L’INTESA FARSA SUI BALNEARI: SUGLI SCANDALOSI “INDENNIZZI” TUTTO RINVIATO AI DECRETI ATTUATIVI
DOPO AVER LUCRATO PER DECENNI SU BENI DEMANIALI CON CANONI RIDICOLI, VOGLIONO PURE L’INDENNIZZO MA NON SU QUANTO DICHIARANO AL FISCO
L’intesa di maggioranza sulle concessioni balneari c’è, ma non fa che rimandare il problema. Come spiegato da vari partecipanti alla riunione con il governo, il testo finale rinvia ai decreti attuativi la definizione degli indennizzi, senza riferimenti all’avviamento dell’attività, al valore dei beni, a perizie e scritture contabili.
Ora l’emendamento passerà alla commissione Bilancio del Senato per il parere e in mattinata lo approverà la commissione Industria che completerà l’esame del ddl concorrenza. Lunedì il provvedimento deve andare in Aula per l’approvazione, per evitare che il governo come ventilato dal premier Mario Draghi blindi il testo base ponendo la fiducia.
Di fatto dunque resta senza soluzione la ricerca di un compromesso su come indennizzare i gestori che non otterranno il rinnovo quando dal 2023 scatteranno le gare.
Il governo aveva inserito nella sua proposta il concetto di “valore residuo” per chiarire che si tratta di una valutazione al netto degli ammortamenti, una soluzione che non sta bene a Lega e Forza Italia.
Si disponeva che il valore residuo fosse “calcolato sulla base delle scritture contabili” – un bel problema per chi finora ha fatto molto grigio e nero – “ovvero di perizia giurata redatta da un professionista abilitato, che ne attesta la consistenza”.
Per i balneari guai a parlare di indennizzo sulla base di quanto dichiarano al fisco.
La farsa continua.
(da agenzie)
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