L’INTESA RENZI-VERDINI SULLA SOGLIA AL 38% DURA POCO: DA FORZA ITALIA RISPONDONO NO
LA MINORANZA PD AVEVA RITIRATO TUTI GLI EMENDAMENTI TRANNE TRE PER AGEVOLARE UN’INTESA
Sulla legge elettorale la prima apertura di Forza Italia è durata il tempo di una smentita, mentre Renzi ottiene dai deputati Pd il ritiro degli emendamenti extra-accordo in Commissione e il partito di Berlusconi annuncia un emendamento con la clausola salva-Lega.
Oggi c’è stato a Roma un faccia a faccia tra Matteo Renzi e Denis Verdini il quale avrebbe dichiarato la disponibilità di Forza Italia a discutere dell’innalzamento dal 35 al 38 per cento della soglia per accedere al premio di maggioranza. Verdini avrebbe invece ribadito il no all’ipotesi di portare dal 5 al 4% la soglia di sbarramento per i partiti piccoli.
La trattativa è aperta, dunque, ma si muove sul filo di equilibri molto precari.
Appena le agenzie di stampa hanno battuto la notizia dell’apertura sulla soglia del 38%, infatti, dai falchi del partito sono partite le smentite.
Prima Daniela Santanchè poi Renato Brunetta hanno definito tale possibilità di modifica destituita di ogni fondamento e a ruota lo stesso Verdini ha diffuso una nota ‘chiarificatrice’: “In relazione ad alcune ricostruzioni giornalistiche, preciso che è destituita di fondamento ogni ipotesi di accordo diverso da quello stipulato fra il presidente Silvio Berlusconi e il segretario del Pd, Matteo Renzi. Sono quindi false – dichiara Verdini – le notizie circa una modifica al rialzo della soglia del 35% per assegnare già al primo turno il premio di maggioranza”.
Non solo, Forza Italia annuncia un possibile slittamento dell’approdo in Aula della riforma, previsto per il 29 gennaio, attribuendone la responsabilità ai “problemi del Pd”. La decisione dell’eventuale rinvio sarà oggetto della conferenza dei capigruppo in programma domani
L’apertura invece era stata confermata da Renzi nell’incontro con i membri pd della commissione Affari costituzionali.
Anche sulla delega al governo per la definizione dei collegi, avrebbe spiegato Renzi, la trattativa con Forza Italia, che chiede resti materia parlamentare, sarebbe ancora aperta.
Quanto all’idea delle primarie per la scelta dei candidati parlamentari, subito bocciate da FI, Renzi avrebbe chiesto di mantenere l’emendamento, ma di trasformare la consultazione da obbligatoria a facoltativa per i partiti.
Alla luce di questo scenario, il segretario ha quindi chiesto e ottenuto dai commissari del Pd un ritiro ‘tecnico’ (che lascia aperta la porta a modifiche in Aula) di tutti gli altri emendamenti (32 su 35) relativi a proposte estranee all’accordo Renzi-Berlusconi.
La minoranza ha accettato perchè, spiega il bersaniano Alfredo D’Attore, “così si può andare avanti per migliorare la legge”, ma la decisione è stata “molto difficile” e il confronto molto teso.
“Il Pd deve presentarsi unito nelle trattative sulla legge elettorale”, ha spiegato il segretario. Il partito non può offrire agli altri partiti l’alibi delle sue spaccature, è stato il senso dell’intervento di Renzi, e solo mostrandosi unito si capirà se sono gli altri a voler far saltare tutto e a non volere la legge elettorale.
Dunque “vi chiedo formalmente il ritiro degli emendamenti in commissione perchè altrimenti salta l’accordo”, ha chiarito. Una sorta di aut aut insomma che ha provocato reazioni anche piuttosto decise finchè Gianni Cuperlo ha preso la parola e ha dato il suo sofferto via libera alla linea del segretario.
Tutto ciò prima che arrivasse la smentita di Verdini a sparigliare nuovamente il gioco e a lasciare il leader del Pd nell’imbarazzo.
“E’ la posizione di Forza Italia, vedremo”, si è limitata a commentare poi Maria Elena Boschi, responsabile riforme Pd: “Noi confermiamo la nostra posizione su quel punto e manteniamo l’emendamento” (per alzare la soglia del 35%).
(da “La Repubblica”)
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