LETTERA-SFOGO CONTRO SALVINI DI 21 AMMINISTRATORI ED EX PARLAMENTARI DELLA LEGA: “PERCHÉ ABBIAMO SMESSO DI PARLARE CON GLI AUTONOMISTI PER ACCORDARCI CON CHI NON HA REPULSIONE PER FASCI E SVASTICHE?”
“NON COMPRENDIAMO NEMMENO COME SIA POSSIBILE CONIUGARE L’ALLEANZA ELETTORALE CON L’UDC DI CESA E QUELLA STRUTTURALE IN EUROPA CON L’AFD TEDESCA…”… LA BORDATA CONTRO LA POSSIBILE CANDIDATURA DEL GENERALE VANNACCI
Caro segretario, così non va. Firmato, 21 amministratori, ex parlamentari, ex consiglieri regionali della Lega. Che, in una lettera garbata nei toni e durissima nei contenuti, recapitata oggi al leader Matteo Salvini, si rivolgono a lui «auspicando di essere ascoltati», per sottoporre «riflessioni» (e critiche) alla linea del Carroccio in vista delle Europee.
Partendo dal presupposto che, «nonostante la storica affermazione elettorale conseguita, la Lega è stata relegata ad un ruolo residuale sia nell’assemblea parlamentare che nelle altre istituzioni europee», denunciano un «isolamento politico» che «non ci ha consentito di incidere concretamente nella ricerca della soluzione a problematiche di interesse del movimento, siano esse di natura storica o attuale». Servono risposte ai cittadini, esortano, «evitando l’appannamento dell’interesse degli iscritti e un affievolimento della loro partecipazione». Insomma, «è inevitabile chiedersi dove sia finito il tradizionale pragmatismo che ci ha sempre portati alla ricerca di collocazioni utili al raggiungimento degli obiettivi».
Le Europee sono fra due mesi, e i firmatari – ex parlamentari come Paolo Grimoldi, Daniele Belotti e Cristian Invernizzi, ex consiglieri regionali come Alex Galizzi, Marco Mariani, Ugo Parolo, Andrea Monti e Francesco Ghiroldi, sindaci come Magda Beretta di Senago o Renato Pasinetti di Trevigliato – si chiedono «dove sia finita la tradizionale e giusta distanza che abbiamo sempre mantenuto da tutti gli opposti estremismi». Se non fosse chiaro il concetto, lo spiegano meglio: «Perché abbiamo smesso di dialogare con forze autonomiste e federaliste, per accordarci con chi non ha la nostra naturale repulsione nei confronti di fasci e svastiche?».
Perché, se ritengono «per alcuni aspetti anche condivisibile» la decisione di non aderire a nessuna delle grandi famiglie europee, ritengono però che questo non debba portare a condividere il cammino con «partiti e movimenti che NULLA HANNO A CHE FARE (in maiuscolo nell’originale, ndr.) con la nostra storia culturale e politica».
Infine, la richiesta di chiarimenti sulle «indiscrezioni sulla candidatura di personaggi con forte marcatura nazionalista, totalmente estranei al nostro movimento», un riferimento si direbbe al generale Vannacci: fossero vere, «renderebbero ancor più difficile il perseguimento degli obiettivi storici del partito». Ma il problema non è eventualmente solo lui: «Non comprendiamo nemmeno come sia possibile coniugare l’alleanza elettorale con l’Udc di Cesa e quella strutturale in Europa con l’Afd tedesca. Due alleanze obiettivamente inconciliabili».
(da La Stampa)
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