore regionale alle Attività economiche, Loredana Capone, che nel 2012 fu candidata sindaco a Lecce.
Fu lei a denunciare in Procura e al prefetto l’esistenza di “un contesto elettorale a rischio” e nella stessa direzione andarono qualche anno più tardi il viceministro Teresa Bellanova e il parlamentare del Pd Salvatore Capone, recapitando ai magistrati un articolato dossier sul meccanismo di assegnazione delle case popolari.
Tra la documentazione al vaglio egli investigatori, le testimonianze di inquilini che lamentavano richieste di mazzette da parte di esponenti politici per il mantenimento dell’assegnazione, le visite nel corso delle campagne elettorali, le occupazioni abusive e molti altri presunti illeciti. I reati, contestati a vario titolo, vanno dall’associazione a delinquere alla corruzione, abuso d’ufficio, falso materiale e ideologico, truffa.
(da agenzie)
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